Tested: Porsche Panamera Diesel
@thespeedbusters
THE ULTIMATE DRIVER’S SALOON?
Testo di Alessandro Marrone
Foto di Jay Tomei – Gian Romero – Davide Carletti
Circa un mese fa, mi sono trovato alle prese con un motore diesel tutt’altro che trascurabile (BMW M550d, vedi ACM #35) ed ho cominciato una attenta riflessione personale, che mi ha portato alla conclusione che il confine tra prestazioni e fruibilità quotidiana sia veramente molto sottile. Un confine che soltanto sino ad una manciata di anni fa era invece netto e delineato da tutta una serie di fattori che rendevano le auto con motori a gasolio utili e indicate soltanto per i lunghi viaggi e per limitare i consumi; nessuno avrebbe mai azzardato a scegliere un diesel, quando nel suo cuore batteva l’amore per la guida sportiva e per un bel rombo. Quella coppia disponibile subito e per poco tempo, in una scala di giri sempre troppo corta, quel rumore fastidioso che faceva storcere il naso ed una manutenzione ordinaria e straordinaria più costosa rispetto ad un benzina, erano alcuni tra i principali motivi che catalizzavano i petrolheads verso un più classico motore benzina. Le cose sono però cambiate e mi riferisco a quella manciata di auto che sotto al cofano hanno il risultato di una serie di anni di sviluppo e test nel mondo reale, a suon di centinaia di migliaia di chilometri. In questi termini, accetto volentieri un’Audi, una BMW o una Mercedes, ma quando due alfieri della sportività e del lusso come Porsche e Maserati hanno deciso di “passare al lato oscuro”, non nego di aver storto il naso e di essermi interrogato più volte su quale fosse la necessità di avere uno stemma blasonato affiancato a quel carburante “sporco”. Come quando ti trovi di fronte ad un piatto mai assaggiato prima, la cosa migliore per valutarlo è proprio assaggiarlo. Soltanto a quel punto, boccone dopo boccone, potrai capire se è oggettivamente valido e se soggettivamente ti appaga. Ecco perché ho portato la Panamera diesel ovunque, alla ricerca dei suoi punti deboli e dei suoi punti forti, con quel costante pensiero che non mi sarei trovato alle prese con la classica ed impeccabile Porsche. Sbagliavo, perché è riuscita a sorprendermi giorno dopo giorno e ad instaurare con me un rapporto tale da prendere quelle convinzioni che avevo e gettarle all’aria come al passaggio di un tornado. In due settimane, ho quindi divorato quel piatto, leccandomi anche le dita. Ecco come:
Part 1 – Overview
Non voglio negarlo, tutt’altro: sono sempre stato un sostenitore della Panamera. A differenza di tutti quelli che l’hanno sempre giudicata come un ippopotamo con i tacchi a spillo, sin dal primo giorno in cui ho visto gli sketch dei designer, ho sperato che arrivasse alla produzione, e quando si è concretizzata il mio animo di appassionato né è rimasto più che soddisfatto. Quelle linee morbide che davanti e dietro ricalcano alla perfezione le immortali forme della 911, quell’abitacolo al tempo stesso lussuoso e sportivo, che (la prima della famiglia) presentava un tunnel centrale tutto nuovo, tempestato da una miriade di pulsanti, e finalmente lo spazio per condividere una Porsche con più di una persona e con un bagagliaio capiente per essere utilizzata al momento delle vacanze o dei nostri amati road trip. Ovvio che, come tutti, sia sempre stato incline alla versione Turbo, e poi alla GTS, ma testata la bontà di un potente V8 benzina, non restava altro che capire se comprare una Panamera diesel fosse una scelta intelligente, oppure no. Ecco perché ho chiamato in causa la versione V6 da 3.0cc, aggiornata ed in grado di erogare 300 cv. Non trattandosi di un test che si basa sulle emozioni e sulle sensazioni alla guida, perlomeno non come primo approccio, ho sfogliato attentamente la scheda tecnica e notato che sotto al cofano (e sotto alla copertura in plastica) c’è una sola turbina e quindi, trovarsi di fronte ad un monoturbo che ha a che vedere con 100cv/litro è già qualcosa di insolito, soprattutto in un periodo in cui si diminuisce di cilindrata, si ficcano due (o tre) turbine e si cerca di spremere al massimo coppia e potenza, a volte perdendo di vista la voce consumo carburante, che su una berlina a gasolio, deve invece essere all’altezza di un utilizzo intensivo. Ovviamente si tratta del nuovo modello e quindi il gruppo ottico posteriore è quello rinnovato, a mio avviso ancora più convincente di quello precedente. Osservandola di tre quarti non vi renderete conto delle sue dimensioni, ma guardatela di lato e capirete che avrete a che fare con un vero peso massimo: 1.900kg di peso (senza persone e bagagli a bordo) e 5 metri di lunghezza, in grado di ospitare comodamente 4 persone e le valigie per un mese di vacanza. Il cambio è automatico ed ha 8 rapporti, pulsanti sul volante che non sono il massimo (preferisco i paddle), ma a onor del vero, trattandosi di un variatore, non vi accorgerete dei cambi di marcia, a tutto vantaggio di una guida confortevole, soprattutto in modalità normale.
