Ferrari 488 GTB: Da Maranello Con Amore
FERRARI 488 GTB
DA MARANELLO CON AMORE
Testo: Alessandro Marrone
Fotografie: S. Lomax
Quando arriva la fatidica chiamata da Maranello e ti viene detto di farti trovare qualche giorno dopo in sede Ferrari per provare la 488 GTB, sei praticamente colto da una mezza dozzina di elettroshock. Impiego qualche minuto per riordinare le idee a furia di darmi pizzicotti e rendermi conto che non sto sognando e comincio nella frenetica fase di preparazione. Non serve documentarmi oltre, ho studiato a memoria ogni singola specifica della nuova supercar del Cavallino, così mi fiondo su GoogleMaps alla ricerca di una strada che sia in grado di valorizzare al meglio la giornata di guida che mi si prospetta e che faccia anche la gioia del fotografo che mi accompagnerà in questa nuova ed entusiasmante avventura.
I giorni precedenti alla trasferta sono come quelli prima di un esame, interminabili e con nottate trascorse con gli occhi sbarrati – l’unica differenza è il mio sorriso stampato in volto. Giunto il grande giorno siamo di buon’ora di fronte ad uno degli ingressi aziendali più iconici e ricchi di storia al mondo, veniamo fatti accomodare ed in pochi minuti mi trovo con la chiave di una 488 GTB in mano. Se vedere una Ferrari girare per Maranello è roba comune, vi assicuro che guidarne una è una sensazione alla quale non puoi abituarti – proprio come osservare quel Cavallino rampante in bella mostra sul volante, quei larghi fianchi rossi che riempiono gli specchietti retrovisori ed il ruggito del nuovo V8 twin-turbo, che nonostante abbia qualche decibel di meno, sa benissimo come farti crescere i peli sul petto. Guidare una Ferrari è qualcosa di trascendentale, farlo lungo tortuose strade attraverso le quali i collaudatori del Cavallino mettono alle strette i prototipi è il livello successivo – una volta che ti entra nel sangue, non va più via.
Terminato il briefing, vengo catapultato nel mio paese delle meraviglie personale, dentro al quale esiste soltanto una strada zeppa di curve ed una supercar di ultima generazione pronta a buttarsi nella mischia con me – le mani sfregano impazientemente sulla pelle che ricopre parte del volante, alternandosi alla fibra di carbonio e dopo aver spostato il manettino in Race premo il pulsante che da vita all’inno alla gioia secondo Maranello. Il V8 twin-turbo è la naturale evoluzione di quello provato lo scorso anno al volante della California T, spostato dietro le mie spalle in posizione posteriore centrale e con un logico baricentro più basso. Le differenze con la 458 Italia sono tantissime e non vanno soltanto a rendere il nuovo modello più potente, veloce ed efficiente, ma trasformano i feedback che ricevi alla guida, affilando un’esperienza che già prima era borderline e che adesso viene resa sovrannaturale, grazie ad una potenza assurda per un’auto stradale. Il motore è più piccolo, diventando un 4 litri (invece che 4.5cc), i cavalli sono 670 (+100 rispetto alla 458) e la coppia massima 760Nm (+220) ed è già disponibile ad appena 3.000 giri (invece che 6.000) – numeri, tanti numeri che rendono chiaro che dovrò fare molta attenzione nel momento in cui mi azzarderò a maltrattare l’acceleratore, numeri che mi accompagnano sul palcoscenico delle fenomenali colline della Motor Valley, al volante dell’ultima supercar del marchio più iconico al mondo. Continuare a confrontare la 488 GTB e la 458 Italia non ha senso, perché il passaggio da aspirato a turbo differenzia le due vetture a tal punto da donare gloria eterna al modello ormai uscito di produzione. Il boato del V8 dietro di me entra prepotentemente nell’abitacolo e con i finestrini rigorosamente abbassati, appoggio il piede destro sul gas per muovere i primi metri in direzione del Maranello Village. È subito il momento per qualche foto e nonostante stia odiando il fotografo per avermi concesso di guidare soltanto una manciata di chilometri, colgo l’occasione per osservare i dettagli estetici e soprattutto aerodinamici della 488; ogni spigolo ha una funzione ben precisa, ogni piccola linea è stata metodicamente modellata per essere baciata dalle turbolenze e premere a terra i 1.445kg di massa che si porta appresso – un peso davvero ridotto per un’auto di simile potenza e prestazioni.
