Max Verstappen ha scritto di proprio pugno la parola “fine” sul Mondiale piloti 2024, conquistando il quarto titolo consecutivo. Si aspetta solo la petulante sentenza della cassazione denominata “algebra”, poiché restano sul piatto 86 punti e l’olandese ne ha solo 62 di vantaggio su Lando Norris. Nel Gran Premio del Brasile ha voluto esagerare continuando ad aggiornare il giro veloce arrivando ad accumulare quasi 20 secondi di vantaggio su Esteban Ocon. Questo esercizio di stile da parte del tre volte iridato ha ovviamente lasciato in punta di sedia l’ingegnere di pista Gianpiero Lambiase che vedeva giustamente i fantasmi di un errore che in quelle condizioni è sempre dietro l’angolo.
Dopo la bandiera a scacchi Lambiase ha potuto fare i complimenti al suo pilota: «È passato tanto tempo, ma ne è valsa la pena aspettare. Oggi hai fatto impallidire il 2016», il commento in riferimento alla prestazione straordinaria di Verstappen in Brasile nel 2016 quando concluse in seconda posizione al termine di una rimonta leggendaria ora aggiornata con quella di ieri coronata dal successo finale. Quanto visto nell’autodromo brasiliano ha certificato senza “se” e senza “ma” come Verstappen sia indiscutibilmente il miglior pilota contemporaneo, con buona pace di predestinati e generazioni britanniche assortite. C’è chi deve ancora dimostrare tutto e chi paga l’inesorabile tassa dell’età avanzante. Se il ventisettenne del Limburgo non dovesse vincere questo Mondiale, sarebbe solo a causa di qualche cataclisma, ma la sostanza non cambierebbe. Il numero 1, fisicamente e/o concettualmente, è lui.
Viceversa, la lotta per il Mondiale costruttori resta apertissima (come si può facilmente verificare anche nella sezione quote su Betway, sito di scommesse per la Formula 1). La McLaren avrebbe potuto riallungare, alla luce della competitività mostrata in Brasile, ma alfine ha guadagnato solo 7 punti sulla Ferrari, riportandosi a +36. La Red Bull, nonostante Super Max, rimane a -49 dal Team di Woking e a -13 dalla Scuderia di Maranello. Dinamica che spalanca le porte al tema forte dei prossimi tre appuntamenti. Da Imola, il Drink Team sta di fatto correndo con un’auto sola. Sergio Perez aveva cominciato la stagione in maniera solidissima, ma dal GP di Emilia Romagna il suo rendimento è diventato agghiacciante, poiché ha messo a referto la miseria di 48 punti (contro i 257 del compagno di squadra) senza mai arrivare meglio di sesto.
Ormai è palese come, da qui a fine anno, non vi saranno più ordini di squadra legati al titolo piloti. Dunque ognuno sarà libero di fare la propria gara, nel rispetto delle logiche di un Mondiale costruttori ancora da decidere. Al riguardo, Carlos Sainz ha vissuto una “domenica nera”. La Ferrari avrà però tassativamente bisogno di lui prima di salutarlo. Ironia della sorte. Il pilota scaricato in favore di Lewis Hamilton diventa cruciale per provare a spezzare quell’astinenza iridata iniziata dal 2008. Situazione totalmente opposta rispetto a quella della McLaren, dove Norris e Piastri sono imprescindibili. Un contrappasso dantesco, quello a cui va incontro il Cavallino Rampante, risulti vincente o meno. A proposito di Dante e di inferno, la prossima tappa sarà proprio a Las Vegas, soprannominata anche Sin City, la città del peccato… Che tiri che gioca la vita!