Part 2 – La Vita a Bordo
Non è ancora tempo di giocare con l’elettronica, e percorro i primi 850 km di autostrada senza mettere mano a quei pulsanti che su una versione benzina mi avevano permesso di giocare con questa bestia di due tonnellate, quasi come se fosse una maxi 911. Il traffico fuori Milano è tremendo; c’è anche un incidente e poi un altro, pioggia, nevischio e nebbia (mancavano solo gli alieni). Una situazione simile l’avrei definita infernale, soprattutto al volante di una qualsiasi altra vettura, ma nell’abitacolo della Panamera mi sento perfettamente a mio agio. L’aria condizionata riscalda l’abitacolo ed anche i sedili in pelle rendono il clima interno totalmente opposto a quello fuori, la radio da voce agli AC/DC e sarei pronto a macinare chilometri su chilometri, grazie anche ad un serbatoio grosso come un’autocisterna e ad un consumo ridotto all’osso (nei tratti più liberi, a codice, ho segnato addirittura i 6 l/100km). La sera, guidando lungo la strada che porta verso casa, noto che l’ingombro è notevole: a volte rallento più del solito e l’orologio analogico in mezzo al cruscotto riflette sul parabrezza. Poco importa, sono pronto a risalire a bordo, perché a questo punto, la voglia di scoprire di più su questo 3.0 diesel è diventata un’autentica necessità. Il giorno dopo percorro meno strada, ma porto la Panamera per qualche primo scatto fotografico verso una strada con qualche curva divertente: per arrivare a destinazione attraverso città, paesi, una pittoresca strada costiera e qualche km di montagna/collina. Il cambio automatico Tiptronic fa il suo dovere e, tenendo il più possibile le marce alte, non mi fa intervenire manualmente in nemmeno un’occasione. La rumorosità è nulla: a parte la perfetta insonorizzazione dell’abitacolo, pensate che a freddo, al mattino presto, avviando il motore, sembra di aver messo in moto un benzina e questo è un punto decisamente importante che mi preme sottolineare. Diciamo che se non ci fosse la scritta “diesel” sul passaruota anteriore, nessuno saprebbe che siete dei “porschisti alternativi”. Ecco quindi la prima occasione per farmi due domande e capire che più che un test, questo è un vero e proprio esame, quasi a voler trovare una falla, un difetto ad un’auto che giorno dopo giorno mi conquista come se fosse una di quelle sportive che di star ferme proprio non ne vogliono sapere. Layout insolito per una Porsche, motore anteriore e trazione posteriore (meno peso rispetto ad una integrale) che gestisce senza problemi i 300cv a disposizione. Ma facciamo i puntigliosi e analizziamo la curva di coppia di questo motore VW, già visto sulla ottima A6 Allroad. A 4500 giri siete a limitatore, ovviamente, ed a 4000 si dispone della massima potenza; la coppia, invece, di addirittura 650Nm fa capolino già dai 1750 giri e resta lì sino ai 2500, dando una spinta apprezzabile anche da chi è abituato a qualcosa di più violento. Vi preme al sedile anche se per una frazione di tempo più breve rispetto a quella dell’accelerazione su un benzina, ma non appena il Tiptronic sale di marcia rieccola lì a dare manforte alla costante e continua progressione di questo peso massimo. In modalità “Normal” sarà più gentile, mentre in “Sport” il pedale dell’acceleratore sarà più sensibile e le cambiate saranno più veloci, ma soprattutto la centralina insisterà con i rapporti più bassi, in modo da disporre di più giri per un eventuale sorpasso. A seconda della strada, ed a prescindere dalla modalità di guida che si sceglie, si possono poi regolare le sospensioni e quindi limitare il rollio in curva o un più facile sbilanciamento dei pesi, dovuto ad un repentino cambio di direzione, magari in una S veloce. Questo mi accende una lampadina: un proving ground ideale sarebbe il mio amato Col de Turini. Del resto, quale posto migliore per portare una berlina da 2 tonnellate e capire se la vena sportiva di Porsche sia davvero rimasta? “Do or Die”, e non mi riferisco al fatto di finire giù da un tornante, bensì al fatto che se si comportasse bene in un ambiente simile, così lontano ed ostile ad una guida sostenuta per un’auto del genere, ragazzi, ci dovremmo tirare giù il cappello e dichiarare amore incondizionato.