Senza rendermene conto passeggio avanti e indietro ed osservo come quel rosso definitivo si fonda divinamente con gli edifici del resort a tema, nel perfetto tributo a quei tempi andati, reminiscenti di quell’atmosfera in cui il Commendatore ha scritto la storia dell’automobilismo. Finalmente la reflex viene messa nell’apposita custodia, il che vuol dire che il motore della 488 può finalmente mostrarmi di cosa sia capace – lasciamo il centro abitato e ci muoviamo verso sud, alla ricerca di qualche striscia d’asfalto pronta a sposare questi 670 cavalli ed un telaio ingegneristicamente superbo. Sono seduto in basso, molto in basso, ma i sedili in pelle offrono comfort da vendere ed una visibilità dell’ambiente esterno completa. Le mani rigorosamente ferme in posizione 10 e 10 non lasciano il volante neppure per un secondo, grazie anche ai grandi paddle in carbonio agevolmente raggiungibili – stesso discorso per gli indicatori di direzione, posti sulle due razze superiori, ci si fa subito l’abitudine, soprattutto per quanto riguarda quello a sinistra, indispensabile per gli innumerevoli sorpassi che sarete in grado di fare. Il traffico agevola quando guidi una Ferrari, c’è chi accosta per farti passare, chi resta fermo in ammirazione e chi viene surclassato dai 4 litri a tua disposizione. La carreggiata si fa più larga, il manto stradale è tatuato da segno di pneumatici (test della 812 Superfast effettuati un paio di giorni prima, ndr) e la visibilità è come il diavolo sulla spalla che ti incita a scalare una marcia e fare la voce grossa. Obbedisco, son qui per questo e nient’altro: il posteriore della 488 accenna un piccolo movimento laterale ed il controllo trazione ancora inserito gestisce il rapporto tra coppia e grip necessario a farmi schizzare verso la curva successiva. Sto sudando freddo, ma la 488 sta soltanto giocando, passano le prime ore e capisco che ho a che fare con un capolavoro di meccanica – la reazione più logica per una persona sana di mentre sarebbe quella di rallentare il passo e godersi uno dei giorni più belli della vita, la mia è quella di disattivare i controlli trazione e cominciare a guidare sul serio. Lei, la Ferrari sorride sorniona, e mette subito in chiaro che può uccidermi in qualsiasi momento, con i 760Nm di coppia che mi sfondano la schiena in prima, in seconda ed in terza marcia, interrotti soltanto dal pattinamento che impongo sugli pneumatici a causa di un po’ di terriccio in alcuni punti della strada attorno a Zocca. Le palpebre restano spalancate, consapevoli che se diminuissero l’attenzione, non basterebbe tutta la buona volontà di questo a mondo ad evitare il peggio.
Che sia chiaro, la 488 GTB non è un’auto suicida – non stiamo parlando di una Viper – ma gestire realmente una tale potenza, una simile spinta del doppio turbo ed un’erogazione progressiva e lineare estremamente simile a quella di un aspirato, non sono certo come posteggiare nel vialetto di casa. Sento la strada sotto di me, ogni asperità del terreno viene trasmessa dal volante alle mie mani e soprattutto dal telaio al mio fondoschiena, consentendomi infatti di arrivare in prossimità di curve e tornanti a velocità oscene e tenere giù, con il solo pensiero di non sbilanciare i pesi. Entro ed esco come se la curva stessa fosse un unico movimento, con la fluidità di una mano che viene avvolta da un guanto di velluto e poi, non appena vedo che la strada di fronte a me è nuovamente sgombra, allungo la corsa della gamba destra e mentre a lato tutto diventa indistinto, continuo a spingermi sempre un po’ oltre rispetto a prima, sinché non mi rendo conto che non sarei mai e poi mai in grado di arrivare a giocare con il limite meccanico della 488, neppure se avessi a disposizione una pista vuota. È così maledettamente intelligente, quasi come se fosse un robot venuto dal futuro, da quel futuro dove gli androidi hanno un’anima però – dialoga con me, mi permette di vivere emozioni che la maggior parte delle altre auto non saranno mai in grado di farmi provare, mi sta insegnando a conoscere meglio me stesso ed ottiene il rispetto che un maestro merita.
