Tested: Mazda MX-5
Di Antonio Iafelice
La nuova MX-5 è lì davanti a me: ci giro attorno, la guardo, ne osservo i particolari e alla fine ne apprezzo le nuove linee del design KODO che danno l’idea del movimento anche a vettura ferma. I miei occhi continuano a guardarla, mentre la mia testa non riesce a scrollarsi di dosso domande quali: “come sarà da guidare? Ritroverò il feeling di guida tipico delle precedenti MX-5? Mi farà divertire?” Non resisto, devo provarla per dare una risposta alle mie domande, dopotutto sono venuto a Barcellona per questo.
Mi accingo a sedermi al posto guida entrando in un abitacolo che a prima vista potrebbe sembrare quasi compatto, ma che invece non lo è affatto. Da amante delle vetture sportive ammiro la posizione di guida con le gambe distese, gioco un po’ col sedile per trovare la giusta lunghezza dai pedali e reclino leggermente lo schienale del sedile che dalla forma sembrerebbe essere il più ergonomico e confortevole di sempre sulla spider giapponese. Tocco il volante in morbida pelle, dal diametro perfetto e con le classiche tre razze cui ormai la giapponesina ci ha abituato nel tempo, cercando di immaginarmi già alla guida e pregustando un’impugnatura ottimale e che non fa altro che aumentare la sensazione di una posizione di guida a dir poco perfetta. Anche in questo frangente i tecnici giapponesi non hanno tralasciato nulla ed infatti mi fanno notare come sulla nuova ND il sedile sia stato spostato ancora più in basso (come se la MX-5 non fosse già una spider abbastanza bassa!) col risultato di abbassare la seduta di ulteriori 2 cm rispetto alle precedenti versioni.
Personalmente (sono alto 1,77 metri) trovo che l’abitacolo della MX-5 mi sia cucito addosso: al responsabile Mazda che mi ha cortesemente accompagnato alla vettura faccio un cenno come dire “ok, così il posto guida è perfetto!”, lui mi guarda e mi dice “Jinba Ittai!”. Cosa avrà voluto dire?? Lui non risponde, si limita a sorridermi e ad indicarmi la strada da seguire per il test drive. Piccola premessa: per la giornata odierna ho scelto di guidare la MX-5 col motore più piccolo, il 1.5 da 131 cv che su un corpo vettura che vanta un peso a secco di soli 975 kg (ben 100 kg in meno rispetto la versione uscente) dovrebbe garantire già un’ottima base di divertimento sfruttando un vantaggioso rapporto peso/potenza da sempre arma letale della roadster Mazda. Sono emozionato, lo ammetto: con la chiave infilata nella tasca dei jeans premo il pulsante dello start e via! Uscire da Barcellona e dirigersi verso sud non è cosa facile: traffico cittadino e ora di punta non giocano a mio favore, ma è in questo frangente che apprezzo subito la comodità della mia nuova compagna di viaggio e i pregi dell’abitacolo: l’alto livello di artigianalità, la morbidezza della pelle, le precisissime cuciture rosse che donano quel pizzico di sportività in più, la combinazione di diversi materiali tutti piacevoli al tatto e non da ultimo originali spunti stilistici come le parti superiori interne delle portiere colorate nello stesso colore della carrozzeria quasi a voler annullare i confini tra l’interno dell’auto e l’ambiente esterno che la circonda. Non solo: apprezzo l’efficienza del climatizzatore automatico, il suono avvolgente dell’impianto stereo potenziato anche da altoparlanti integrati nei poggiatesta dei sedili, la visibilità del lunotto posteriore in vetro e, non da ultimo, la precisione del navigatore satellitare integrato al centro della plancia nello schermo touchscreen da 7”. Dopo qualche chilometro la coda svanisce ed il preciso navigatore satellitare mi indirizza verso l’autostrada: viaggiare con un filo di gas in sesta marcia a poco più di 2.200 giri/minuto e nel rispetto dei limiti mi fa apprezzare non solo un’ottima fluidità di marcia, ma anche una invidiabile percorrenza media di circa 17 km/l… davvero niente male per una roadster che incarna uno spirito così sportivo!
