ASTON MARTIN V8 VANTAGE
DRIVE ANOTHER DAY
Testo di Alessandro Marrone
Foto di S. Lomax
Quando sfiori i 5.000 giri sei consapevole che sia ormai troppo tardi per rispettare le mille raccomandazioni che ti eri promesso prima di uscire di casa.
La targa posteriore è definitivamente mimetizzata e ammetto che per un attimo ho pure pensato di farmi beffe di qualche autovelox. Alla fine ho deciso di reprimere i miei istinti villani e far prevalere quelli da gentleman – si fa per dire – pensando esclusivamente a sfruttare l’Aston per quello che è stata concepita. Non c’è attimo trascorso senza tendere l’orecchio al ruggito del V8, reso ancora più ruvido in modalità Track, ma ridurre l’esperienza con la Vantage ad un semplice elenco di tutto quello che mi ha fatto venire la pelle d’oca sarebbe troppo lontano dal renderle giustizia. E lo stesso vale per gli ingiusti paragoni con l’AMG GT, dalla quale prende in prestito e rielabora opportunamente il 4-litri e altri tratti salienti; gli stessi confronti vanno presi con le pinze anche pensando alla sorella maggiore DB11 – in particolar modo quella spinta dallo stesso V8 – perché la Vantage è un animale selvaggio ed una volta che sarete saliti a bordo giocherà a backgammon con i vostri organi interni, annichilendo ogni più remoto istinto di conservazione.
Proprio l’anno scorso la V8 Vantage ha sostituito e rivoluzionato un modello tanto caro agli appassionati, quando in disperato bisogno di trovare un’erede. Rimasta in listino dall’ormai lontano 2005, la serie precedente ha infatti attraversato numerose varianti (anche la mitica V12), senza però consentire ad Aston Martin di togliersi di dosso quella sorta di DB9 in piccolo che è sempre sembrata, più che altro per il fatto che la V8 Vantage non ha mai messo in gioco qualità prettamente votate alle performance, aspetto che con il nuovo modello viene stravolto e si pone come vero fulcro del brand, anche in vista di una serie di interessantissimi modelli pronti ad essere immessi sul mercato. La V8 Vantage è tutta diversa, sia dal punto di vista estetico, dove spicca un design azzardato e che non conosce mezze misure – lo si ama o lo si odia. Il profilo si fa più tagliente, la linea di cintura è molto alta e i finestrini stretti accentuano l’aggressività dell’auto, come del resto fa il posteriore, dove spicca la muscolosa coda sorretta da una striscia di LED che segue lo spoiler e sovrasta il vistoso diffusore. Ai lati i piccoli terminali di scarico, che scenograficamente non rendono giustizia alla melodia turbolenta dell’8 cilindri là davanti (è comunque opzionabile lo scarico sportivo con due coppie di terminali). A rendere ancora più massiccia la coda abbiamo poi gli enormi pneumatici da 295 montati su cerchi da 20 pollici. Quello che però divide realmente i pareri di appassionati e addetti ai lavori è il frontale, simile ad una vera e propria bocca spalancata e che si accinge a mordere (molto probabilmente la targa) la strada che offrirete all’ultima creatura di Gaydon.
Quale strada? – mi sono chiesto per giorni e giorni. Sì, perché un’automobile può essere guidata su una strada qualsiasi, ma uno stimolatore sensoriale come un’Aston Martin necessita di una strada degna di essere guidata con i finestrini abbassati, la modalità Track inserita e la consapevolezza che a fine settimana sarete più poveri di prima, a forza di dissetare i suoi 510 cavalli. E poi il brand inglese è un autentico manifesto di eleganza, sportività e classe. Un simbolo di lifestyle ampiamente sfruttato nel mondo del cinema e se pensavate che non avrei tirato in causa 007, lasciatemi almeno dire che la V8 Vantage è la naturale evoluzione della concept DB10 vista nel film “Spectre”. Non mi sta inseguendo nessuno e non mi trovo nemmeno lontanamente nelle strade di Roma Capitale, anzi a dirla tutta abbandono la città con una scioltezza davvero incredibile. La Vantage si dimostra infatti una vettura capace di adattarsi alle circostanze e rispondere alle vostre aspettative in maniera quasi empatica: confortevole e mansueta mentre il traffico attorno a voi fissa le sue linee cercando di capire di che auto si tratti, ma affilata come una lama quando chiamate in causa il differenziale elettronico che vi offre su un piatto d’argento una trazione e una motricità infinita l’attimo prima, e la possibilità di far allargare il posteriore l’attimo dopo. E’ come una danza, ma potete farla con una terza persona, dato che accanto a voi c’è spazio per un passeggero, esatto niente bambini dietro, la V8 Vantage è una due posti secchi, ma è dotata di un ampio bagagliaio per le gite fuoriporta, quindi non vedo di cosa dovreste lamentarvi.
