1 Mese Completamente in Elettrico. È Questa La Via?
Testo Andrea Balti / Foto Jay Tomei
Questo pezzo mi frulla in testa da diverso tempo, ma per un motivo o per l’altro non ho mai avuto modo di mettermi di fronte al laptop per scriverlo. Non so bene quale sia il perché dietro a questa insolita gestazione, ma credo che si debba ricercare nel fatto che quando mi si è delineato in testa la pensavo in un modo, mentre circa trenta giorni dopo avevo sostanzialmente cambiato idea. E questo, il fatto di stravolgere una convinzione, fa sempre un po’ paura. Per una serie di rocamboleschi eventi ho avuto modo di trascorrere un mese intero a zero emissioni. Due auto differenti, due modi di intendere la mobilità elettrica che potremmo definire agli antipodi, ma entrambi con il fine comune di convincere gli scettici che questo è il futuro e che non prevede alcun tipo di rinuncia. Se sarà vero è dato scoprirlo, ma trascorrere 720 ore mettendo elettricità al posto di benzina è un buon modo per cominciare a farsene un’idea.
Voglio sottolineare un paio di cose, ovvero che non importa di che auto si tratti, tantomeno del costo della ricarica, dato che è un fattore troppo variabile in base al tipo di colonnina e all’eventuale contratto che si stipula, scenario caldeggiato per chi acquista un’auto elettrica. Non intendo soffermarmi nemmeno sulla voce consumi per quanto concerne il costo al chilometro, perché anche in questo caso varia radicalmente da una vettura ad un’altra. Quello che intendo analizzare è la praticità di convivere con una EV nel mondo di oggi, con tutto ciò che ne consegue. E già che siamo su Auto Class, non lasciamo indietro neppure il fattore emozionale. I primi giorni è come scartare i regali di Natale e scoprire le tante sciccherie che questi modelli all’avanguardia sono in grado di offrire. Tra giganteschi schermi, una connettività costante con la grande rete e vezzi stilistici atti a distinguere una zero emissioni dalla controparte a combustione interna, ci si trova quasi distratti da ciò che in realtà rappresenta uno dei punti chiave in questo tipo di prodotto: l’autonomia media e quindi la libertà di movimento.
Con l’incremento della capacità delle batterie, perlomeno per quanto riguarda berline o SUV di medie dimensioni (come nel caso della prima metà del mio mese in elettrico) si parla di un minimo di 450 km con un pieno di elettroni. Ma questi sono gli ottimistici valori dichiarati dalle case, numeri che nel mondo reale vengono tagliati come il burro attraversato da una lama rovente e scendono – di parecchio – soprattutto a seconda dello stile di guida adottato. C’è chi rigenera meglio e chi costringe a ricariche più frequenti, aspetto al momento dolente non tanto per i tempi di attesa alla colonnina, quanto per l’insufficienza delle infrastrutture, spesso mal funzionanti. Ogni auto ha il suo sistema integrato, ci sono App e c’è ovviamente Internet, ma a seconda di dove vi troviate e dove dobbiate andare, non tutte le aree nazionali sono adeguatamente coperte da colonnine di ricarica, tantomeno da quelle più rapide. Giusto per dare qualche riferimento ai meno avvezzi a questo tipo di mobilità: a 300 kW si ricarica rapidamente (a condizione che l’auto sia predisposta per ricevere un elevato voltaggio), a 110 kW è accettabile come anche 50 kW (in mancanza d’altro), ma dalle Tipo 2 diventa un pit-stop che implica un’attesa di almeno 60 minuti per poche decine di chilometri di carica, figuriamoci se siete in fila ad aspettare che quello prima di voi termini la propria ricarica. Da rete domestica – anche con wallbox – si rende necessario sfruttare l’intera notte alla spina, a condizione che non dobbiate fare un pieno da zero.
Ecco, questo è il punto cruciale del discorso. Il problema non sono le auto elettriche, ma le stazioni di ricarica, ancora scarse e poco efficienti. Per quanto riguarda la praticità di un’auto media come un SUV, l’elettrificazione non fa perdere affatto in termini di guidabilità e comfort, tutt’altro. Nelle due settimane successive sono invece passato a bordo di una berlina con prestazioni da supercar. Tutta un’altra concezione, dove l’elettrificazione è in realtà un modo per mettere a disposizione performance altrimenti impensabili. In questo caso l’autonomia scende già in partenza, garantendo circa 350 km, che in realtà non superano quasi mai i 280, questo essendo parsimoniosi nei confronti dell’acceleratore. Già, perché se intendi sfruttarne l’accelerazione e il sorprendente comportamento tra le curve, rischi di guidare appena 100 chilometri e dover tornare alla colonnina. Troppi numeri, troppi riferimenti, dicevamo che quello che mi interessava capire era se alla fine si sarebbe trattato di un mese angosciante o di un mese positivamente sorprendente. Veniamo al dunque.
La verità sta in mezzo. Gli aspetti positivi di questi trenta giorni sono stati la riscoperta di esaltarmi di fronte a soluzioni innovative e a prestazioni impensabili per un determinato tipo di vettura almeno sino a pochi anni fa. È incredibile come con oltre 2 tonnellate di peso (in media) ci si possa muovere così velocemente e con una simile precisione, qualità di cui bisogna assolutamente dare atto. Il silenzio è quel quid che ti sorprende sempre e che ti annoia soltanto quando mettendo giù l’acceleratore vorresti che la progressione fosse accompagnata dal ruvido rumore di un propulsore benzina. Situazione che con berline e SUV prevalentemente votate ad un utilizzo quotidiano non pesa sul giudizio finale. L’ansia da ricarica è invece qualcosa che va esclusa prima di partire di casa, o ancora meglio il giorno precedente, pianificando al meglio possibile l’itinerario, soste e relativi tempi di attesa. In questo modo si evitano spiacevoli sorprese e ci si può regalare qualche progressione improvvisata. L’automobile elettrica ha senso, a seconda del tipo di destinatario. Se vivete di fretta e in costante ritardo è per il momento un incubo, in caso contrario potrebbe rivelarsi una piacevole sorpresa. Potremmo parlarne per giorni, lodarne i pregi e criticare i difetti – come in qualsiasi cosa di questo mondo – ma adesso devo uscire. Ho un appuntamento su una strada di montagna, dove mi toccherà scaricare a terra un po’ di cavalli vapore vecchia maniera. Sono certo che state pensando quello che penso io.