Lotus Elise Cup 250: Night Stalker – Performance Tour
LOTUS ELISE CUP 250
PERFORMANCE TOUR – EPISODE V
NIGHT STALKER
Testo: Alessandro Marrone
Fotografie: Richard Montagner
Il buio nasconde tante cose. Sembra quasi che nell’ombra possiamo compiere qualcosa che alla luce del sole sarebbe sconveniente, lavandoci la coscienza prima che il sole torni a svegliare la città ed a metterci al centro dell’attenzione, in mezzo alla gente che freneticamente si affretta per tornare al lavoro. La piccola Elise Cup 250 infrange le regole dell’understatement dal momento in cui inserisci la chiave e premi il pulsante Start, sino a quando – dopo i consueti sforzi disumani – ti tiri fuori dall’abitacolo. La tortuosa discesa verso Monaco e la cavalcata autostradale sono stati un assaggio delle sue potenzialità, perché sai benissimo che per avvicinarti al limite meccanico dell’auto servirebbe parecchio pelo sullo stomaco e ben più intimità con la lightweight di Hethel per eccellenza. Costruita attorno al guidatore, calza come un vestito aderente ed ora dopo ora, è come instaurare un rapporto muscolare con essa – i movimenti più classici come cambiare una marcia, premere la frizione ed impostare una curva diventano un qualcosa di diretto per la totale mancanza di filtri ed il fatto di avere degli pneumatici semi-slick con cerchi forgiati di dimensioni più ridotte rispetto al solito (16 pollici all’anteriore e 17 al posteriore), trasmette una direzionalità che non troverete su nessun’altra sportiva, a prescindere da fascia di prezzo e marchio.
Mi trovo così a guidare nella notte, con i finestrini abbassati per dare più voce al quattro cilindri sovralimentato montato dietro alle mie spalle. Il 1.8, che sulla Cup 250 eroga 246 cavalli, è generoso ed è sempre pronto ad assecondarmi, mostrando una natura elastica, anche quando decido di non scalare e raggiungere la curva di coppia con più calma rispetto al solito. Il silenzio di una strada deserta che come unici spettatori ha le auto parcheggiate sui lati ed un cielo nero che sembra voler inghiottire il mondo sotto di sé. Non c’è modo migliore per sentire quei mille rumori di meccanica, esposti alla mercé di un ascoltatore insaziabile, osservando gli ingranaggi del cambio con meccanismo a vista ed il grosso spoiler posteriore che sfoggia con fierezza la Union Jack sui lati – osservandolo per qualche secondo di più lo puoi vedere tremare nervosamente per via dell’imperfezione del manto stradale. Il kit opzionale in carbonio di cui è dotato l’esemplare della Gino Luxury & Performance, protagonista del quinto episodio del nostro Performance Tour, aggiunge drammaticità al look della Elise, che da brava adolescente si trasforma in una punk ribelle pronta a fare a pugni col mondo. Allo stesso tempo si risparmia ulteriore peso, facendo scendere la bilancia di altri 10kg e producendo un carico aerodinamico di ben 155kg (una volta raggiunta la velocità massima). Il kit è composto, tra le altre cose, da spoiler anteriore, side skirts e da un enorme diffusore posteriore, al centro del quale troneggia il singolo terminale di scarico. C’è tanta fibra di carbonio, ma gli occhi restano affascinati da quella nudità che sa mettere a proprio agio dopo aver fatto la giusta conoscenza. La leva del cambio è vicinissima, i sedili a guscio (sempre in carbonio) sono tutto sommato comodi ed offrono la possibilità di montare cinture a quattro punti, mentre il resto dell’abitacolo da ancora spazio al volante, alla pedaliera disassata ed ai comandi del clima (optional) e dello stereo (che non credo accenderete mai). Si sta a stretto contatto con il passeggero, ma oltre i 120 km/h sarà difficile sentirlo dire di rallentare, vuoi per il rumore che entra dall’esterno, vuoi per il fatto che se si trova lì con voi, non avrà nessuna intenzione di dirvelo.