Lo 0-100 km/h è da pischelli (appena 3 secondi) – qui si cronometra lo 0-200 km/h e sapere che bastino appena 8,3 secondi conferma la sensazione di animalesca brutalità ad ogni accelerata, indipendentemente dalla marcia in cui mi trovi. Il cambio automatico è un doppia frizione ulteriormente migliorato (si, lo so che sembra incredibile) ed è così veloce che in modalità Auto non vi renderete nemmeno conto di essere passati dalla prima alla settima, mentre in sequenziale – ed intendo dire nel momento in cui deciderete voi quando cambiare perché volete sfruttare a vostro piacimento i giri motore – è come se vi prendesse e vi muovesse su un asse verticale, dato il senso di velocità che sarete in grado di provare. Non pensate che stia esagerando, fidatevi se vi dico che ben poche strade (e soprattutto persone) saranno in grado di consentire alla 488 di mettere a terra tutto ciò di cui è capace. L’unica cosa semplice da capire qui è che la vernice sia rossa, perché tutto il resto andrebbe provato, per essere realmente capito. Se sul dritto è un razzo in fase di decollo, in curva è come un pendolino che calca i binari senza la minima incertezza: sei avvolto dai morbidi sedili ed al tempo stesso leggi fisicamente l’ampiezza di una curva. Allargare il posteriore non è un gioco da ragazzi e soprattutto in questo ambito richiede una certa dose di coraggio (e follia), ma quando oltrepassi la soglia di grip delle gomme posteriori e ti rendi conto che basta davvero poco per muovere la 488 precisamente dove vorresti, ti senti un baby Vettel – restando addirittura nella corsia di marcia, con lo splitter anteriore che punta l’erba a bordo strada ed il diffusore posteriore che spolvera la linea di mezzeria. Pazzesco, non mi ero preparato per una dose di adrenalina simile.
Le ore passano inesorabilmente e so già che riconsegnarla in factory sarà straziante – ecco perché salto il pranzo, merenda e l’imprecisato quantitativo di caffè che solitamente mi dedico. Ad un certo punto mi sento pronto per accostare, scendere ed osservarla: lo faccio con occhi diversi, lo faccio con la consapevolezza di cosa sia in grado di fare e non soltanto di cosa rappresenti. E mentre il ticchettio dello scarico si mescola al rumore della ventola di raffreddamento, mi soffermo a contemplare quel blocco motore rosso, perché è il colore che deve avere ed il colore che vi aspettereste. L’aria sopra al vano motore trema per il calore e dentro di me sento che vorrei trovare un modo per catturare queste sensazioni, non scrivendole e nemmeno attraverso fotografie o video – vorrei essere in grado di trasformare l’emozione e la soddisfazione in una forma concreta e poterla conservare, ma non è possibile. Non ne sono capace, non sono bravo come la 488, lei ci riuscirebbe sicuramente. Sono però sicuro che queste carezze al cuore non se ne andranno mai, perché guidare una Ferrari è speciale, ma farlo a Maranello è qualcosa che ti cambia dentro. Ed ogni volta che succede ti trasforma, come se ti donasse un pizzico di quella sua magia e ti permettesse di fare parte di qualcosa di grande, di quel sogno che sin da bambino hai pensato che sarebbe sempre rimasto soltanto un bellissimo sogno. Ed invece è realtà, una realtà che si ritaglia un pezzo di cuore, quella parte più bella di esso, quella parte rossa e pulsante che segna indelebilmente quelle giornate che restano stampate dentro di noi per tutta la vita.
FERRARI 488 GTB (2017-)
Layout – Motore centrale-posteriore, trazione posteriore
Motore – V8 cilindri 3.902cc – twin-turbo
Trasmissione – cambio automatico a 7 rapporti
Potenza – 670 cv @ 8.000 rpm
760 Nm @ 3.000 rpm
Peso – 1.445 kg
Accelerazione – 3 sec.
Velocità massima – 330 km/h
Prezzo di listino – da 212.155 €