4 Audi Che Fanno Ancora Girare Gli Anelli
Testo Andrea Albertazzi / Foto Audi Media
Audi ha l’incredibile merito di riuscire a produrre modelli addirittura capaci di mettere in ombra la supersportiva R8. Senza nulla togliere alla due posti secchi che condivide ben più che un paio di dettagli con l’esotica cugina di Lamborghini, vetture come RS4 e soprattutto RS6 hanno riscritto il concetto di performance a portata di quotidianità. Provate infatti a pensare di convivere con la famiglia al completo, magari con due bambini, cane e tutti i bagagli necessari ad una gita fuoriporta. Impossibile pensare di mettere tutto su una supercar, ma di contro, le prestazioni della gamma RS non hanno nulla da invidiare alla sopracitata R8. E se adesso ci stiamo apprestando – così sembrerebbe, ma non è mai detta l’ultima parola – alla transizione elettrica definitiva, non c’è dubbio che le Audi RS più emozionanti abbiano un cuore a benzina e tanta voglia di mettere a terra tutta la potenza a disposizione grazie alla sempre più evoluta trazione integrale Quattro.
Qualità e tecnologia all’avanguardia hanno un prezzo e provate a indovinare, non si parla di spiccioli. Ecco perché questo mese abbiamo deciso di individuare quattro Audi – una per ciascun anello – che nonostante gli anni sulle spalle sono tuttavia perfettamente in grado di fare girare gli anelli e offrire un coinvolgimento alla guida che le consacra come alcune tra le Audi migliori di sempre. Chiariamo subito: abbiamo volutamente escluso i modelli più inflazionati e scontati, del resto lo sanno anche i sassi che la RS6 Avant sia una delle sportive di riferimento più poliedriche sulle quali poter mettere le mani.
Coupe S2 Quattro (1990-1996)
Dopo l’enorme successo ottenuto con la leggendaria S1 Quattro (ampiamente vittoriosa anche nei rally), Audi decise di allargare la propria offerta con un modello più raffinato e che basandosi sulla seconda serie coupé prendeva appunto il nome di Coupe S2. Si trattava di un modello che appariva completamente diverso, con forme più tondeggianti e un grosso lunotto al posteriore che terminava con un altrettanto ampio spoiler. La S2 era una gran turismo e questo lo si poteva evincere da un abitacolo più curato e confortevole, mentre il cuore pulsante restava invariato, ovvero un 2.2-litri turbo da 5 cilindri in linea abbinato ad un cambio manuale a 5 rapporti e la trazione integrale Quattro. I suoi 220 cavalli le consentivano di accelerare da 0 a 100 km/h in 6,1 secondi e raggiungere una velocità massima di 248 orari. La Coupe S2 incarna tutt’oggi lo spirito Audi della prima metà degli anni 90, fungendo da ponte generazionale tra due modi di intendere le auto sportive adatta a un utilizzo che non conosce limiti.
TT 3.2 V6 Quattro (2003-2006)
Quando fece la sua prima apparizione su strada – nel 1999 – la TT era incredibilmente vicina alla concept car presentata al salone di Francoforte tre anni prima. Era impossibile restare indifferenti di fronte ad una linea così proiettata verso il futuro e la piccola coupé sportiva, poi disponibile anche in versione roadster, era a tutti gli effetti l’auto da possedere. Tra le numerose motorizzazioni, tra il 2003 e il 2006 venne offerta anche con il generoso VR6 da 3.2-litri del gruppo VW, il quale abbinava i suoi 250 cavalli di potenza alla trazione integrale Quattro ed era disponibile con cambio manuale o automatico. Nonostante la discreta potenza e una coppia di 320 Nm, la TT 3.2 ha un altro grande valore, ovvero la sensazione di controllo che offre grazie ad un perfetto connubio tra prestazioni e handling. Il corpo vettura dalle dimensioni ridotte con seduta molto bassa e l’erogazione del propulsore aspirato sono davvero una goduria che oggi è impossibile da trovare in listino.
RS6 4B C5 (2002-2004)
Ok, ci abbiamo provato, ma escludere l’RS6 da un qualsiasi elenco delle migliori Audi di sempre sarebbe stato un reato perseguibile dalla legge. C’è un però, dato che torniamo indietro alla prima generazione, prodotta tra il 2002 e il 2004 e soprattutto una delle uniche due disponibili con carrozzeria berlina, opzione abbandonata con la serie successiva che cessò di esistere a partire dal 2010. La RS6 4B C5 è la prima vera e propria incarnazione di questa superberlina sotto steroidi e lo fa prendendo in prestito tutta l’esperienza maturata dalle sorelle Avant, offrendo una quattro porte con tre volumi equipaggiata con un V8 biturbo da 4.2-litri 450 cavalli e 560 Nm di coppia. Impossibile resistere al fascino di un oggetto perfettamente in grado di coesistere con i bisogni di una famiglia qualsiasi che non intende però rinunciare a prestazioni da supersportiva: 4,7 secondi per lo 0-100 km/h e top speed limitata elettronicamente a 250 orari. La RS6, ovviamente con trazione Quattro, contribuì ad enfatizzare il mito delle superberline che hanno caratterizzato questo periodo, cedendo del tutto il testimone alle varianti wagon da lì a pochi anni. Peccato.
A1 Quattro (2012-2013)
È risaputo, con il tempo si diventa più maturi e le regole di mercato spesso impongono scelte più ponderate. Per fortuna, nel 2012, i vertici di Audi decidono di farsi un regalo e di conseguenza farlo a tutti gli appassionati. Così, quasi per gioco, prendono una tranquilla A1 e la farciscono con il motore della S3. A dire il vero non è andata proprio così, dato che la nascita della A1 Quattro ha richiesto lo sviluppo di oltre 600 componenti, ma il risultato finale conferma quanto ne sia valsa la pena. Prodotta in appena 333 esemplari, la A1 Quattro è subito riconoscibile per tutta una serie di dettagli estetici, come cerchi specifici, profili neri, spoiler e diffusore al posteriore e la particolare mascherina presente sul portellone bagagli. Come detto, è pensata per divertire e questo compito le riesce bene grazie al 2.0-litri della S3, che scarica 253 cavalli su entrambi gli assi di trazione mediante un cambio manuale a 6 rapporti. Anche nell’abitacolo si respira un’atmosfera speciale, sarà merito della leva del cambio della R8? Strizzando l’occhio all’icona dei rally S1 Quattro, la A1 Quattro ne raccoglie l’eredità e la declina in un mondo automobilistico anni luce distante da quello di un tempo, riuscendo a mettere in gioco qualità dinamiche che sicuramente rimpiangeremo quando avremo soltanto a che fare con elettroni e le loro pesanti batterie agli ioni di litio. Accidenti, come ci girano gli anelli.