Tesla Model X: Ignition
TESLA MODEL X
IGNITION
Testo: Alessandro Marrone
Fotografie: Giorgia Rossi
Oggi mi sento un pivello – è questa la sensazione che provo mentre salgo a bordo della mia prima Tesla, in questo caso la Model X. Per un appassionato di auto e di guida come me, avere a che fare con qualcosa di così innovativo significa ricominciare da zero, ascoltare ogni minima indicazione da parte dei disponibili ragazzi di Tesla e proiettare me stesso in una dimensione diversa da quella in cui vivo di solito, quella costruita attorno al rombo di un motore, al violento strattone di uno o due turbo ed a frenate a ridosso di una curva che da lì a poco metterà alla prova il telaio, l’assetto ed il mio coraggio. Con Tesla scopro un’auto altamente prestazionale, ma che fa del suo ingrediente principale la tecnologia – un apparentemente infinito carico di ammennicoli che la rendono l’automobile alternativa per antonomasia. Passare però le prossime ore a descrivere punto per punto ogni singolo gadget che la rende una vera e propria macchina del tempo sarebbe come farvi leggere l’ennesimo articolo che sa di già visto ed ho deciso così di approcciare il mio test in un modo completamente diverso da come sarebbe stato più logico fare, ovvero con un occhio ben fisso sul discorso elettrico. Ho invece voluto comportarmi come faccio di solito quando ho a che fare con un’auto sportiva, un SUV in questo caso, ma dalle prestazioni di una sportiva di razza, andando così a scoprire in che maniera vengono assimilati gli input di questi due motori elettrici e che tipo di esperienza di guida mi può regalare l’ultimo ritrovato di Tesla Motors.
La Model X mantiene il sobrio ma elegante design introdotto dalla berlina Model S, ma si distingue per le dimensioni maggiori – in primis l’altezza da terra, che le conferisce l’accesso nel segmento dei SUV (e/o Crossover), complice anche la trazione integrale, ma la forma slanciata e la coda bassa la rendono filante e con un coefficiente aerodinamico estremamente basso. Inutile dire che ciò che cattura l’attenzione sia poi l’apertura delle portiere posteriori detta ad ala di falco ed in grado di regolare il proprio movimento in fase di apertura e chiusura a seconda degli ostacoli che vengono rilevati dai sensori che comunicano in tempo zero la situazione ai due motori che ne regolano il meccanismo. A quel punto, potendo far scivolare in avanti (elettricamente) le due poltroncine posteriori, si può anche avere accesso alla terza fila di sedili, che una volta abbattuti lasciano un vano di carico piatto e molto capiente. Mi avvicino al posto guida e premo il grosso pulsante che apre automaticamente la portiera, mi siedo e premendo il pedale del freno permetto alla porta di chiudersi – non mi sentivo così coccolato dai tempi in cui cominciavo le giornate a base di cartoni animati. A quel punto la Model X è già accesa e basta spostare la levetta del cambio in D per poterci muovere ed allontanare dal caos monegasco di oggi. Tutto è delicatamente silenzioso ed il mondo fuori non è mai sembrato così lontano, non tanto per la posizione di guida che è comunque molto bassa (perlomeno come scelta da me), ma perché sembra di essere realmente su qualcosa che viene dal futuro. Nel più totale silenzio ci addentriamo lungo le strette vie che ci fanno scendere dal Palazzo del Principe e facciamo attenzione ai pedoni che non possono sentirci arrivare. La Model X offre un tetto panoramico in vetro che risulta essere il più ampio al mondo e le alette parasole magnetiche non imbarazzano e soprattutto non rovinano la pulizia di un design studiato per mettervi ulteriormente al centro del mondo Tesla. La visibilità è totale, i montanti anteriori non sono mai un problema e per quel che riguarda il posteriore, si dispone di una telecamera di manovra azionabile anche in fase di marcia avanti. Il cambio è automatico ma ha un singolo rapporto e questa 75D è il modello con batteria da 75 kWh, due motori elettrici (uno all’anteriore ed uno al posteriore) ed ovviamente la trazione integrale. Il pavimento è piatto, non c’è alcun tipo di ingombro dal sottoscocca e le due poltrone posteriori (nella configurazione a 6 posti) sono leggermente decentrate per offrire il massimo dello spazio e non sacrificare la comodità degli occupanti. Tempo di giocare con l’enorme display touch da 17 pollici dal quale si può controllare tutto il mondo Tesla, tra cui il condizionatore, il navigatore satellitare (che indica anche i punti di ricarica e li coinvolge in funzione del percorso che selezionate), internet (con contratto compreso al momento dell’acquisto dell’auto) e la radio, che colleghiamo immediatamente a Spotify per accompagnarci sin fuori dal Principato. Il volante è delle giuste dimensioni ed ha soltanto una manciata di pulsanti, che permettono di gestire il display di fronte al guidatore: scelgo di tenere sotto controllo la mappa, il tachimetro e lo stato di carica delle batterie, nel mentre mi avvio verso la Route de la Turbie, dove una volta che mi sarà lasciato dietro il centro urbano, assaggerò la potenza elettrica di questo mastodonte venuto dal futuro.
