Testo di Christian Parodi
La ricetta perfetta! Quanti di noi bramano per quel tripudio sensoriale che ci stacca dalla realtà e catapulta in un mondo parallelo, in quel vortice psicofisico che crea dipendenza e che ci trasforma nel profondo, battezzando la nostra voglia di trovare la strada che sia in grado di esaltare il rombo del motore, di appagare i nostri occhi desiderosi della curva successiva e di quella ancora dopo – quasi in una spasmodica ricerca della punta dell’iceberg, divorando chilometri e varcando soglie inaspettate. Condividere queste esperienze con la “compagnia” giusta è importante e rappresenta un valore aggiunto a qualcosa di estremamente speciale, ma il partner ideale è logicamente rappresentato dal destriero che ci accompagna lungo queste strade paradisiache. Spetta a lui l’arduo compito di trasmetterci gli input del manto stradale, le difficoltà di curve violate soltanto dai più coraggiosi e completare un momento mistico. L’auto giusta è quel collegamento che rende viva una strada e che ci permette di immergerci a capofitto nell’esperienza di guida definitiva.
Nonostante sembri apparentemente semplice, la scelta è però più complessa di quel che sembra. Non basta una bellissima sportiva infatti. Vi chiederete il motivo di questa mia affermazione – semplice, la bellezza appaga l’occhio, ma quello che serve in un contesto simile è vissuto e provato a 360°, attraverso un feedback fisico del telaio, ad una risposta pronta dell’acceleratore ed alla direzionalità di una vettura che non può e non deve pesare eccessivamente. Non serve portarsi dietro i chili in eccesso di stereo e navigatore, ciò che realmente conta è un buon telaio, un motore capace di riecheggiare tutto attorno a noi ed il feeling di una dinamicità precisa ed adatta per essere lanciata da una curva all’altra, spingendo sempre più in là i nostri limiti. La prescelta non può affidarsi ad un numero imprecisato di cavalli, se questo significa sacrificare la leggerezza e quindi la reattività dello stesso telaio e tantomeno può trovare sfogo portandosi appresso un passo eccessivo ed un inutile sbalzo al posteriore. Ma sorprendentemente non bisogna nemmeno pensare di dover indossare casco e guanti e salire a bordo di una vettura pensata per la pista – tutt’altro. L’auto ideale per un’esperienza di guida definitiva deve sapersi comportare bene in curva, consentendovi di sentire con il fondoschiena quanto siate vicini al limite di tenuta degli pneumatici, ma al tempo stesso schizzare via quando affondate l’acceleratore, magari allargando leggermente il posteriore – il che non risparmia quel pizzico di divertimento in più dovuto alla sensazione di correre sul filo del rasoio.
Abbiamo discusso a lungo su quali fossero le 6 migliori sportive che potrebbero regalarvi un’esperienza di guida definitiva, attenendoci a tutti gli aspetti menzionati sopra e dopo aver convinto i più ottusi che tanta potenza non significa sempre tanto piacere di guida, soprattutto parlando di strade tutte curve, quelle che realmente mettono alla prova uomo e macchina in un contesto scenografico che sa valorizzare un’azione apparentemente semplice come quella di guidare, abbiamo stilato la nostra personale lista. Il bello è che non serve necessariamente un portafogli a fisarmonica, ma ce n’è proprio per tutti i gusti (e le tasche), variando da una delle roadster più vendute al mondo, per arrivare ad una supercar prodotta in serie limitata. Ognuna ha il suo punto di forza, ognuna ha le sue peculiarità e rispondendo correttamente ai requisiti imposti dalla nostra ricerca, offre un’esperienza di guida unica, grazie a delle caratteristiche così diverse, ma che le rendono efficaci. L’ideale sarebbe guidare ognuna di esse e così capirete perché abbiamo scelto proprio queste sei, notando come nonostante i layout ed i numeri siano così differenti, un aspetto fondamentale le accomuna: quello del coinvolgimento e la fondamentale capacità di mettere il driver al centro della situazione.
Era logico che in una lista di questo tipo non potesse mancare la piccola Mazda MX-5, la roadster più venduta di sempre e che grazie ad una ricetta a base di leggerezza e bilanciamento ha saputo far innamorare generazioni di automobilisti, dagli amanti delle gite in relax con il vento nei capelli, sino agli appassionati della guida pura e senza fronzoli. La MX-5 parla a suon di trazione posteriore e di un baricentro molto basso – non servono potenze impegnative ed il fatto di poter abbassare il tettuccio e lasciare entrare il panorama attorno a noi è un punto extra. Nel corso degli anni è cambiata, ma ha sempre mantenuto le sue fondamentali peculiarità, tanto di cappello, soprattutto in un periodo dove troppo spesso si bada all’aspetto e non alla sostanza. Al pari di lei, la nuova Fiat 124 Spider, disponibile anche nella più arrabbiata versione Abarth – condivide molto più che il telaio con la ultimissima MX-5 ed una linea altrettanto gradevole. Restando sempre in tema di potenza contenute, qualche anno fa abbiamo assistito ad un’altra join-venture – stavolta portata a termine da due case giapponesi – con l’arrivo della Toyota GT86 e della Subaru BRZ. Praticamente identiche eccezion fatta che per i loghi, le due giappo mettono in tavola un corpo vettura corto e due posti secchi con la solita versione coupé, trazione posteriore ed un aspirato da 200 cavalli. Prima di dire che siano pochi, provate a portarla al limite sulla strada giusta e prima che possiate trovare un difetto avrete apprezzato il cambio corto e ravvicinato, il perfetto bilanciamento dei pesi ed un motore desideroso di essere tenuto su di giri, incitandovi a spostare il limite sempre più in là. A quel punto vi renderete conto che tre quarti dei drivers là fuori non hanno minimamente raggiunto il limite meccanico di questa vettua, capace di offrire molto ed in modi completamente differenti, a seconda di come la gettate tra le curve. Non sempre il turbo è la risposta!
