PONTIAC GTO HARDTOP COUPE
Testo Christian Parodi / Foto Greenside Cars
Nel deserto l’aria è sempre rovente. Il braccio sinistro penzola dal finestrino con la punta delle dita che rimbalzano sulla carrozzeria ogni volta che le ruote entrano ed escono da una delle tantissime buche che invadono la strada. Già la strada, quella interminabile linea retta che si perde verso l’orizzonte. E nel frattempo, con l’altra mano, stringo la sottile corona in legno del volante a tre razze e mi godo il borbottio del V8 da 6.375-cc, pronto a scatenare l’inferno infischiandosene dei suoi quasi 60 anni. Questi sono motori eterni e dopo aver azzardato qualche pressione più incisiva sull’acceleratore, credo proprio che i 335 cavalli originali siano ancora tutti sotto al cofano. Come accade adesso, accompagnato dall’immancabile effetto impennata offerto dalle fin troppo morbide sospensioni.
La Pontiac GTO è un mito, l’ennesima icona dell’automobilismo a stelle strisce. Introdotta nel ’63, è merito suo se gli americani hanno cominciato a stivare gargantueschi e potenti V8 nel corpo di vetture che loro considerano piccole. La GTO ha sostituito la Tempest e offerto un’alternativa più prestazionale alla Le Mans, mantenendo una linea da grossa coupé e disponibile sia con tetto rigido, che capote in tela. Perlomeno questo era il piano di Bill Collins, Russ Gee e John DeLorean, proprio quello della leggendaria quanto sfortunata macchina del tempo di “Ritorno al Futuro”. La realtà fu incredibilmente migliore in questo caso e Pontiac dovette aumentare la produzione su larga scala per far fronte alle richieste verso uno dei modelli più iconici degli anni 60.
Afflitta da uno sterzo troppo duro e poco preciso, da freni insufficienti per la potenza extra rispetto alla Tempest e da un assetto che prediligeva una guida più rilassata che sportiva, la GTO ha tuttavia il merito di essere uno degli strumenti ideali quando si tratta di emozioni alla guida. Il V8 è semplicemente eccezionale e spinge forte già da appena 3.000 giri. Poco importa se la velocità massima si ferma a circa 180 km/h, perché nonostante le dimensioni abbiamo un peso che non supera i 1.600 kg (1.577) e ciò consente una insospettabile reattività, anche da vettura ferma: per esempio, impiega appena 6,6 secondi per scattare da 0 a 100 km/h. Oggi mi godo il suo rombo, quel ruggito che riempie l’aria, i suoi interni confortevoli ed esaltati dal turchese di questo esemplare, magari non in perfetta sintonia con il profilo in radica che ingloba la strumentazione principale, ma perfetti per un viaggio nel tempo fino all’alba delle muscle cars.
… to be continued