Parte 3 – Col de Turini
Detto, fatto. Con fidanzata e fotografo al seguito, ci inerpichiamo su verso uno dei colli più mitici e pittoreschi d’Europa, tanto caro agli amanti del motorsport (tappa storica del Rally di Montecarlo), quanto a noi di Auto Class (tappa fissa per il nostro evento dinamico principale). Sembra incredibile che un luogo apparentemente così incontaminato, immerso tra roccia e strisce d’asfalto, possa essere teatro di epiche battaglie al limite del millesimo di secondo ed attirare migliaia di fans deliranti. Con un passo differente, cominciamo la nostra salita, ovviamente in modalità “Sport Plus”, che attenua il controllo trazione e rende le cambiate ancora più rapide rispetto a prima. Il primo tratto è quello che porta sino a Sospel ed è più largo e con curve più veloci che permettono alla grossa Panamera di entrare ed uscire con un posteriore che allarga leggermente, ma viene subito ripreso non appena si pesta sul gas, in uscita di curva. Lo sterzo è morbido e preciso, ma in condizioni di curve ravvicinate si patisce la necessità di sterzare parecchio, molto di più rispetto a quello di una classica sportiva. Bisogna lavorare tanto e mantenere sempre lo sguardo sulla strada, dato che gli angolo smussati del muso e dei fianchi non trasmettono con la massima precisione gli ingombri della carrozzeria. Il cambio, in modalità manuale, compie il suo sporco lavoro, ma continuo a non amare i cosiddetti “bottoni” del Tiptronic, soprattutto quando in curva e con il volante girato di oltre 90° vai a cercare il + per aumentare di marcia ed invece premi il – e scali. Detto questo, il passo è notevole e la strada dopo Sospel comincia a farsi più stretta e ripida. Qualche sosta per permettere al fotografo di immortalare la nostra scalata a base di gasolio e si riparte, ansioso di scoprire qualcosa in più sul limite della Panamera diesel. Arrivano i tornanti ed i freni sono sempre fantastici (forse fin troppo potenti, soprattutto in uso cittadino), non patiscono il minimo fading, nonostante vengano sollecitati parecchio tra un tornante e l’altro. A metà curva, buttando giù il gas, permetti al posteriore di allargare con più prepotenza e noto un ottimo bilanciamento dei pesi, dove il muso viene ficcato esattamente dove vuoi che vada. Mi sento quasi colpevole ad obbligare una berlina nata e pensata per essere utilizzata senza gravare al bilancio famigliare a causa di un consumo spropositato, proprio come se fosse una Lotus, sempre pronta a essere scannata su strade come queste, ma devo farlo in nome della ricerca, per capire se in Porsche sono veramente riusciti ad avvicinarsi o addirittura oltrepassare quel limite che ci fa vivere con un pesante e fastidioso paraocchi. Può una berlina da 2 tonnellate, alimentata a gasolio, essere a suo agio in un contesto simile, soddisfare e soprattutto divertire? Ci sta riuscendo alla grande. I 300 cavalli non sono poi così tanti, soprattutto per un peso simile, ma è la coppia che gioca un ruolo fondamentale, proprio perché con dei rapporti (logicamente) così corti, è sempre lì pronta ad aiutare a schizzare in avanti il cavallino di Stoccarda. Che colpo ragazzi, tutte le ottuse convinzioni stanno svanendo e l’arrivo in cima al Turini è la nostra area di sosta. Dopo aver salutato i nostri amici del ristorante che ci ospita ad ogni “Turini Tour”, riprendiamo la marcia in direzione Lucérame, ma come tutti sapete, la salita è sempre migliore della discesa. Il poco traffico agevola e regala un’altra dose di divertentissima guida e per la maggior parte del tempo dimentico completamente di guidare un’auto a gasolio. Non vogliatemene, sembrerò ripetitivo, ma era un po’ come convincere Cristoforo Colombo che aveva davvero scoperto l’America e non era semplicemente attraccato in India. Un nuovo mondo è davvero alla portata di più persone, che non devono più rinunciare ad un marchio blasonato e ad uno spirito sportivo, per poter ogni giorno recarsi al lavoro, magari percorrendo chilometri e chilometri di autostrada. Do un po’ di respiro ai freni e diminuisco l’andatura, mentre scendendo a Nizza ci dirigiamo verso la base, a Monaco.
