Ci si riduce troppo spesso a identificare un’auto per ciò che mostra ad un primo e fugace sguardo. Osservando la Bentayga è lecito domandarsi se la maggior parte dei propri clienti la sfrutterà realmente per le capacità che questo SUV è in grado di offrire. Noi abbiamo deciso di vederla come una Gran Turismo con qualche centimetro in più da terra e guidare quindi alla ricerca della strada più lunga e tortuosa. Tuttavia i 462 cv e 700 Nm di coppia sanno anche come far divertire nei tratti più veloci.
Testo Andrea Albertazzi / Foto Bruno Serra
Se non vi siete persi il primo episodio della nostra rubrica “The Explorers Club” – per la quale ho l’onore di scrivere il secondo capitolo – avete fatto cosa buona e giusta e avrete sicuramente letto come le più belle avventure prendano spesso vita per un puro susseguirsi di casualità. Tutto comincia e poi, per parafrasare il buon Eraclito, tutto scorre (panta rei, ndr). O quasi. Sono infatti trenta minuti che la “mia” Bentley è ferma sulla corsia veloce della A10 Genova – Ventimiglia, ormai letteralmente sopraffatta da cantieri e dalle interminabili code che si vanno a creare a qualsiasi ora del giorno e della notte.
Ci siamo assicurati di mettere la sveglia prima del canto del gallo, di verificare ancora una volta le condizioni meteo e non dimenticare una buona scorta di caffeina e abbigliamento pesante, ma Autostrade per l’Italia se ne infischia dei nostri programmi e continua a farci accumulare ritardo sulla tabella di marcia idealizzata. Approfitto di uno dei tanti momenti in cui sia il V6 termico sia l’unità elettrica della nuova Bentayga Azure vanno in riposo per lasciare il sedile del guidatore al fotografo Bruno e accomodarmi sulla poltrona posteriore. Trattandosi di un SUV particolarmente votato al comfort non è affatto una cattiva decisione, soprattutto considerando che il traffico non accenna a diminuire. Con il sole che sta ormai per sorgere riusciamo finalmente a divincolarci dal serpente di automobili e varcare il confine francese, proseguendo altri noiosi chilometri in direzione Nizza, punto in cui lasceremo finalmente quell’inferno autostradale.
Poco meno di un anno fa abbiamo avuto la fortuna di guidare la Flying Spur Azure, ovvero la berlina (quasi limousine) che posiziona Bentley come uno dei maggiori riferimenti in termini di lusso ed eleganza. L’allestimento Azure è poi quel tocco di raffinatezza frutto di una maniacale ricerca di un comfort introvabile altrove, enfatizzato da soluzioni sul limite dell’impensabile e che proprio dove non entrano in gioco in maniera evidente riescono tuttavia a rendere l’esperienza a bordo un tripudio di relax e pace dei sensi. Sì, anche dopo ore di traffico autostradale, ormai ho dimenticato ogni cosa e mi appresto a tornare dove più preferisco: al volante. Del resto, ancor più della Flying Spur, la Bentayga è un SUV che invita ad essere guidato, piuttosto che vissuto nella zona posteriore. Questo particolare esemplare rinuncia poi ad alcune sciccherie come il display centrale rotante, bracciolo refrigerato e schermi posteriori, quindi non indugio oltre e mi accomodo dove più mi compete.
Stringo il volante tra le mani, posso sentire la morbida pelle e la cura con la quale ogni millimetro va a incastrarsi perfettamente attorno a quella liscia corona dalla quale governare un’autentica nave su ruote: 513 centimetri di lunghezza e 2 metri esatti di larghezza, per un peso che sfiora le due tonnellate e mezzo. Numeri che percepisci in fase di manovra, ma che una volta in movimento vengono come azzerati soprattutto grazie alla fluidità con cui riesci a sopravanzare in modalità elettrica grazie ai suoi 18 kWh che garantiscono circa 43 chilometri a zero emissioni. Il che è un valore poi rigenerabile, non soltanto collegandosi alla colonnina di ricarica – in quanto Plug-In – ma in fase di marcia e frenata. Certo che non comprate una Bentley da un quarto di milione di Euro pensando ai consumi e ai costi di rifornimento, ma in questo caso il comparto ibrido è più qualcosa che va a ottimizzare le emissioni e il relax alla guida, perché parliamoci chiaro, per quanto il V6 da 3-litri sia silenzioso, viaggiando in elettrico si percepisce soltanto un leggero fruscio del vento, peraltro incredibilmente smorzato dall’ottima insonorizzazione dell’abitacolo, il quale taglia molto bene anche la tipica rumorosità degli pneumatici invernali.
