Testo Matteo Lavazza / Foto Ferrari Media
C’è una domanda estremamente inflazionata alla quale ogni appassionato non saprà e non potrà mai rispondere. Qual è la miglior Ferrari di tutti i tempi? Del resto, lo stesso Enzo ripeteva sempre che si trattasse di quella che doveva ancora esser prodotta, a sottolineare quella ricerca della perfezione che per un padre e creatore non conosce mai il traguardo. Ognuno ha la sua preferita, questo è sicuro, ma anche in questo caso non è per niente facile districarsi in una storia illustre che ha regalato al mondo ed agli appassionati capolavori incredibili. Tra icone che non conoscono classifica, una che rappresenta in maniera assoluta l’importanza del cavallino nel mondo è senza il minimo dubbio la 250 California, la cabriolet superlusso che ha esaltato il Made in Italy della “dolce vita” anni 60 nell’immagine del cosiddetto sogno americano. Infatti, il nome California non è stato affatto scelto per caso.
Siamo sul finire degli anni 50 e grazie allo straordinario lavoro svolto dall’importatore Luigi Chinetti ed agli ottimi risultati riscossi nelle competizioni, Ferrari è la sportiva di lusso di quelli che contano. Il brand emiliano non rappresenta soltanto l’eccellenza in termini di stile, grazie al sempre ispirato lavoro dei suoi designer, ma anche il brivido di prestazioni che stringendo quel volante con il cavallino rampante nero su fondo giallo, portano subito alla mente i successi del motorsport. Ferrari è l’auto da avere, lo status symbol che più di ogni altro sta vivendo un periodo d’oro. Situazione che il fiduciario californiano John Von Neumann intende sfruttare e portare nella sua West Coast, andando a proporre a Chinetti un modello pensato proprio per il mercato americano. Chinetti non perse l’occasione e presentò come sua l’idea a Enzo Ferrari, il quale commissionò la produzione di 106 esemplari, con carrozzeria progettata da Scaglietti e l’obiettivo di far innamorare gli states.
Realizzata in versione con passo lungo (dal ’58 al ’60) e con passo corto – la cosiddetta SWB (ovvero Short Wheelbase) dal ’60 al ’63, sia in versione coupé che cabriolet con capote in tela, la 250 California era una due posti dalla linea filante, un’autentica gran turismo che riusciva a coniugare prestazioni, comfort e la bellezza senza tempo di uno spaccato di Italia che stava scrivendo uno dei capitoli più belli al di là dell’oceano.
Sotto al generoso cofano anteriore c’era un’immancabile V12 da 2.953 cc e 240 cavalli, un’opera d’arte che venne perfezionata nel corso degli anni e che era in grado di suonare una sinfonia che superati i 3.000 giri si trasformava in un grido che squarciava la calda brezza californiana, soprattutto quando si approfittava del meteo favorevole e si guidava con la capote in tela ripiegata. I due passeggeri sono avvolti da un abitacolo di pelle e che nonostante l’ottimo comfort garantito dalla spaziosità dello stesso, non distrae dalla guida, ciò che di più romantico si possa fare a bordo di questa opera d’arte su ruote. La leva del cambio è ravvicinata e piuttosto alta, garantendo la possibilità di guidare in completo relax, ma al contempo di concentrarsi sulle qualità dinamiche di una GT capace di toccare i 250 orari senza troppe difficoltà.
La Ferrari 250 GT California non ha soltanto segnato un’epoca, ma ha ridefinito il concetto di bellezza assoluta e l’ha trasmesso al mondo intero grazie ad un modello che trascende ogni catalogazione temporale, con una linea apparentemente semplice, ma che nei dettagli dei suoi profili e di quelle inconfondibili prese d’aria riesce a far convivere la duplice natura di una sportiva di gran classe, incredibilmente pratica per un viaggio, altrettanto coinvolgente quando si preme a fondo il pedale dell’acceleratore, il tutto a prescindere che il tettuccio sia chiuso o aperto. Con quel V12 che grida sino a 7.000 giri, lo scenario ideale è quello di una strada che costeggia il Pacifico, il vento tra i capelli e quei cerchi a raggi che fanno girare la testa quasi a volerci svegliare da questo sogno marchiato California.