’67 Shelby Mustang GT350: 1h Test
Inauguro ufficialmente questa nuova rubrica con un’auto da sogno, stella di Hollywood e delle fantasie di ogni adolescente che si rispetti: la Ford Mustang del ’67. Non una Mustang qualsiasi però, bensì una Shelby GT350, in condizioni pari al nuovo e pronta a farmi sentire, almeno per 60 minuti, un vero duro come Nicolas Cage.
L’ho ammirata in diverse pellicole ed ho sempre sognato di poterne avere una, ma quelle che vorrei mettermi in garage, hanno prezzo davvero da capogiro e così, un po’ per caso, mi son ritrovato a chiacchierare con l’amico di un amico e salta fuori che ne ha una, perfettamente restaurata e disponibile per regalarmi un pizzico di sogno americano. Non indugio e corro in Svizzera per poggiare le chiappe su quei mitici sedili, anche se per poco, pochissimo tempo.
La Shelby GT350 è un’icona, su questo non ci sono dubbi. Una linea immortale, con quella coda che scende, le prese d’aria a gonfiarne i muscoli sul profilo laterale e quei fari ormai diventati simbolo di una generazione, anzi di un intero Paese. Salire a bordo dal lato guida è già un’esperienza che mi porta indietro nel tempo e nel momento in cui giro la chiave e do vita al V8 da 4.7cc, non riesco a trattenere una risata quasi liberatoria – ce l’ho fatta! I suoi 306 cavalli potrebbero sembrare pochi per gli standard a cui siamo abituati oggi, ma il peso ridotto e la motricità di una tipica vettura di fine anni ’60 la rendono una vera belva da domare. Non ci sono aiuti e non c’è assolutamente nulla tra me e la più pura sensazione di guidare un’auto priva di filtri, buonsenso e razionalità. C’è tanto rumore, odore di benzina, rumore di ingranaggi che si incastrano e sfregano, ed intanto tiro sino a 6000 giri, notando che le prestazioni sono di tutto rispetto, anche con ben 49 anni sulle spalle.
Una delle ore più intense e indimenticabili della mia vita. Un’esperienza che vorrei ripetere per altre ore, giorni, settimane, mesi – se prima ne avrei voluta una, adesso la desidero con tutto me stesso. In questo caso, non è nemmeno servita un’ora per capire che mi sarei innamorato follemente di questa Shelby. I primi 5 minuti sono bastati ampiamente.
Testo di Tommaso Mogge