Costeggiamo il Var e saliamo verso nord, approfittando di una giornata baciata da un caldo sole pseudo primaverile. Se dovesse descrivere quest’auto con un solo aggettivo, userei ancora la parola “imponente”, e non soltanto facendo riferimento alla grandiosa griglia all’anteriore, che di nero aumenta pure il fascino e la sportività della vettura, ma perché tra altezza da terra e coccole di bordo ti senti realmente al di sopra del resto del mondo. Non puoi fare a meno di notarlo anche per la maniera in cui gli automobilisti intorno ti osservano. Il trattamento Azure, come detto, amplifica ogni sensazione grazie ad una cura per il dettaglio che parte dai materiali utilizzati, passando per insonorizzazione, qualità dell’aria e gestione elettronica di sospensioni che dialogano a loro volta con il navigatore satellitare. Insomma, la Bentayga Azure potrebbe essere la cura per il mal di schiena e non soltanto il modo ideale per raggiungere location da favola con altre quattro persone a bordo e 484 litri di carico nel vano bagagli.
Parole, troppe parole che so benissimo non essere in grado di rendere davvero l’idea di come sia guidare comodamente appollaiato su una poltrona in pelle dalle centomila regolazioni, senza mai preoccuparsi di altro che puntare morbidamente il volante verso la propria destinazione. Al resto pensa il Bentley mode, il quale adatta in tempo reale la risposta di cambio, sterzo e motore in base agli input del guidatore. Ma la strada verso Entrevaux si allarga a tal punto da solleticarmi le dita e spostare il selettore in Sport, gestendo poi il cambio automatico a 8 rapporti tramite i (piccoli) paddle al volante. Il V6 sale di giri e mentre premo a fondo l’acceleratore noto che i 462 cavalli a disposizione muovono rapidamente il colosso blu lungo la larghissima strada. Anche più repentinamente di quanto avrei ipotizzato.
Il traffico svanisce del tutto e consapevole che questa Bentayga non sia stata pensata per strappare l’asfalto, noto però con piacere che i 700 Nm di coppia erogati dall’ensemble di motore termico ed elettrico è senza dubbio in grado di muoverci velocemente da un punto all’altro. Parliamo di un’accelerazione che da fermi tocca i 100 orari in appena 5,3 secondi – ricordate che portiamo appresso 2.440 kg – e una progressione costante che si riflette in quel cofano motore che sembra puntare verso l’alto ogni volta che andrete sul pedale del gas con più prepotenza rispetto al solito. Senza neppure accorgermene tutto diventa ancora più ovattato e diminuisco drasticamente l’andatura. Sono circondato dalle maestose gole di Daluis e dalle sue rocce rosse, uno dei luoghi più assurdi del pianeta e reso ancora più scenografico dai tunnel a malapena scavati nella pietra e da quei balconi sul canyon che sembrano aver portato un po’ di Arizona nel vecchio continente.
È doveroso rallentare e non soltanto perché in alcuni tratti la larghezza della strada e quella della Bentley implicano una maggiore cautela incrociando quei pochi veicoli che provengono dalla direzione opposta, ma perché è davvero impossibile non lasciarsi ammaliare da questo paesaggio marziano che a seconda della luce rende le pareti rosse come il fuoco o più tendenti verso un bordeaux vinaccia. Superata la Tête de femme (testa di donna), nota anche come la guardiana delle gole, è come aver accesso in un altro mondo e sembra impossibile che una strada possa trovare spazio e senso in un luogo del genere. Procediamo a 30 km/h in maniera da godere di un capolavoro naturale simile, avvantaggiati dall’enorme tetto panoramico della Bentayga e notando come alcune rocce si estendano sopra le nostre teste almeno quanto lo fanno a pochi centimetri dalle ruote, gettandosi poi verso il basso per oltre 900 metri di parete verticale.
Le soste sono doverose qui e mentre Bruno cattura in fotografia il fantastico contrasto di colori e forme, lascio che i raggi del sole mi accarezzino la pelle prima di tornare a bordo e ripartire in direzione di un luogo che potremmo definire agli antipodi, perlomeno in termini scenografici. A meno di una cinquantina di chilometri c’è infatti uno dei valichi alpini che preferisco: il Col de la Cayolle. Siamo in tardo febbraio e quindi il passo è logicamente chiuso, ma le alte temperature degli ultimi giorni mi suggeriscono che sarà possibile raggiungere quasi la vetta e soprattutto godere della maestosità della strada che da Entraunes porta al Passo, nella quasi totalità della solitudine di una strada alpina nel cuore dell’inverno. Ma prima è il momento di far respirare il 6 cilindri e approfitto così delle cosiddette praterie dopo Guillaumes, lasciando il timone ad Alex e tornando a godermi il comfort offerto dalla zona posteriore. La Bentayga, grazie alle quattro ruote sterzanti, si muove bene nello stretto, ma dove ha la possibilità di godere di più spazio ha logicamente modo di sfruttare al meglio la potenza a disposizione. A tal proposito, nonostante 462 cavalli siano un valore ragguardevole, sia l’erogazione che la dinamicità – anche in modalità Sport – non agiscono mai in maniera brusca, portando il guidatore a preferire una guida morbida e rilassata, che poi è la missione definitiva del trattamento Azure.