La MX-5 macina chilometri in autostrada come niente fosse complice una comodità di marcia che non ricordavo sulle generazioni precedenti ed una insonorizzazione più che valida, merito anche della nuova capotte che, pur essendo la più compatta di sempre tra quelle adottate nelle quattro generazioni, si rivela essere anche la più curata ed insonorizzata mai vista su una MX-5 con un taglio di circa il 40% della rumorosità grazie ad una nuova copertura di testata e ad un pannello di alluminio fluttuante in movimento! Mentre sto apprezzando la comodità di marcia della MX-5 ne approfitto per godere anche del bellissimo panorama che contraddistingue il paesaggio a sud di Barcellona caratterizzato da verdi colline alla mia destra e dal blu profondo del mare alla mia sinistra. L’ottima insonorizzazione è interrotta lievemente solo dal ticchettìo della pioggia e dal suono vellutato e mai troppo invadente del 1.5. Piccola parentesi “romantica”: se aprite il cofano della MX-5 vedrete come il nuovo motore sia completamente a vista, senza le coperture in plastica che ormai hanno tutte le vetture odierne! Ad un tratto la pacata voce del navigatore satellitare mi invita ad uscire dall’autostrada per imboccare una percorso che mi porterà nelle verdi colline dove certamente potrò saggiare le qualità stradali più sportiveggianti della nuova nata dagli occhi a mandorla. Non piove più, apro la capotte, spengo lo stereo, impugno il bel volante con le mani nella classica posizione delle “9e15” e con gli occhi punto il grande contagiri posizionato al centro della strumentazione analogica: davanti a me solo un lungo nastro di asfalto dritto che mi invita a dar vita a tutti i 131 cv presenti nel cofano della MX-5. Non ci penso due volte: prima marcia dentro, tiro velocemente su la frizione, pedale del gas giù con violenza e la mano destra che cerca subito la corta e piccola leva del cambio per snocciolare in rapida successione quante più marce delle sei disponibili! Sarà per il suono leggermente rauco emesso dal 1.5, sarà per il vento, ma la MX-5 sembra più rapida nell’arrivare ai 100 km/h degli 8,3 secondi dichiarati. Il risultato della prima accelerazione “violenta” è una piccola smorfia di sorriso che conferma la bontà del nuovo motore 1.5 dotato di tecnologia SKYACTIV ad iniezione diretta di benzina e caratterizzato da un elevato rapporto di compressione (13:1), doppia fasatura di distribuzione sequenziale e sistemi di aspirazione e scarico più leggeri e compatti.
Quello che colpisce di più del 1.5 è la sua regolarità nel salire di giri coadiuvato anche dall’ottimo cambio a 6 rapporti. Il vantaggio è di poter sfruttare un’erogazione così lineare per pennellare tutti i tipi di curve giocando con il pedale del gas: l’erogazione è talmente fluida dai 1.500 ai 4.800 giri/minuto che è un divertimento assoluto giocare con il perfetto sincronismo che c’è tra il motore ed il cambio. Nella nuova MX-5 il motore è stato posizionato più in basso di ben 13 mm ed inclinato all’indietro verso l’abitacolo di 15 mm in modo tale da consentire una perfetta ripartizione dei pesi tra i due assali a tutto vantaggio della dinamica di guida. Al pari di motore e cambio, anche carrozzeria e telaio sono figli della tecnologia SKYACTIV: entrambi, grazie all’utilizzo di materiali come l’alluminio ed acciai ad alta resistenza, sono più rigidi per aumentare la sicurezza ed allo stesso tempo più leggeri rispetto al modello uscente in modo tale da aumentare le prestazioni e la godibilità delle stesse. Anche le sospensioni sono tutte nuove e prevedono un doppio braccio oscillante all’anteriore e uno schema multilink al posteriore. Il risultato di tutta questa nuova tecnologia è una vettura che nel misto veloce rivela tutta la sua agilità: ben piantata a terra, la MX-5 non si scompone mai in maniera evidente, entra in curva decisa al solo impostare la traiettoria ottimale con piccoli ma decisi impulsi al volante, si appoggia sull’anteriore puntando il centro curva con un beccheggio ed un rollio mai invasivo e fila via dritta in accelerazione. E’ un continuo di movimenti veloci in cui la mano sinistra governa un volante molto diretto ed assistito per la prima volta in maniera elettrica e la mano destra “gioca” con la piccola leva del cambio (solo 40 mm di escursione!) sfruttando soltanto movimenti secchi e veloci che in men che non si dica permettono di passare da una marcia all’altra.