I brevi rettilinei che dividono il serpente di curve non sono così noiosi come direbbe Steve McQueen, perché la potenza del V8 di origine AMG è devastante. In modalità Sport +, la risposta dell’acceleratore è talmente fulminea che i controlli trazione intervengono addirittura in terza marcia, soprattutto quando l’asfalto sotto di me è scivoloso, ma in modalità Track la Vantage assume le sembianze di un enorme proiettile sparato in avanti con un costante boato interrotto soltanto dagli scoppi dello scarico ad ogni cambio di rapporto. Ci sono ben 685 Nm di coppia e sono disponibili ad appena 2.000 giri, a quel punto devi assicurarti di avere una bella presa attorno al volante e cercare di prevalere in una continua lotta con il buonsenso. Il motore spinge, spinge fortissimo e quando sfiori i 5.000 giri sei consapevole che sia ormai troppo tardi per rispettare le mille raccomandazioni che ti eri promesso prima di uscire di casa. Pizzichi i 6.000 senza neanche rendertene conto e in un attimo il contagiri sfiora la linea rossa, scaricando a terra tutti i 510 cavalli di un motore che rispetto a quello provato sulla AMG GT ha una progressione più violenta ed apparentemente precisa. Anche il cambio, un automatico ZF a 8 rapporti, fa il suo egregio lavoro e nonostante non sia possibile optare per un manuale (almeno per il momento), la velocità balistica con la quale la V8 Vantage si muove è già abbastanza per tenersi impegnati quando la strada smette di essere grigia come l’asfalto tradizionale e si tinge di bianco, bianco come la neve.
Per qualche strano motivo mi convinco che mantenere la vettura in Track mode sia una scelta accettabile, ma in realtà le condizioni della strada si rivelano essere davvero impegnative e mi trovo a dover raddrizzare spesso il muso che prima punta verso il centro della carreggiata e subito dopo verso il burrone dal lato opposto. Diminuisco l’andatura e mentre sento come gli enormi pneumatici schiacciano il manto di neve fresca, mi rendo davvero conto di quanto la Vantage sia maneggevole. Obiettivamente è un’auto ingombrante, è larga, ha un cofano anteriore pronunciato e nonostante la seduta sia ottima, le piccole superfici vetrate non agevolano la visibilità, ma più che altro questo accade in manovra. Con l’auto in movimento, invece, ogni situazione si rivela più semplice del previsto e così sembra di conoscerela da tempo, a tutto vantaggio di quando puoi infilarla in una risma di curve adatte per mettere a ferro e fuoco il suo invidiabile assetto.
Sfrutto l’occasione per percorrere qualche chilometro in Sport +, con il ruggito dello scarico che diminuisce d’intensità e la consapevolezza di poter contare su qualche aiuto da parte dell’elettronica, aspetto che trattandosi di una gran turismo particolarmente indicata per le lunghe percorrenze, ricopre un ruolo di fondamentale importanza. L’ambiente interno resta fedele a quello introdotto con la DB11 e quindi abbiamo un design futuristico che si sviluppa in un tunnel centrale zeppo di bottoni e con due grosse bocchette per l’aria proprio sotto allo schermo del sistema multimediale, anch’esso preciso e intuitivo. Non c’è leva del cambio, ma gli appositi pulsanti per selezionare la marcia, disposti su entrambi i lati di quello per l’accensione. Dietro al volante un display suddiviso in tre quadranti, tutti digitali, impostabili a proprio gusto secondo le esigenze del guidatore. Insomma, la strumentazione è a dir poco completa, ma per destreggiarsi tra tutti quei comandi c’è da farci un po’ l’abitudine, situazione in parte più comoda rispetto a quando dovete invece navigare tra mille menu, magari per eludere un semplice supporto alla guida indesiderato.