La strada si è fatta letteralmente deserta e dalla zona posteriore mi godo il paesaggio della Cayolle che almeno sino a 1.500 metri è del tutto privo di neve. Il manto stradale è pulito e dopo qualche chilometro noto che la temperatura esterna si avvicina a 0°. Climatizzatore a regolazione tropicale e proseguiamo inanellando curve e tornanti come se fossimo gli ultimi esseri umani al mondo: il silenzio dell’elettrico – perlomeno nei tratti pianeggianti – e l’assenza di ogni segno di vita ci regalano una Cayolle come non l’abbiamo mai vista. Questo è un luogo selvaggio e anche se non sarà possibile arrivare sino a quota 2.300 metri ci avviciniamo più di quanto sia possibile fare in un qualsiasi altro inverno. Veniamo ancora rapiti dalla vista che il cielo limpido offre sulle catene montuose imbiancate a pochi chilometri in linea d’aria da dove poggiamo gli enormi pneumatici con cerchi da 21 pollici e mi domando come sia possibile non sfruttare una vettura simile per raggiungere questi luoghi anziché tenerla in centro città e raschiando il paraurti come ha maldestramente fatto qualcuno prima di noi. Fidatevi, qui non avreste rischiato brutte figure da self-proclaimed influencer e avreste goduto appieno della quintessenza Bentley, ovvero la sua natura da gran turismo di lusso, nel caso della Bentayga adatta a tutte le stagioni.
Adesso, a pochi metri da noi, c’è un muro di neve ghiacciata. È la parole stop alla nostra arrampicata odierna, ma non all’avventura condivisa con una vettura che forse più di ogni altra ha dovuto guadagnarsi un posto nel cuore degli appassionati, dimostrando infine che anche con qualche centimetro extra da terra l’identità di uno degli storici e più nobili marchi britannici ha un suo spazio ben preciso nel panorama automotive contemporaneo. Per quanto ci riguarda non è una novità che preferiamo le strade meno battute, quelle più tortuose e lontane, anziché il caos della città. Del resto non ci importa venire osservati da fuori, quello che conta è ciò che vediamo noi oltre il parabrezza e le emozioni che proviamo in abitacolo. La Bentayga Hybrid, considerata come la entry level della gamma attuale, non rinuncia a nulla che non sia il rombo del V8 o del W12 e le relative performance delle sorelle maggiori, ma grazie soprattutto all’enfasi offerta dall’allestimento Azure gode di vita propria in un listino tutt’altro che limitato e limitante.
Il prezzo di partenza è di circa €200.000, ai quali si vanno ad aggiungere optional consistenti come i profili neri (anziché cromati) a €4.405 e l’impianto stereo Naim da €6.865, che ammetto di non aver mai acceso, ma questa è una mia deformazione professionale, dato che in auto preferisco sentire il motore o in questo caso la silenziosità in fase di marcia. A conti fatti ci si porta a casa un esemplare come questo per €226.653, una spesa – consentitemi di dirlo – onesta per ciò che realmente viene via con voi. Le motorizzazioni più potenti e caratterizzazioni più sportive sono ovviamente più appetibili per esigenze differenti e magari per una clientela più dinamica e giovane, ma dopo un’intera giornata di guida e con almeno 5 ore di strada verso casa e la consapevolezza delle code autostradali che ci aspettano, non vorrei trovarmi su nessun’altra auto. Per oggi ho finito, mi siedo dietro e mentre distendo le gambe indosso le cuffie e faccio partire i cari vecchi Genesis. Tutto il resto rimane fuori dalla mia personalissima comfort zone.
BENTLEY BENTAYGA AZURE
Motore V6 cilindri Plug-In Hybrid, 2.995 cc Potenza 462 hp Coppia 700 Nm
Trazione Integrale Trasmissione Cambio Automatico a 8 rapporti Peso 2.440 kg
0-100 km/h 5,3 sec Velocità massima 254 km/h Prezzo da€226.653