1920-2020: 100 ANNI DI MAZDA
Testo di Carlo Brema / Foto di Mazda Press
È normale che quando si pensi a Mazda venga subito in mente la piccola, simpatica e divertente due posti cabrio. È normale poiché dal 1989 e attraverso le sue quattro generazioni, la MX-5 è arrivata a vendere ben oltre 1 milione di esemplari, ovvero come se ogni singolo abitante di Napoli ne possedesse una. Provate a immaginarlo, è qualcosa di impressionante. Raggiungendo nel 2020 un traguardo altrettanto importante come il proprio centenario, abbiamo pensato di dare un rapido sguardo a 7 modelli che vale la pena affiancare e prendere in seria considerazione quando si parla del marchio giapponese, alcuni altrettanto rappresentativi, altri meno noti ma che non aspettano altro di essere rispolverati e ricordare che Mazda ha scritto indelebili pagine nel meraviglioso libro dell’automobile.
1967 – MAZDA COSMO I
Un capolavoro di estetica e meccanica. Nel 1967 la Cosmo introduce il motore rotativo nel mondo delle auto di serie, puntando l’attenzione del mondo sul brand grazie ad un funzionamento che mediante un rotore a tre lobi ruota eccentricamente attorno all’albero motore, facendo in modo che il proprio movimento dia energia utile per le fasi di aspirazione, compressione, combustione e quindi scarico. Si trattò di un’invenzione interessante per molteplici aspetti, tra cui migliori prestazioni e un numero ridotto di parti in movimenti che quindi avrebbero diminuito emissioni, vibrazioni e rumorosità.
La Cosmo Sport non è soltanto avanguardia ingegneristica, ma è anche una coupé dalle linee filanti e di gusto quasi europeo, con dimensioni contenute e prestazioni di tutto rispetto garantite da 110 o 128 cavalli e un peso che resta sotto la tonnellata che la spingeva sino a 200 km/h. Ne furono prodotte soltanto 1.176 unità e ad oggi, se mi chiedete di elencarvi 3 fra le auto giapponesi più belle di tutti i tempi, questa è senza dubbio la prima che mi viene in mente.
1969 – MAZDA LUCE R130
Toccò alla Luce R130 consentire a Mazda di entrare nel segmento delle vetture di lusso. Disponibile anche in versione berlina a quattro porte e wagon, la Luce Coupé mantenne il propulsore rotativo a due motori da 655cc ciascuno, erogando 126 cv e sfiorando i 200 orari di velocità massima. Anche in questo caso, seppur con un piglio decisamente più adatto ad una convivenza quotidiana, la Luce R130 metteva in mostra una linea personale e di gran classe, che nella Coupé esaltava le forme morbide e un’innata capacità di accentuare il proprio fascino al pari delle doti dinamiche garantite da un peso contenuto e un motore sempre pronto a mettere a terra la propria potenza.
1973 – MAZDA RX-3
Prodotta in due generazioni dal 1971 al 1978, la RX-3 è stata esportata in tutto il mondo con diversi nomi e motorizzazioni. Quella che interessa a noi – la RX-3 Serie I – veniva offerta con il motore rotativo o con un quasi analogo 4 cilindri in linea, a seconda del Paese di destinazione. In ogni caso e a prescindere dalla carrozzeria disponibile tra coupé, berlina quattro porte o wagon, la RX-3 era un modello pensato per la famiglia, per la quotidianità e che grazie a dimensioni contenute ma una buona abitabilità rispondeva positivamente alle esigenze dei propri clienti. Fu anche prodotta una serie denominata Savanna GT ed esclusivamente destinata al mercato giapponese, con un kit estetico e assetto più sportivo e 125 cv gestiti tramite un cambio a 5 rapporti.
1979 – MAZDA RX-7 I
10 anni prima della nascita della mitica MX-5, Mazda diede vita al primo grande mito della propria storia: la RX-7. Prodotta in 3 generazioni, ci troviamo di fronte ad una sportiva vera, equipaggiata con il caratteristico motore rotativo Wankel che proprio con questo modello si fece apprezzare e distinguere sul mercato internazionale. La RX-7 Savanna divenne subito un’icona amata in Europa e America, grazie a linee spigolose e tutti gli stilemi degli anni 80, come i fari anteriori a scomparsa, il caratteristico lunotto posteriore e una carrozzeria che non lasciava spazio a dubbi: questa Mazda era per veri sportivi e la trazione posteriore ne era un punto esclamativo.
A livello prestazionale, la prima generazione di RX-7 prevedeva l’ormai noto birotore Wankel, con una potenza massima di 105 cv e 147 Nm di coppia. Con i successivi restyling i cavalli aumentarono (115 e 146 cv) e l’estetica migliorata e ammorbidita sino alla sua uscita di produzione avvenuta nel 1985, con ben 450.000 unità vendute.
1989 – MAZDA RX-7 II
La seconda serie fu introdotta a metà del 1989, portando con sé un aggiornamento stilistico che arrotondava le forme, senza per questo snaturare il look che aveva reso la RX-7 un’autentica icona. Fu introdotta anche una variante cabriolet, che nonostante il successo ottenuto non ebbe continuità con la serie seguente. La RX-7 di seconda generazione prevedeva un aspirato da 150 cv, oppure un turbo da 180 o 200 cavalli. Il cambio poteva essere un manuale a 5 rapporti o un automatico a 4, con prestazioni sempre degne di nota. Oggi questa può essere vista come una serie di passaggio tra la prima e la terza, ma a tutti gli effetti ha cavalcato gli anni 80 tenendo il passo della concorrenza europea e americana, con costi minori e un look invecchiato davvero molto bene.
1991 – MAZDA RX-7 III
Celebrando l’importantissima vittoria alla 24 ore di Le Mans, nel 1991 arriva la terza generazione di RX-7. La coupé è un manifesto di armoniosa bellezza e successo ingegneristico, omaggiando l’indimenticabile Cosmo e proiettandosi verso il futuro con una linea che ancora oggi fa voltare teste come nella più tipica tradizione Ferrari. Prestazioni da autentica supercar, con un’evoluzione del rotativo Wankel, 2×654 in grado di erogare 240 e 280 cavalli grazie ad un doppio turbocompressore sequenziale. La RX-7 raggiungeva i 250 orari, ma a consacrarla come la Mazda migliore di tutti i tempi – non me ne voglia la MX-5 – è una guidabilità da far impallidire qualsiasi supercar dal prezzo doppio, se non triplo. Un capolavoro assoluto di cui parleremo più nel dettaglio prossimamente.
1991 – MAZDA MX-3
La MX-3 è un oggetto moderno, ma decisamente lontano da una contemporaneità basata sul downsizing e l’ibridizzazione, soprattutto tenendo in considerazione che si tratti di una compatta dalle dimensioni ridotte. Prodotta tra il 1991 e il 1998, la MX-3 fu commercializzata con 3 diverse motorizzazioni: un 4 cilindri da 1.5cc, un altro 4 cilindri da 1.6cc e un V6 da 1.8cc. Nonostante quest’ultima e insolita variante, l’auto manteneva la trazione sull’asse anteriore, offrendo brio ma non una guidabilità da sportiva pura, aspetto che comunque non penalizzava un utilizzo pressoché totale, rendendola un ottimo prodotto, soprattutto per una clientela giovane.