Quella Voglia Di Guidare….
Dicono che se, una volta posteggiata, non ti volti a guardare la tua auto, hai scelto il modello sbagliato. Vero, anzi verissimo, ma personalmente credo anche che se mentre la guardi non ti ispira violenza, si tratti di un semplice mezzo di trasporto. Alcuni di noi vedono infatti la propria automobile come uno strumento di divertimento, quell’ancora di salvezza che ci trascina via dalla ruotine quotidiana, in un mondo fatto di odore di benzina e rumore di gomme che stridono, provando in tutti i modi di far presa sull’asfalto. A noi basta poco per essere felici, l’auto giusta e la strada giusta. Avvicinarsi alla propria sportiva e percorrerne le linee con lo sguardo, assaporare la corona del volante e proiettarsi laggiù, dove poco dopo saremo concentrati con lo sguardo che si rimbalza dal tachimetro alla serpentina di asfalto di fronte a noi. Possiamo chiamarle emozioni, ma sono le più profonde sensazioni che differenziano una giornata come tante da una giornata che entrerà di diritto nel nostro personalissimo album dei ricordi. Alcune auto ti ispirano cattiveria e sai che vogliono essere maltrattate – dovrai pestare forte sul freno come sulla frizione, dimostrando di essere il “maschio alfa” e guadagnare la sua fiducia – ci sono auto che richiedono attenzione, magari per una meccanica più delicata, mentre altre ti aiutano ad essere più bravo di quanto in realtà tu sia davvero, attraverso cambiate fulminee e dispositivi elettronici che ottimizzano la coppia, la trazione, e così via.
Poco importa se poggi il sedere sul sedile di una Ferrari F40 o di una Lotus Elise da 122cv, poiché quel che conta sono i brividi che la tua schiena prova in quei momenti in cui spegni il contatto con il mondo esterno e ti butti a capofitto nello stomaco di quel dragone fatto d’asfalto. Un susseguirsi di curve, panorami che si aprono, burroni che pericolosamente fanno capolino a bordo strada e quelle gallerie che fungono da cassa armonica per un concerto suonato da V8 arrabbiati. Ti ci butti a pesce come se avessi avuto una visione, apri i finestrini, il tettuccio e drizzi i timpani, con la speranza che dopo quella curva ci sia ancora modo di violentarti l’udito. C’è sempre voglia di una giornata di guida simile, c’è sempre tempo per sentirsi vivi. Se quando poi ti volgi a guardare la tua auto, una volta posteggiata, non le sorridi maliziosamente, non hai fatto abbastanza.
Testo di Alessandro Marrone
Foto di Techart