Edito da Vita di Stile
Nel mondo automobilistico dici Nardi e pensi subito al “volante per eccellenza”. La storia di Enrico Nardi è piuttosto affascinante e si intreccia con quella di altri personaggi del settore molto noti. Si, perché Enrico Nardi ha dedicato buona parte della sua vita alla creazione di volanti per auto da competizione e da strada.
Tuttavia legare il nome di Nardi ai soli volanti sarebbe un errore che non renderebbe giustizia al talentuoso ingegnere bolognese che difatti dedicò tutta la sua vita al mondo della tecnica automobilistica. La passione per la meccanicaportano Nardi ad entrare nel mondo automobilistico dalla porta principale: a soli 25 anni assieme ad Augusto Monaco, Massimo Lancia e Giulio Aymini porta a termine il progetto della “Chichibio”.
Inoltre Nardi collabora dapprima con Lancia e poi con Ferrari nel ruolo di collaudatore, ma non si ferma qui. Nel 1940 partecipa anche alla Mille Miglia e nel 1942 diventa dottore in Ingegneria.
Proprio l’amore e l’interesse verso le tecniche di costruzione portano Nardi a creare a Torino nel 1947 (con il pilota Renato Danese) la Nardi-Danese: una società specializzata nella costruzione di telai tubolari per motori di qualsiasi potenza e ricambi speciali per motori da competizione.
Col passar del tempo, Nardi si specializza nella creazione di particolari tecnici e meccanici in grado di poter migliorare le prestazioni delle sue auto nelle competizioni: è così che Nardi progetta innovativi impianti di scarico e di aspirazione adottati poi dalle Mini Cooper S e dalle Austin Healey Sprite, sperimenta diversi tipi di collettori.
La carriera di Nardi come costruttore di veloci auto da competizione si concluse nel 1955 con la creazione dell’avveniristica Bisiluro. Purtroppo la Bisiluro non ebbe fortuna a causa dell’imprevedibile stabilità causata da scelte tecniche ed aerodinamiche fortemente ardite.
A metà anni ’50 la carriera di Nardi ha una svolta: proprio la sua voglia di dedicarsi sempre più ad affinare singoli elementi delle auto lo porta a specializzarsi nella costruzione di volanti.
Per Nardi il volante non era un semplice accessorio, bensì un “punto in cui si concentra l’abilità di un pilota”. Al pari delle vetture che aveva prodotto, l’ingegnere bolognese voleva che i suoi volanti fossero dotati “di bella tecnica e di bella estetica”, motivo per cui oltre ad essere belli nel design, i volanti con la firma “Nardi” impressa sulle razze dovevano necessariamente essere costruiti con materiali ottimi come legno e lega di alluminio.
Tra le qualità dei volanti Nardi, oltre quelle estetiche e costruttive, non possiamo fare a meno di citare la sicurezza (in caso di urto l’elasticità della struttura permetteva la deformazione del volante in modo da non procurare lesioni al pilota), la flessibilità (durante le competizioni la struttura leggera del volante permetteva di filtrare le numerose vibrazioni che alla lunga potevano affaticare non poco le braccia del pilota), l’ergonomia (l’utilizzo del legno garantiva al pilota un’ottima presa anche senza guanti) e la solidità.
Quelli appena descritti sono stati da sempre i principali ingredienti di una formula di successo che dura ancora oggi.Inoltre, oggi come oggi i più grandi costruttori come ad esempio Maserati, Lamborghini, Rolls Royce e McLaren si rivolgono alla Nardi-Personal, azienda attiva ancora oggi nel solco della tradizione del suo fondatore, per equipaggiare le loro supercar con volanti esclusivi nel segno della continuità con gli ideali di Enrico Nardi.