Non c’è attimo in cui il mio animo non sia invaso dalla voglia di far urlare il V8 della Vantage e dopo aver lasciato il tratto di strada innevata, affondo il gas con ancora più violenza rispetto a prima. Lei risponde all’istante, si scompone leggermente e poi punta dritta verso quella curva in fondo alla strada. Mi avvicino e intanto i giri motore continuano a salire, il mio sguardo resta fisso a metà tra la fine del cofano e quel punto immaginario che continua a spostarsi verso l’inizio della curva stessa; mi lancio sul freno – una pressione decisa ma che dura soltanto un ristretto lasso di tempo – poi imposto la curva e il piede destro preme timidamente l’acceleratore (sperando che tutto vada per il verso giusto). L’Aston sposta il peso sul suo lato destro e le gomme mordono l’asfalto e mi tengono agganciato a questo attimo che sembra durare un’eternità. Sembra non esserci nulla attorno, non sento il rumore dello scarico e neppure il profumo dell’interno in pelle e Alcantara. E’ quasi come se potessi voltarmi e osservare il mondo da una dimensione parallela, sorridere e rientrare nel mio corpo nel preciso istante in cui lo scarico emette uno scoppio, la Vantage esce di curva e mi permette di interrompere quell’attimo di apnea, spingendo ancora una volta sull’acceleratore.
La V8 Vantage è un’auto tutta nuova, lo è nel look, lo è nella meccanica, ma soprattutto lo è nel modo in cui ti regala delle emozioni figlie di una velocità disarmante. Bastano appena 3,7 secondi per scattare da 0 a 100 km/h e dove possibile riesce a spingere sino a 313 orari – e questa la chiamate entry level?! Non sono previsti freni carboceramici, ma questa non è una mancanza, bensì l’ennesima conferma che Aston Martin non sia uno di quei marchi che vive soltanto con l’occhio al cronometro. Aston Martin parla un’altra lingua, quelle della sensazioni e lo sapete bene che in questo ambito è tutto molto più difficile, perché non bisogna essere soltanto bravi nel proprio lavoro, ma essere in grado di trasmettere quel qualcosa in più che ti faccia lasciare il telefonino a casa, partendo verso una destinazione che non importa neanche più di tanto. E’ il famoso viaggio che conta, il bivio improvviso, la strada più lunga. Chiamatele come volete, ma sono situazioni che fanno battere forte il cuore, che fanno venire i brividi e alle quali ripensi con un pizzico di malinconia, perché purtroppo finiscono sempre troppo presto. Se la DB11 è una gran turismo emotivamente più matura e rivolta a un pubblico esigente in egual misura, ma che ne farà un utilizzo più civile, la V8 Vantage è il cavallo di razza sempre pronto a scalpitare, a lasciare la propria firma sull’asfalto e poi riordinare il proprio look e portarvi ad una cena di gala. Ma tenete a mente una cosa, nessun momento lontano da lei sarà facile da sopportare e non resterà altro da fare che correre verso le sue braccia e guidare un altro giorno.
ASTON MARTIN V8 VANTAGE
Layout – Motore anteriore, trazione posteriore
Motore – V8 cilindri – 3.982cc twin-turbo
Trasmissione – cambio automatico a 8 rapporti
Potenza – 510 cv @ 6.000 rpm
685 Nm @ 2.000-5.000 rpm
Peso – 1.530 kg
Accelerazione – 3,7 sec.
Velocità massima – 313 km/h
Prezzo – da € 158.772