La MX-5 mi dà molta confidenza: mi spingo oltre per vedere fino a che punto il divertimento di guida è garantito. Su strada chiusa al traffico disattivo il controllo di trazione per valutare il grado di risposta più sincero della MX-5 e scopro con piacere che continua a non tradirmi e mi porta indietro nel tempo, alla primissima versione che non aveva nessun controllo di stabilità, e mi fa godere appièno del motore, del telaio e della guida senza filtri. I tornanti che si inerpicano sulle colline ricche di vegetazione a Sud di Barcellona fanno da teatro a quell’incredibile divertimento di guida che è sempre stato il cavallo di battaglia della roadster di casa Mazda. Mi viene sempre più istintivo arrivare con una buona velocità in curva, pestare sul pedale del freno sapendo che la MX-5 non mi tradirà, “buttare” dentro l’anteriore con decisione, toccare il punto di corda esatto per poi riaccelerare in maniera decisa: è proprio qui che il divertimento tocca il suo apice con un leggero e progressivo scodinzolare della coda verso l’esterno ed io che istintivamente controsterzo come se fosse la cosa più naturale del mondo! Lo faccio una volta, due, tre… ci prendo sempre più gusto perché la MX-5 non ha reazioni imprevedibili e soprattutto perché mi dà l’impressione che io sia il solo a governare tutto: coinvolgimento è la parola giusta per descrivere questa simbiosi tanto è stupefacente la velocità di reazione della MX-5 ai miei pensieri! Mentre ripenso a questa “sensazione magica” arrivo al termine della mia prima giornata trascorsa a guidare la MX-5: ad aspettarmi in un caratteristico ristorante vista mare ritrovo il responsabile Mazda che la mattina mi aveva consegnato le chiavi del mio gioiellino. Lo ritrovo con lo stesso sorriso con cui mi aveva salutato dicendomi “jinba Ittai!”. Neanche scendo dalla MX-5 che mi dice: “allora hai capito cosa vuol dire jinba Ittai??” Leggendo il sorriso anche sul mio volto dopo aver “strapazzato” la mia MX-5 Arctic White, il responsabile Mazda anticipa la mia risposta: “Il telaio e la scocca della nuova ND sono stati progettati per offrire all’utente maneggevolezza ed agilità di riferimento oltre ad una confidenza ineguagliabile per una piccola sportiva. Questa ND è stata concepita per essere un’appendice del pilota e per garantire un’esperienza di guida tale da catturare qualsiasi guidatore. E’ questo lo speciale rapporto che Mazda chiama “Jinba Ittai”, un termine giapponese che si riferisce al legame fra cavaliere e cavallo che nella tradizione degli arcieri giapponesi sono una cosa sola. In poche parole: tu pensi e lei lo fa!”. E’ questa la sensazione magica che ha da sempre contraddistinto la Mazda MX-5 e che su quest’ultima versione ha raggiunto la sua massima espressione regalandomi tanto divertimento alla guida e molti sorrisi sul volto!
L’entusiasmo dopo le prime 24 ore a contatto con la ND è tanto e la curiosità di scoprire sempre di più non mi ha abbandonato neanche un po’: dopo la 1.5 voglio guidare la MX-5 nella sua veste più sportiva, ossia la versione 2.0 da 160 cv che oltre ad avere 29 cv in più è dotata anche di un assetto più rigido. La MX-5 nella sua declinazione più potente mi aspetta davanti l’hotel: è Blue Reflex Mica, davvero una bella tonalità di blu che quasi contrasta col cielo plumbeo con cui mi risveglio e che sovrasta una Barcellona ancora silenziosa.
