Curve, tornanti, rettifili, la Giulia sta divorando il mondo, lo sta facendo suo e mentre continuo a guidare sfruttando la condizione di essere l’unica anima viva che gode di questa strada, lascio che altra benzina venga immolata nel buon nome del piacere di guida.
Testo Alessandro Marrone / Foto Jay Tomei
Dicono che trovare un quadrifoglio sia un segno fortunato, che la giornata prenderà quasi sicuramente una piega positiva. Ecco perché quando finiamo coi piedi in un fazzoletto ricoperto da trifogli ci affanniamo alla ricerca di quel gambo che termina con quattro foglioline. Dopo aver cercato a lungo, quasi certi che la perseveranza e la pazienza premieranno una simile costanza, il più delle volte ci si trova con niente in mano e la ferma convinzione che il quadrifoglio sia un’insensibile invenzione raccontataci fin da bambini. Oggi è diverso. La primavera ormai pronta a fare il tanto atteso ingresso sul calendario regala una mattina che sembra non riuscire a staccarsi di dosso la fitta coltre di nubi di una notte umida. Tutt’intorno si può ancora vedere una vegetazione spoglia, dai colori quasi autunnali e che permette tuttavia una discreta visibilità anche dove le curve si inseguono l’una dopo l’altra, in alcuni punti quasi ammassate tra loro, in altri intramezzate da accenni di rettilinei dove scaricare a terra la voglia di correre forte. Il silenzio di un mattino di inizio settimana come tanti viene squarciato letteralmente dal boato di una creatura che molti considerano mitologica per il semplice fatto che è troppo bella per essere vera.
L’asfalto sotto di me cerca in tutti i modi di assecondare il bisogno di grip delle ruote posteriori, lasciate a briglie quasi completamente sciolte in modalità Race, quella che lascia che l’impianto di scarico accompagni ogni accelerazione con una sinfonia che sembra provenire dal centro della terra. Anche la minima pressione sul pedale dell’acceleratore viene percepita da tutti e cinque i sensi, ma quando la lancetta del contagiri arriva a 2.500/2.800 e le valvole sono in posizione “tutto aperto” è la pelle d’oca a impossessarsi della scena e solleticare quel malsano bisogno di spingere oltre. L’ergonomia della Giulia è quella di un guanto cucito addosso, segue ogni millimetro del tuo corpo e ti avvolge grazie ad un sedile sportivo a guscio ricavato da fibra di carbonio, Alcantara e pelle. A quel punto poco importa se, sulle lunghe distanze, la mia povera schiena patisca i soliti acciacchi, perché le soste alla pompa di benzina saranno frequenti e consentiranno di sgranchire le gambe e trovare altri buoni motivi per proseguire là dove la strada si fa tutta curve.
L’aggiornamento di mezza età che ha peraltro condiviso con la Stelvio, vede qualche leggero update dedicato ai gruppo ottici, ai sistemi elettronici per la guida semi-autonoma e al sistema multimediale, adesso al top non solo dal punto di vista grafico ma anche funzionale. La Giulia Quadrifoglio esula però da discorsi che non includono il primordiale senso di velocità e l’adrenalina scatenata dai pori di un motore che ha addosso le impronte digitali Ferrari, un V6 turbocompresso da 2.9 litri e ben 510 cavalli di potenza. E nonostante sia perfettamente in grado di portarvi da un punto ad un altro nel più totale comfort offerto da una berlina con quattro porte, cinque posti e un bagagliaio piuttosto capiente, la Quadrifoglio è un oggetto che sa come andare a toccare quei tasti che richiamano subito alla mente il glorioso passato del biscione di Arese, quella vagonata di successi che hanno concesso ad Alfa Romeo il soprannome di Cuore Sportivo.
C’è carbonio ovunque, ma quando finalmente raggiungo il confine tra una strada come tante e la strada ideale per trasformare una semplice giornata in ufficio in una guerra a 100 ottani, il piede destro comincia ad affondare in maniera più decisa. Le mani si stringono al volante – anch’esso aggiornato e più ergonomico rispetto a prima – con le dita che non faticano a trovare la palette per gestire i cambi di marcia. La costante è la presenza in abitacolo del rombo infernale del V6 sputato fuori dalle due coppie di terminali di scarico. Nel giro di pochi, anzi pochissimi minuti, si riduce tutto alla strada che si delinea un attimo dopo l’altro davanti al mio naso. Non c’è tempo per alcuna distrazione, mentre pizzico quel limite che mi consente di gestire percorrenze di curva che pensavo impossibili per una berlina da 1.700 chilogrammi. Quando c’è abbastanza spazio, scatenare i 510 cavalli di potenza è il modo migliore per ingurgitare strada, gettandosi nelle curve con il corpo vettura che non si scompone di un millimetro, ammesso che si abbia il fegato per tenere giù. In uscita, la minima incertezza può far allargare il posteriore, ma anche in quel caso si tratta di un accenno che consenta di non perdere il momento e non rischiare l’effetto pendolo. Gli pneumatici posteriori da 285 fanno davvero il possibile per assecondare le intenzioni del guidatore, ma è la reattività che viene distribuita tra ruote, trasmissione e volante ad offrire un’esperienza di guida così intensa da farti dimenticare di essere su una vettura di simili dimensioni.