A 130 km/h la senti incollata a terra e tieni le mani ben salde sul volante, a 160 entra parecchia aria dal tettuccio in tela rimovibile, a 200 non hai tempo per pensare o guardare altro che la strada, calcolando ogni minimo movimento di un piccolo missile sparato verso la gloria automobilistica. Ma una Lotus battezzata Cup non intende puntare alla velocità fine a se stessa, quanto all’esaltazione del rapporto uomo-macchina, attraverso una pioggia di input sensoriali che salgono su per il telaio e vengono trasmessi alla nostra spina dorsale e quindi al nostro cervello. Pensi di affrontare una curva in un modo e riesci ad eseguire con la massima precisione la manovra che ti eri figurato in testa, con uno sterzo chirurgico e mai pesante – nemmeno in fase di manovra – e con un cambio dalla corsa ridotta, ma con la giusta lunghezza dei rapporti, il quale ti consente di tirare le prime marce come un forsennato, andando a raggiungere velocità in cui l’aerodinamica comincia ad entrare in gioco. Piatta come un efferato predatore, la Elise Cup 250 si fionda nelle curve e le divora con avidità, chiedendo di essere spinta oltre ad ogni tentativo successivo. Senza neanche rendermene conto, il colle di Tenda ed alcune opportune deviazioni mi guidano dalle parti del Col di Castillon, una strada a me familiare. Mai momento fu più propizio per dichiarare la mia promessa alla più estroversa Elise mai prodotta per uso stradale.
I 931 kg di peso sembrano accusarmi di essermi fermato per il pranzo, ma il supercharger aiuta a spazzare via ogni minimo imbarazzo, facendo entrare nell’abitacolo quell’inconfondibile sibilo che dai 3500 ai 5000 giri accompagna i 250Nm di coppia massima. E poi bisogna tenere giù, tenere giù tutto come se disprezzassimo la vita o come se essa stessa avesse come unico obiettivo la ricerca ed il superamento della nostra personale barriera di autoconservazione. Non è facile raggiungerla, ma la concretezza con la quale la Cup 250 trasmette le giuste informazioni ci consente di capire che stiamo cominciando ad imparare a guidare in questo momento e che prima di oggi è sempre stata una divertente attesa. Le gomme semi-slick devono entrare in temperatura e non amano le strade umide e tantomeno con leggero pietrisco sui bordi, ma una volta calde al punto giusto, sono responsabili di percorrenza di curva in grado di torcerti le budella in maniera irreversibile. Lo sguardo sorridente all’anteriore tradisce, perché nonostante non intenda uccidervi ad ogni sterzata come farebbe una Corvette, la Cup 250 bada al sodo e salterebbe tutti i preliminari senza problemi, se solo noi fossimo in grado di fare altrettanto. Ecco perché una strada di montagna ed una pista sono i luoghi ideali (anche se diametralmente opposti) in cui mettere alle strette il telaio definitivo, a dimostrazione che per provare emozioni forti non servono necessariamente una schienata di cavalli o un aeroplano. Si tratta di guidare, guidare per ore, per giorni interi, consapevole del fatto che se ad inizio test avevo mal di schiena, sarei finito con una serie di sedute dall’osteopata – ne sarebbe valsa la pena, ed anzi è andata proprio così. Ma non è finita, perché a parte i 4,3 secondi necessari per raggiungere i 100 orari partendo da fermo e una velocità di punta di 248 km/h, la Cup 250 ha condiviso con me anche momenti più riflessivi. Nella solitudine della notte, con i rumori del giorno assenti, ho percorso in lungo e in largo quelle strade dalle quali il buon senso ti terrebbe alla larga, una volta al volante di una sportiva superleggera pensata per i cordoli. Incroci desolati, vie larghe il doppio, con le vetrine dei negozi a rispecchiare l’immagine estrema ed anticonformista della piccola Lotus. Nessuna accelerazione fuori dal comune, nessuna intenzione di chiamare in causa la vera natura della nostra guerriera, soltanto il 1.8 che respira a 1500/2000 giri ed il “clank” metallico di cambio e frizione. Una goduria uditiva che nella frenesia del giorno, trascorso per gran parte a mettere a ferro e fuoco strade che sembrano pensate apposta per violentare la nostra innocenza stradale, mi regala un senso di pace e mi invita a continuare a guidare, sino al sorgere del sole, che come una sveglia mi spinge ad allontanarmi dal centro urbano, a nascondermi tra i monti, come farebbe un fuorilegge nel più tipico scenario western. Un ultimo angolo di città ancora assopita, un’ultima via deserta che viene molestata dalla più piccola terribile urlatrice che sia mai passata da lì.
LOTUS ELISE CUP 250 (2017-)
Layout – Motore centrale posteriore, trazione posteriore
Motore – 4 cilindri 1.8cc – supercharged
Trasmissione – cambio manuale a 6 rapporti
Potenza – 246 cv @ 7.200 rpm
250 Nm @ 3.500-5.000 rpm
Peso – 931 kg
Accelerazione – 4,3 sec.
Velocità massima – 248 km/h
Prezzo di listino nuovo – da 65.010 €
Prezzo Gino Luxury & Motorsport – € 68.900*
*(esemplare in test)