Enrico Nardi: The Man Behind The Engineer
Edited by Vita di Stile
Testo di Alessandro Civardi
Sarà capitato anche a voi, di sentir pronunciare, in riferimento ad un grande pilota, la locuzione “campione del volante” e forse, lì per lì, non ci avrete fatto caso, ma tale definizione è decisamente appropriata, in quanto sottolinea la grande importanza del medesimo.
Esso è, forse, la componente più importante di un’automobile, poiché dà corpo allo stile di guida, che “nasce” come idea nella mente del pilota; non a caso Juan Manuel Fangio (cinque volte campione del mondo) lo descrisse sinteticamente come “sublimazione mentale”.
Parlando di automobili e di volanti non possiamo non parlare di una delle aziende leader nel settore, ossia Nardi-Personal, ma la storia di questa azienda è legata anche a quella di Enrico Nardi, una delle figure di spicco nel mondo dell’automobile.
Enrico Nardi nasce a Bologna il 31 Gennaio 1907: sono appena state nazionalizzate le ferrovie e la stabilità della lira favorisce l’iniziativa di numerosi imprenditori. C’è euforia nell’aria.
L’Emilia, terra di passioni tenaci e sanguigne, resterà per sempre nel suo cuore; infatti l’amore per le quattro ruote è dei più precoci. Inoltre, diventerà Ingegnere a 35 anni guai però a parlarne, Enrico Nardi deve restare Enrico Nardi e basta, mai l’Ingegnere Enrico.
Ottiene il suo primo posto di lavoro presso Lancia, a Torino ed è collaudatore di chassis di camion. La sua ascesa nelle gerarchie di fabbrica lo porta a diventare il grande consigliere di Vincenzo Lancia. E’ il 1937 e la carriera di Enrico alla Lancia non potrebbe andare meglio, ma sceglie il salto nel vuoto: andare a Modena, ma dopo essersi sposato come primo collaudatore alla Ferrari.
L’accordo con Ferrari si rompe nel 1946, così Enrico Nardi torna al suo primo amore, ossia costruire le auto che, nate da una primitiva Bugatti, affollavano la sua mente. Torna anche a correre e nel 1947, insieme a Renato Danese, vince la Coppa delle Dolomiti.
Enrico Nardi muore a 59 anni il 23 agosto del 1966, proprio lui che era solito dire:
A sessant’anni non voglio arrivare. Altrimenti divento vecchio.
Ttutti quelli che lo hanno conosciuto lo definiscono un dongiovanni, un rissoso, un uomo senza peli sulla lingua, ma anche un uomo che si poteva adorare, deliziosamente controcorrente e rispettoso di tutto e tutti; tutti aspetti del suo carattere che ritroviamo anche in alcuni ricordi della figlia Roberta:
Mi ricordo una volta che qualcuno , ingiustamente, lo apostrofò da un’auto: lui andò a chiarire come stavano le cose e temevo che si sarebbe arrivati alle mani. Invece no. Ma quando l’altro ripartì, mio papà si accorse di essersi comportato da gentiluomo, ma di essersi tenuto la maniglia della portiera.
Questo breve post non è sufficiente per riassumere la vita e il carattere di Enrico Nardi, ma speriamo che lo sia per avvicinarvi un po’ di più all’uomo e non solo al genio della tecnica che è stato.