Supercars Shopping – 5 Motivi Per Cui Odio l’Aventador
5 MOTIVI PER CUI ODIO L’AVENTADOR
SUPERCARS SHOPPING
Testo di J.W.
Ogni giorno siamo al volante di auto straordinarie, alcune più esotiche e da mascella sul pavimento di altre, ma non vogliamo in nessun modo fare pubblicità d un marchio o l’altro. Quello che intendiamo fare è semplicemente trasmettervi le nostre impressioni dal posto di guida, ciò che un’auto ci regala, le emozioni che ci consente di vivere e quel tripudio di orgoglio e soddisfazione che ci fa bramare per la successiva giornata che ci vedrà percorrere una strada che ci riempie il cuore di gioia. Unica colonna sonora, il sound di un bel motore. Ogni mese molti di voi ci scrivono ed inviano le proprie esperienze – alcuni pezzi sono periodicamente pubblicati sul nostro sito, mentre altri faranno parte della nostra nuova rubrica “Supercars Shopping”, sezione che grazie a voi ci permetterà di entrare nel dettaglio di determinati modelli, non tanto per parlare della loro scheda tecnica, quanto per capire se anche nel mondo reale, nell’utilizzo costante ed a volte anche quotidiano, siano davvero grandi automobili oppure soltanto delle meteore. Questa è una delle vostre testimonianze e per noi sono parole preziose, perché arrivano dove un semplice test giornalistico non sarebbe in grado di fare – ci permettono di distinguere le grandi auto dalle palle di fumo, grazie a chi le possiede, a chi le ha avute o ha intenzione di comprarle e vuole esternare il proprio parere con tutti noi. Per commentare insieme o mandare la vostra esperienza, scriveteci a info@autoclassmagazine.com
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La Parola A Voi.
Me lo tenevo dentro da ormai qualche anno ed ho deciso, senza alcuna pretesa (preciso che non sono un giornalista e tantomeno un collaudatore) di esternare il sentimento che mi scatena la vista di una Lamborghini Aventador. Volete sapere cosa? Profonda delusione.
Chiamatela astronave, ha una linea spaziale con spigoli per ogni centimetro quadrato della sua carrozzeria, ma la scintilla Lamborghini che conoscevo io non era affatto ostentazione – qui è un po’ come andare a sciare in mocassini, ovvio che tutti ti guardano, ma dove è finito realmente quel lampo di genio, quella capacità di farti innamorare? E non venite a dirmi che sono un rosicone, vi anticipo subito che l’ho avuta e l’ho venduta dopo due lunghi anni. E dico lunghi perché ho provato in tutti i modi a darle un perché, a capacitarmi che il suo prezzo ingiustificatamente alto per quello che offre (non per quello che rappresenta) fosse corretto. Il mio rigetto verso l’ultimo V12 di Sant’Agata ha fondamenta che reputo abbastanza solide dato che in famiglia abbiamo da decine e decine di anni un discreto numero di supercars. Non abbiamo mai denigrato un marchio ed abbiamo, grazie al cielo, comprato ciò che ci piaceva. E la Aventador non è stata la prima Lamborghini, ma potrebbe davvero essere l’ultima. Quando scendevo in garage e la vedevo posteggiata accanto alla Diablo SV mi dicevo – Guarda com’è bella ed aggressiva, ha proprio voglia di divorare la strada – Guidandola in qualsiasi circostanza e per diverse decine di migliaia di chilometri mi sono reso conto che sa fare bene quello che tutti diamo per scontato, ovvero andare veloce. Non c’è dubbio, un 12 cilindri con 700cv e la trazione integrale a rendere le cose gestibili non può certo fare schifo, ma qualcuno deve aver dimenticato le emozioni nel cestino dei rifiuti. Quelle emozioni di cui persone abituate a 0-100 di una manciata di secondi hanno dannatamente bisogno, perché di razzi da oltre 300 all’ora, lasciatemelo dire, c’è pieno il mercato oggi.