Metto giù l’acceleratore (attenzione a non chiamarlo gas) e vengo premuto al sedile come se stessi decollando. La spinta non è progressiva – è istantanea, totale e soprattutto continua. Arrivo al primo tornante un po’ lungo e mi fiondo deciso sul freno, imposto la curva e mi inserisco senza nessun tipo di coricamento laterale. Affondo ancora e l’unico rumore che accompagna questa rapidissima successione di curve è una specie di sibilo, il fruscio dell’aria e le risate di soddisfazione che ci facciamo a bordo. Seleziono poi lo sterzo in modalità SPORT ed il feedback si fa più duro, le sospensioni vengono messe alla minore altezza da terra possibile ed ora sembra di viaggiare su una sportiva nel termine più classico. Non c’è spreco di tempo, né ritardo di erogazione – tutto avviene in meno di un battito di ciglia e per una volta non sento neanche la mancanza di una colonna sonora adeguata. È quasi un gioco e sembra creare dipendenza, inoltre non sto nemmeno sprecando benzina ai ragazzi di Tesla (ah, non stiamo neppure inquinando!). Ci fermiamo per qualche foto e ammiro ancora il meccanismo di apertura delle portiere posteriori, la osservo da diverse angolazioni e comincio a valutare con più cognizione di causa i suoi aspetti principali e ciò che significa e che vuole rappresentare sul mercato di oggi. Adoro quel frontale così apparentemente semplice ma pulito, senza la necessità di una griglia che faccia entrare aria ad un motore che non c’è. Alla Tesla non vogliono creare la migliore vettura di un particolare segmento, vogliono creare la migliore vettura in assoluto. Sono queste parole che mi fanno riflettere sul fatto che la Model X valga ogni singolo centesimo del suo prezzo (che parte da 105.000€) – è soggettivo invece il discorso di preferirla o meno ad un’alternativa a benzina, a gasolio o addirittura ibrida. In questo caso il discorso prestazionale trova il suo punto di forza nell’istantaneità di erogazione, nella facilità con cui potreste compiere un qualsiasi sorpasso, sempre con un occhio all’autonomia residua. Sappiate che potrete ricaricarla anche dalla comune presa elettrica di casa e che comunque, anche in giro per il vecchio Continente, ci sono sempre più colonnine di ricarica marchiate Tesla.
L’aspetto tecnologico della Model X è ampio e potrebbe andare avanti per ore, ma ho preferito concentrarmi sul lato relativo alla guida, perché i nostri lettori hanno il palato fine e penso che preferiscano sapere di poter attaccare una strada tutta curve con la Model X (o Model S), senza rimpiangere di aver lasciato a casa la sportiva più classica – probabilmente il fatto di gestire le portiere, tutti i sedili e l’ottimo impianto audio sarà un dettaglio di lusso, buono a sapersi, ma comunque meno rilevante in termini di esperienza di guida. Si, perché alla fine le nostre emozioni vengono misurate in un modo molto semplice, che mai viene condizionato dal consumo di carburante o dall’avanguardia di un sistema di infotainment – queste emozioni vengono misurate in sorrisi al chilometro e la Model X è in grado di portare a termine un ottimo lavoro. Lo fa in un modo differente, probabilmente più complicato da comprendere e, per alcuni, da accettare, ma lo fa nel modo in cui preferiremmo se dovessimo guardare ad un futuro senza più auto con motore a combustione. Al diavolo quelle piccole elettriche pensate solo per la città, Tesla è per il mondo elettrico come P1, LaFerrari e 918 sono per le ibride: un’alternativa che non implica l’annullamento del divertimento e della voglia di velocità.