Testo di Alessandro Marrone
Foto di Federico Frachesen
Se siete il tipo di persone che scoppia in lacrime guardando “Bambi”, lasciate perdere. Questa Skyline non è adatta alla PlayStation generation, non è mica acqua e zucchero – è uno shaker di vitamine e ormoni da buttare giù tutto d’un fiato – o ti ammazza o ti rende uomo. Godzilla, quell’R35 che conosce la maggior parte delle persone (perlomeno in Europa), ha la fama di avere prestazioni degne di un aereo da caccia, accoppiate ad un approccio di guida sicuro, grazie anche alla trazione integrale ed ai mille controlli elettronici. Ma la R32 è una frustata alla schiena, ti fa smettere di frignare e ti obbliga a prendere la situazione di petto, altrimenti ti schiaccerà inesorabilmente, non come fa una muscle car americana, ma come ci si aspetta da una coupé con trazione posteriore ed una forte, fortissima inclinazione per il sovrasterzo. Se non sarete finiti per diventare ornamento per qualche muretto, significa che siete riusciti a domarla ed a quel punto la “drifting mania” avrà già preso il sopravvento su di voi, cercando in tutti i modi di annullare la vostra vita sociale. Mentre i vostri amici saranno al cinema, a sorseggiare un aperitivo o in giro per ragazze, voi sarete avvolti da una nuvola di fumo, prendendo un tornante dopo l’altro come se non ci fosse altro modo per salvare il mondo – se poi il vostro giardino di casa è qualche passo dolomitico, ogni scusa è buona per violentare le gomme posteriori.
È così che conosciamo Michele, appassionato di quella guida più vera, pura ed intima che sta conquistando sempre più giovani, che comprendono meglio i racconti dei loro vecchi, quando ci si eccitava per un controllo in extremis, piuttosto che per una curva di coppia o per la forza G esercitata in curva. Al diavolo il comfort, al diavolo i doppia frizione, qui c’è un buon vecchio cambio manuale a 5 rapporti da governare con la mano sinistra, dato che il posto guida di questa Skyline è a destra. Avete letto bene, Michele ha scelto una Skyline R32 GTS, che per i profani del genere è una GTS 2.0cc del 1992, due porte e la trazione sull’asse giusto, quello posteriore. Ovviamente ha dovuto imparare a convivere col fatto di avere un cockpit come mamma l’ha fatto, ma dopo aver preso la mano con gli innesti delle marce, il gioco è fatto. Poche ma mirate le sue modifiche, che riguardano soprattutto una nuova turbina, la rimozione del sistema che permetteva a tutte e quattro le ruote di sterzare (il sistema HICAS) ed un leggero upgrade di potenza, che ferma la cavalleria attorno ai 240/250 cavalli. Il 6 cilindri ha una voce pazzesca, un sound godurioso che crea elevata dipendenza, e con il peso della vettura che non supera i 1300kg – bé questo si traduce in una maligna voglia di far salire l’ago del contagiri, con una coppia di circa 280Nm, già disponibile ad appena 3200/3500 giri. Ecco perché Michele adora ammazzare moscerini con le fiancate, dove ogni curva stravolge le leggi del punto di corda e traiettoria, ed appare utile soltanto come una striscia di asfalto da spolverare in spazzolata, con uno sterzo preciso e comunicativo ed una trazione che ti consente di buttare muso e coda precisamente dove avevi in mente. La R32 è la droga migliore del mondo – ed eccola ruggire, borbottare, fare fiamme e scoppi come se si dovesse festeggiare il carnevale di Rio, ma in realtà si tratta di una ragazza dagli occhi a mandorla che non incute affatto il timore che in realtà dovresti provare quando hai la portiera aperta e la sua chiave in mano.
Il turbo soffia e la voglia di spingerti oltre i limiti diventa una vera e propria necessità fisiologica, ma per Michele certi segreti sono diventati un prezioso bagaglio di esperienza e non potrebbe desiderare di meglio. Ma poi l’avete vista? Con quel lungo abito nero, e quella linea che la fa sembrare KITT catapultata nel mondo di Mad Max. Lo spoiler è grande quanto basta, non deve urlare al mondo proprio un bel niente, preferisce i fatti alle parole, preferisce schiantarti al sedile e stupirti, invece che raccontare la sua storia nel motorismo manga. Le auto italiane hanno un cuore che batte, quelle tedesche sono delle perfette armi di distruzione, le inglesi trasudano passione e storia, mentre le giapponesi, come le americane, ti danno quel briciolo di follia che fa sorgere il sole in ogni nostro giorno, ma la R32 sa fare bene anche le curve, sia di traverso che disegnando una traiettoria da manuale. Lo fa con l’umiltà di una linea sobria, lo fa esattamente come ti aspetti, senza deludere. Mai.