Dopo appena otto mesi ho così cominciato a nutrire un pizzico di odio per la mia Aventador e tolta l’estasi scatenata dalla messa in moto, soprattutto a freddo, ho provato a smussare gli angoli dei miei malcontenti, trovandomi soltanto ad accentuare quella rabbia che si scatenava in me ogni volta che mi facevo accompagnare da lei al lavoro o per un tranquillo weekend con in mente soltanto un po’ di divertimento alla guida. A proposito di sound, chiamiamolo “bonus”, lo scarico con quel mascherone cromato è veramente cheap … non si può guardare. Ma voglio procedere con ordine o la redazione potrebbe cestinare il mio sfogo (come del resto hanno fatto già in molti, i soliti ruffiani): l’abitacolo potrebbe e dovrebbe sembrare quello di un’astronave, proprio come il suo look esterno e così è a patto che lo osserviate in fotografia e senza soffermarvi sui dettagli. Le plastiche sono dure e peggiori di quelle della Panda di vostro nonno, le bocchette dell’aria sono imbarazzanti ed il tunnel centrale è accettabile soltanto grazie a “mamma Audi”. Certo non vorrete mica che su un’auto da oltre 300.000€ si mettano a progettare parti originali? E non stiamo parlando di una versione alleggerita o altro, ma della più classica delle Aventador. Superato il trauma di un utilizzo di materiali a dir poco riciclati, non posso che menzionare quel “fantastico” ritrovato dell’ingegneria di 20 anni fa: il cambio automatico a frizione singola. A parte il fatto che sia obsoleto e per nulla all’altezza della concorrenza, ha mostrato segni di affaticamento dopo qualche migliaio di chilometri ed alla mia richiesta di un controllo mi è stato risposto che è normale. Ah, ed è anche normale che strattoni tanto da sembrare di smontare l’intera macchina soprattutto innestando le marce basse a motore freddo… E qui entra in gioco il terzo punto, ovvero il pessimo rapporto col cliente, aspetto che mi sta realmente convincendo che non spenderò più un centesimo per Lamborghini, soprattutto parlando di modelli nuovi. In questo caso non mi soffermerò nei dettagli, quelli li ho già scritti direttamente a chi di dovere e sto ancora attendendo risposta!
Una follia – si ma non la follia Lambo che abbiamo conosciuto negli anni 70, 80 o 90, dove erano preda di difetti ed inaffidabilità, ma al tempo stesso in grado di regalarti esperienze da sogno. La stessa Lamborghini, oggi, non sarebbe mai in grado di creare una Countach e non certo per colpa di Audi, anzi in questo caso deve ringraziare i quattro anelli per aver contribuito a creare la Huracan, una supercar eccezionale (ma che non comprerei mai). Oggi ci danno la Veneno, la Centenario … ma siamo seri? Non è che utilizzando la matita da disegno come se volessimo dare vita ai sogni più malati di Otomo San (fumettista giapponese, ndr) e ci mettiamo a creare cozzaglie su ruote, possiamo spacciarle per opere d’arte. Ma sinché ci sono investitori – e badate bene, non sono polli, gli investitori veri le comprerebbero anche fossero marchiate Proton – Lambo riuscirà a fare la spesa a fine mese. Per tutto il resto, la follia, quella che ti fa venire la pelle d’oca, è ormai un sempre più lontano ricordo.
Concludo tornando al principio, dove ho giustamente elogiato le prestazioni e per le quali tengo a precisare che sono realmente sfruttabili su una pista abbastanza veloce e larga. La mole, il peso, la trazione integrale ed il motore giocano infatti a dadi con il rovescio della stessa medaglia e su strada l’Aventador risulta scomoda e goffa quando le curve assecondano il tuo istinto più selvaggio. In quel momento ti maledici per aver lasciato a casa la 458 Speciale. Ma non succede più, per mia fortuna.