Nessuna e dico nessun’altra è in grado di catapultarti in una situazione così concitata, scandita dalle urla del motore e dalla presa di un anteriore preciso e che pennella inserimenti in curva che tornano soprattutto utili quando si comincia a sfruttare a fondo anche l’incredibile coppia di 600 Nm. Questa entra in gioco praticamente subito – a 2.500 giri – e offre il perfetto punto d’incontro tra un aumento in termini di erogazione e la tipica spinta dei due turbocompressori. Spari un paio di marce, per il semplice fatto che la strada non è abbastanza estesa da consentire di arrivare a buttare più della metà degli 8 rapporti messi a disposizione dal cambio, adesso esclusivamente automatico ZF. Il differenziale autobloccante fa sentire il suo sforzo ed è uno dei tanti aspetti che non rende necessario guidare in modalità Sport, nemmeno su fondi sconnessi come questi.
Giulia nel paese delle meraviglie, ma suona quasi scontato, un po’ come il fatto che tanto divertimento non ha solo il prezzo di listino (che parte da poco più di 90.000 €), quello delle tasse, oppure quello rappresentato dalle svariate soste rifornimento alle quali ci si dovrà abituare utilizzando questa Giulia con un occhio al quadrifoglio. In cambio si ottiene però il perfetto antesignano del coinvolgimento più viscerale dietro un volante e questo, soprattutto in un periodo storico in cui sembra che il futuro lontano dall’elettrico sia fuori moda, ricopre un ruolo ancora più importante per far continuare a battere il cuore degli appassionati. Non si tratta nemmeno di fedeltà al brand, perché in fondo siamo creature semplici e anche coloro che battono bandiera tedesca e giurano fedeltà al trittico Audi, BMW, Mercedes non possono che trovare nella Giulia Quadrifoglio un’intensità marchiata a fuoco che non conosce colori, ma solo la via della velocità.
Curve, tornanti, rettifili, la Giulia sta divorando il mondo, lo sta facendo suo e mentre continuo a guidare sfruttando la condizione di essere l’unica anima viva che gode di questo colle disperso a cavallo tra Piemonte e Liguria, lascio che altra benzina venga immolata nel buon nome del piacere di guida. Accelerando da 0 a 100 si impiegano appena 3,9 secondi, ovviamente facendo attenzione che la potenza non venga dispersa in fase di pattinamento. Sempre sullo stesso ordine di partenza in stile Cape Canaveral, si raggiungono i 200 orari in 12,8 secondi. Velocità massima? 307 orari. Sì, la Quadrifoglio fa sul serio e non ha idea di cosa significhi politically correct – per quello c’è l’ottima Giulia Veloce, equipaggiata con un sorprendente 2.0 turbodiesel da 280 cavalli. Dalle prime luci dell’alba alle lunghe ombre del tramonto, dopo qualche pieno di benzina, un po’ di battistrada lasciato in pegno nelle tornate più intense e tanto rumore a riecheggiare nella valle, creando quella magia che è solitamente riservata a quelle più tipiche automobili da poster, quelle dalle forme inconfondibili, più vicine a moderne astronavi che alla vettura che utilizzereste per andare al supermercato.
Il bello della Giulia Quadrifoglio è anche questo, perché nonostante un aspetto tutto sommato sobrio e distinguibile prevalentemente dai diversi paraurti, minigonne, dalle prese d’aria sul cofano motore e dal piccolo spoiler in carbonio al posteriore, potrebbe quasi mimetizzarsi tra le berline che accompagnano una famiglia che non riesce neppure a immaginare cosa voglia dire portare il latte a casa a 300 all’ora. La Giulia Quadrifoglio è estremizzazione inserita nel contesto più tipicamente quotidiano, ma a differenza delle competitors non è il semplice modello vestito a festa per spuntare l’ultima casellina del listino, ma piuttosto una missione di rinascita di cui il brand aveva maledettamente bisogno. È un’iniezione di fiducia dritta al cuore, una dimostrazione di forza e coraggio che non ha bisogno di belle parole per dimostrare quanto sia la berlina ad alte prestazioni migliore in listino. Pone omaggio al proprio illustre passato scrivendo una meravigliosa pagina di presente e assicurando un futuro all’insegna di giorni felici, dove per i veri appassionati, tutto ciò che conta è il perfetto matrimonio tra telaio e motore.
La osservi ferma, silenziosa, sistemata a bordo della stessa strada che sino a pochi secondi fa ha violentato senza il benché minimo riguardo e ti sembra quasi viva. Cominci a parlare con lei, a creare un rapporto insano aiutato anche dal fatto che si chiama come la vicina della porta accanto, la figlia di quegli amici di famiglia che conosci da anni e che finalmente ha deciso di riprendersi il posto che le spettava, nell’Olimpo delle performance. Un altro pieno di benzina, altre curve. Ho ancora bisogno di sentire come il telaio legge l’asfalto, di tenere stretto quel volante e di suonare quel voluttuoso strumento sinfonico che ti fa sentire vivo come non succedeva da tempo. La Giulia Quadrifoglio è una di quelle auto che capita una volta ogni decennio, in grado di congelare il tempo l’attimo che ti sistemi al posto guida e scatenare l’inferno una volta acceso il motore. È un capolavoro.
ALFA ROMEO GIULIA QUADRIFOGLIO
Motore V6 cilindri Turbo, 2.891 cc Potenza 510 hp @ 6.500 rpm Coppia 600 Nm @ 2.500-5.500 rpm
Trazione Posteriore Trasmissione Cambio Automatico a 8 rapporti Peso 1.695 kg
0-100 km/h 3,9 sec Velocità massima 307 km/h Prezzo da €90.500