Parte 4 – Tiriamo le Somme
Entrando nel Principato, le teste dei passanti smettono di voltarsi rispetto a prima ed il look abbastanza sobrio della Panamera calza a pennello per le vie di uno dei più pazzeschi concentrati di supercars al mondo. Qui ci aspetta l’ultima tappa odierna, prima di andare a casa e far riposare la Panamera per almeno un giorno, giusto il tempo di buttare su carta le impressioni di oggi a caldo e poi guidarla ancora ed ancora. Si, perché ha proprio creato una sorta di affinità, come quella che solitamente riesce a vetture sportive e carismatiche come Cayman e 911. Ma senza rinunciare allo spazio o alla comodità di marcia, nessuno scarico rumoroso o assetto troppo rigido. Non è un compromesso, lo voglio sottolineare: la Panamera diesel, e parlo di questo specifico modello che dispone di circa 50 cv in più rispetto alla precedente motorizzazione, sa fare bene tante cose, avendo come obiettivo il doppio lavoro di gran turismo e compagna quotidiana. I consumi sono gestibili da un qualsiasi portafogli (attenzione nel momento di fare il pieno, il serbatoio è un pozzo), i costi come assicurazione e bollo anche, e non fatevi spaventare dai 6 numeri del prezzo di cartellino: stiamo pur sempre parlando di una Porsche. Una Porsche che potrete usare tutti i santi giorni ed in tutte le occasioni, proprio come un paio di Hogan; o le amate o le odiate, ma se ne avete un paio, sapete di poterle usare con un jeans o con un abito e staranno sempre bene. Questo è il punto chiave di quest’auto eccezionale. Sa divertire e mettere il posteriore di traverso come una sportiva di razza, ma non conoscerete a memoria i distributori attorno a casa vostra. È comoda per quattro persone ed ha uno degli abitacoli migliori sul mercato, dove ogni tasto ha una precisa funzione e diventa quindi nettamente più semplice ed intuitiva di molte sue concorrenti che inglobano in un solo manopolone una miriade di funzioni, risultando troppo complicate. Il navigatore è preciso e lo potete anche avere nel display digitale, parte integrante della strumentazione a cinque elementi dietro al volante. E poi, lo spauracchio della rumorosità di marcia o in stazionamento, che qui non esiste. A questo punto, preferire una Panamera S a questa diventa una mera questione di accelerazione e sound, da rimandare a pure esigenze o gusti personali. Personalmente la vedo come una delle migliori scelte che possiate fare, dato che viaggia come un potente benzina, sa divertire e beve meno di un astemio.
E poi, parliamoci chiaro, è pur sempre una Porsche! E lo è a tutti gli effetti: chiedete a chi si è fatto un centinaio di tornanti su e giù per il Turini.
PORSCHE PANAMERA Diesel (2013-2015)
Layout – Motore anteriore, trazione posteriore
Motore – V6 cilindri 2.967cc – turbo
Trasmissione – cambio automatico a 8 rapporti
Potenza – 300 cv @ 4000 rpm
650 Nm @ 1750-2500 rpm
Peso – 1900 kg
Accelerazione – 6 sec.
Velocità massima – 259 km/h
Prezzo – da € 100.000