La voglia di scoprire le differenze con la versione 1.5 mi divora e in men che non si dica mi fiondo sulla “mia” nuova MX-5 questa volta in direzione nord di Barcellona. Bastano solo pochi chilometri per farmi rendere conto che la 2.0 ha un’erogazione diversa dal 1.5: è più corposa fin da subito vantando una maggior coppia di circa 50 Nm a quasi 200 giri/minuto di meno ed è meno lineare nella progressione mostrando un picco di coppia subito tra i 2.000 ed i 3.000 giri seguito da un salire di giri che si fa più lineare col girare in alto. In effetti l’esatto secondo in meno rispetto alla 1.5 (7,3 contro 8,3) necessario per coprire lo 0-100 km/h è tutto qui: la diretta conseguenza di un’erogazione un po’ più violenta ai bassi regimi associata ad un rapporto peso/potenza (160 cv per 1.015 kg) leggermente migliore della versione 1.5. In virtù di queste caratteristiche e coi controlli di trazione disattivati quando si schiaccia giù tutto il pedale del gas il posteriore della MX-5 scappa via un attimo prima ed in maniera un pochino meno progressiva della sorella minore. Questa tendenza viene amplificata ancor di più dall’arrivo di una leggera pioggia che però rende l’asfalto scivoloso quanto basta per mettere in evidenza maggiormente sia le velleità sportive della versione più potente della spider giapponese che l’intervento del differenziale a slittamento limitato presente sulla vettura con allestimento Sport. Proprio in questa configurazione la MX-5 mette in luce un comportamento di guida leggermente più nervoso rispetto alla 1.5 standard provata 24 ore prima a causa della presenza di una barra duomi all’anteriore, di sospensioni irrigidite Bilstein al posteriore e di cerchi in lega da 17” (anziché i 16” della 1.5). Su strada le sospensioni sportive copiano sempre in maniera estremamente precisa il fondo stradale, ma proprio in virtù di un assetto più rigido e di gomme più larghe trasferiscono qualche vibrazione in più al volante e risultano essere più secche nel loro funzionamento, inevitabile prezzo da pagare per una guida più sportiva e meno turistica. Per questo la 2.0 va guidata in maniera leggermente più fisica della 1.5 per godere appieno del suo assetto più sportivo e del suo carattere più tagliente anche se sulle strade di tutti i giorni sacrifica quell’ottimo compromesso tra dinamica di guida eccellente e confort che mi avevano positivamente colpito sulla 1.5.
A questo punto voi mi chiederete: è meglio la 1.5 o la 2.0? Risposta: non esiste una migliore dell’altra, dipende tutto da cosa cercate nella roadster giapponese. Quello che mi preme sottolineare è che la MX-5 originaria non è nata per essere un’auto da corsa e la stessa cosa dicasi per la nuova generazione. Sicuramente Mazda ha voluto offrire ai propri clienti due punti di vista differenti quanto a dinamica di guida su quella meraviglia che è la MX-5, ma senza mai perdere di vista l’obiettivo principale, ossia migliorare un’icona senza pregiudicarne l’essenza che l’ha resa così popolare fino ad oggi! Come i tecnici Mazda siano riusciti in questa sfida me lo dice uno dei responsabili del marchio di Hiroshima presenti all’evento, che accogliendomi dopo il test drive mi fa notare che il motto per la progettazione della nuova nata è stato fin dall’inizio del progetto della ND “innovare per preservare”. Nell’ideare la nuova ND è stato fondamentale preservare i punti di forza che da sempre hanno decretato il successo della Mazda MX-5 e che l’hanno resa “la roadster dei record” con più di 950.000 esemplari venduti: peso leggero, motore anteriore e trazione posteriore, design senza tempo, prestazioni vivaci, dinamica di guida coinvolgente, ottima qualità e prezzo competitivo. Ma il preservare è stato solo il primo passo: la sfida più grande con la nuova ND è stata quella di innovare sfruttando le nuove tecnologie per far si che anche la quarta generazione potesse incarnare lo spirito delle sue antenate senza abbandonare le caratteristiche vincenti di cui sopra e mostrandosi sempre una vettura al passo coi tempi. Ad esempio la ND è la MX-5 con la cilindrata più bassa che sia mai esistita (1.5) eppure coi suoi 131 cv è più potente della precedente. La nuova ND pur essendo nata a più di 25 anni di distanza dalla NA pesa soltanto qualche chiletto in più pur portando in dote numerosi equipaggiamenti per il confort e la sicurezza.
La ND in definitiva è sempre divertentissima da guidare, va più veloce, consuma di meno, è più sicura, è tecnologicamente avanzata e riduce come non ha fatto mai le emissioni inquinanti dimostrando di essere una vettura decisamente efficiente! Ecco il segreto vincente della nuova MX-5: partendo dai suoi già citati punti di forza è riuscita nell’intento sia di restare uguale a se stessa nell’arco di 25 anni e sia di evolversi tecnologicamente senza mai intaccare per questo la sua natura. Scegliere la 1.5 o la 2.0 è un discorso di preferenza personale legato al tipo di guida che vi piace di più: quello che non cambierà mai è il sorriso che vi lascerà la MX-5 quando la guiderete. Personalmente la nuova MX-5 non è solo una roadster divertente da guidare e con una lunga tradizione alle spalle… è molto di più: se dovessi trovarle una definizione dopo averci trascorso 48 ore assieme, mi piacerebbe pensare a lei come un’auto per cui valga sempre la pena trovare una scusa per guidarla il maggior tempo possibile.