Prima di effettuare un balzo in termini di cavalleria, soffermiamoci su quel marchio che più di ogni altro ha basato la propria esistenza sul mantra “less is more”: Lotus. La casa inglese ha sempre dato filo da torcere ai competitors più blasonati, nonostante il divario di potenza, spesso davvero consistente; il segreto? La leggerezza ed un telaio rigido come una tavola di legno. La piccola di Hethel, la Elise, avrà pure 20 anni ma ha mantenuto intatto quel desiderio di essere portata fuori per una giornata di guida, quasi come un cucciolo ansioso di trascorrere il tempo a far ciò che ama di più. Concepita per chi vuole vivere qualcosa di speciale ogni volta che si mette al volante, è dotata di tutto il necessario e quindi un volante rigorosamente senza servosterzo, un piccolo motore subito dietro al guidatore e che può erogare 134, 192 o 217 cavalli ed una rigidità telaistica dannatamente simile a quella di un’auto da pista. Le Elise sarà piccina e dall’aspetto amichevole, ma fatela arrabbiare e giocherà a dadi con le vostre budella, infischiandosene di numeri e statistiche e concentrandosi a farvi provare cosa realmente significhino le forze laterali quando affronterete una curva a velocità che non avreste mai pensato fossero raggiungibili.
Adesso affrontiamo un gradino: più litri, più cavalli, più chili, più posti a sedere ed anche più comfort. La BMW M3 è da sempre sinonimo di performance adattabile ad ogni tipo di circostanza, che sia pista, strada tutta curve o le lunghe Autobahn senza limiti di velocità. La nuova M4 (per tenere in considerazione la versione coupé) è precisa e potente, ma il passaggio da 8 cilindri a 6 e da aspirato a turbo ha lasciato per strada qualche pezzetto. L’anima urlatrice della E92, quella perfetta evoluzione della E46, ovvero una della sportive più entusiasmanti di tutti i tempi, aveva trovato il suo stato di grazia abbracciando un 8 cilindri a V da 4litri e 420cv. A partire dall’impugnatura della spessa corona del volante, sino all’erogazione istantanea ed alla coppia motore, generosa in qualsiasi marcia, hanno reso l’M3 un punto di riferimento da tenere in considerazione tutt’oggi. Auto ideale sulla quale imparare a controllare un tornante di traverso, compagna tuttofare per la vita quotidiana grazie al perfetto comfort, ai quattro posti ed al baule adatto ai vostri progetti vacanzieri. Provatene una, ovunque, e ne rimarrete conquistati. Se potete fare a meno di una colonna sonora fatta da 8 splendidi cilindri in virtù di un feeling di guida più affilato e non intendete rinunciare al blasone di uno stemma più nobile dell’elica di Monaco di Baviera, Porsche saprà come soddisfarvi. GTS, ovvero Gran Turismo Sport, sarà la sigla per la quale dovrete spulciare il listino del cavallino di Stoccarda. Restando fermi sulla regina, la 911 Carrera, la variante GTS è disponibile per Carrera (cabrio e coupé), Carrera 4 (cabrio e coupé) e Targa. Cosa cambia? Ci sono più cavalli (si arriva sino a 450, con il modello che vi abbiamo presentato su questo numero), un assetto ribassato e più incline alla guida sportiva, dettagli che impreziosiscono l’abitacolo ed una reattività che rende il nuovo boxer biturbo ancora più violento in fase di accelerazione, non snaturando affatto quel feeling che un vero porschista vuole provare alla guida. Se la 911 sfiora la perfezione è soltanto perché la GTS la rappresenta in pieno. Ho detto tutto.
Infine, non potevo esimermi dall’includere una vera e propria supercar, prodotta in edizione limitata (499 esemplari) e con il canto del cigno dei V8 made in Maranello: la Ferrari 458 Speciale A. Basata sulla eccezionale 458 Speciale, la Speciale Aperta è la versione con tettuccio rigido apribile e nonostante vanti un prezzo di cartellino da capogiro non vuole assolutamente prendere polvere in qualche garage. Il V8 da 4.5cc eroga 605cv e 540Nm di coppia, facendo urlare un motore in grado di intervenire anche sugli agenti atmosferici – provate a scatenarlo su per qualche passo alpino. Precisa, comunicativa, affilata, violenta, la 458 Speciale A può essere definita vecchia scuola per come sia in grado di eccitare a suon di cannonate dagli scarichi e calci nella schiena, ma allo stesso tempo sa essere contemporanea in termini di velocità di risposta nell’interpretare le richieste che le trasmettiamo con volante e pedali. Il cambio a doppia frizione è velocissimo e se non fosse per il passeggero terrorizzato accanto a voi, vi sembrerà di guidare una monoposto. Inoltre, la possibilità di aprire il tettuccio elettronicamente, aumenta i decibel del V8, trascinandovi in un vortice di emozioni che non dimenticherete sino alla fine dei vostri giorni. Giorni che andrebbero vissuti sempre così, con un volante tra le mani ed la strada giusta pronta ad accogliervi di fronte a voi. Queste sono le nostre 6 preferite, a voi la scelta e non siate gentili con l’acceleratore.