Si è conclusa un’altra scampagnata tra gente tranquilla, di quelli con il piede leggero e che ogni cinque minuti sono sempre pronti ad accostare e fare qualche selfie e aperitivo. No, tutto il contrario! Per questa edizione dell’Alpine Grand Prix abbiamo guidato per circa 260 chilometri, sfidando nebbia, pioggia e alcuni tra i passi alpini più impegnativi a cavallo tra Italia e Francia, per un totale di 7 colli e un numero non precisato di curve dove nessuno ha risparmiato il proprio bolide, dimostrando che esistano ancora i veri appassionati, quelli che di una bella auto non se ne fanno nulla, a meno che non possano utilizzarla per regalarsi emozioni, qualche traverso di troppo – magari agevolato dall’asfalto bagnato – e quell’incessante corsa alla linea rossa che è impossibile da spiegare a chi preferisce far prendere polvere alla propria sportiva segregata in garage.
L’Alpine Grand Prix è un’indigestione di curve, un’abbuffata di tornanti dedita a saziare quella più profonda voglia di stringere un volante e percorrere chilometri che non dimenticherai facilmente, ma come sempre l’ingrediente principale e che rende ogni edizione un appuntamento segnato a caratteri cubitali sul calendario è portato dalle persone che abbiamo la fortuna di conoscere. Ognuno di loro con la propria auto, la propria storia, le proprie avventure da raccontare ed entrare così in quella che anno dopo anno vediamo più come una famiglia di scalmanati, piuttosto che come un tradizionale driving tour. E quando è il momento di salutarsi, già si pensa alla prossima arrampicata, magari con un meteo più clemente, dove poter scaricare i cavalli più a lungo di quanto siamo riusciti a fare in quei ritagli di giornata in cui il sole ha fatto capolino e irraggiato le pittoresche curve di una parte di questa incredibile avventura condivisa con le migliori persone che avremmo potuto desiderare.
Presto la review e la gallery fotografica completa.
Foto di Giorgia Rossi