Citroen Dyane: 50 Anni E Un Paio Di Jeans
CITROEN DYANE
50 ANNI E UN PAIO DI JEANS
Testo: Roberto Marrone
Fotografie: Citroen
La Dyane 6 compie 50 anni e di certo, come è stato per la sorellina2CV che andava appunto a rinnovare, si parla di un’auto fuori dagli schemi e non solo per la sua linea – perché su queste vetture tutto è diverso dal solito e vanno accettate e capite per quelle qualità che altre non possono offrire. Frutto della matita dello stilista Louis Bionier che tracciò linee tese e decise, il concetto di base doveva essere senz’altro l’economicità, quindi cilindrata molto piccola e questo, a volte, può andare a scapito dell’abitabilità, cosa che nella Dyane invece soddisfa ampiamente. Le prestazioni non sono ovviamente tra i suoi obiettivi, ma il suo comportamento su strada, con quelle oscillazioni che sembrano sempre al limite di un cappottamento, che non avverrà mai grazie al sofisticato sistema con sospensione interconnessa, da modo di divertirsi ugualmente e le permette di percorrere agevolmente terreni accidentati assicurando un comfort incredibile.
C’è poi il tettuccio in tela completamente ripiegabile, mentre per risparmiare non esistono alzacristalli, ma finestrini scorrevoli, o apribili a compasso. Occorre invece fare un po’ di pratica con la leva del cambio, sia per la sua posizione, sia per la selezione dei rapporti: è facile per fare in fretta scalando quarta-terza, finire per percorrere una curva in folle (mi è successo!). Anche i freni sono molto sensibili specialmente nelle giornate umide o piovose, basta toccarli poco di più per spiaccicarsi nel parabrezza (certo, quanto non si usavano le cinture di sicurezza…). Come detto l’abitabilità è ottima sia davanti che dietro, anche se i sedili non paiono particolarmente spessi o imbottiti, risultando però pratici e robusti. Che dire sulla strumentazione? Non pensavate certo di trovare contagiri, amperometri, voltometri, c’è solo quello che è necessario su un veicolo di questo tipo.
Ma torniamo a quel giorno di agosto del 1967, quando venne presentata alla stampa; indubbiamente la linea apparve simpatica e moderna, destinata ad un pubblico giovane e nella campagna pubblicitaria si facevano ampi riferimenti alla musica dell’epoca, ai colori vivaci accentuati da effetti psichedelici e difatti fu un vero successo di vendite, andando a rappresentare un vero e proprio stile di vita. Tra gli slogan più famosi la celebre frase che la accompagnava: “Chi mi ama mi segua” oppure “L’auto in jeans”. Citroen si impegnò molto nella promozione, manifesti tappezzavano le città per evidenziare le ampie possibilità di utilizzo della Dyane e non solo per il tempo libero, perché grazie anche al grande portellone posteriore era possibile caricare qualunque cosa con facilità e per chi voleva ancor più spazio, o un mezzo prettamente commerciale arrivò la Acadiane furgonata, robusta e super economica. Ma veniamo ad alcuni dati tecnici: il motore era stretto parente del boxer bicilindrico raffreddato ad aria e da 425cc della 2CV. Anche sulla Dyane, in caso di necessità, c’era la possibilità di mettere in moto con una manovella tramite un foro sulla mascherina anteriore. La prima serie che venne in seguito denominata Dyane 4 ebbe però difficoltà a convincere la clientela, soprattutto in patria, dove si continuava a preferire la classica 2CV, fu così che utilizzando la meccanica della Ami 6 (sempre bicilindrico, ma da 602 cc) nacque la Dyane 6. La vettura arrivava così a sfiorare i 120 Km/h, imponendosi sul mercato con maggiore determinazione.
QUALCHE DATO IN PIU’.
La Dyane lanciata nel 1967 era spinta dal noto motore bicilindrico raffreddato ad aria che già equipaggiava la 2CV. Cilindrata di 425ccc e potenza massima di 21CV SAE. Con la 2CV venne condivisa anche la trazione anteriore, soluzione in procinto di diffondersi a macchia d’olio nella produzione automobilistica mondiale. Il cambio era manuale a 4 marce, con frizione monodisco a secco, ma in alternativa era possibile scegliere una frizione centrifuga.
A differenza della 2CV, sulla Dyane vennero utilizzati anche lamierati concavi che consentivano una maggior insonorizzazione, anche se più costosi da fabbricare. Anche le sospensioni mantennero lo schema originario a ruote indipendenti su entrambi gli assi, con tiranti longitudinali, bracci oscillanti, molle elicoidali longitudinali ed ammortizzatori a frizione e ad inerzia. La soluzione delle molle longitudinali permetteva l’interazione tra avantreno e retrotreno per ottimizzare l’assetto della vettura. L’impianto frenante prevedeva quattro tamburi, dei quali quelli anteriori erano posizionati entrobordo, cioè all’uscita del differenziale, mentre quelli posteriori erano montanti dietro il mozzo ruota. Non era presente alcun tipo di servocomando per i freni, e così pure per lo sterzo, a cremagliera.
Già nel gennaio del 1968 arrivò la Dyane 6 con il propulsore che sviluppava 28 CV. Nel mese di marzo la versione denominata Dyane 4 venne potenziata sino a 26 CV, mentre nel 1968 la Dyane 6 raggiunse i 33 CV. Poche le differenze estetiche tra le varie versioni, mentre un altro ritocco sulla potenza ci fu nel 1970 (35 CV). Nel 1978 fu la volta dell’adozione dei freni a disco anteriori. Le vendite erano importanti e va tenuto conto che la vecchia 2 CV continuava ad avere la sua fetta di mercato. La Dyane cessò la produzione nel 1983.
Al recente salone di Padova abbiamo visto affiancate la cinquantenne Dyane e la nipotina C3 Aircross, e pur con le logiche differenze di cilindrata ed allestimento, inevitabilmente avvenute nell’arco di mezzo secolo, abbiamo potuto notare quanto ci sia in comune tra loro: modernità, simpatia, colore, audacia nel disegno, un modello che vuole uscire dall’anonimato cercando in una clientela giovane e dinamica la sua destinazione, proprio come fece Titti Fabiani, direttore creativo dell’agenzia B Communications all’inizio degli anni ’70. La storia del “Double Chevron” continua.