Jaguar F-Type 400 Sport Convertible: Un Viaggio Inaspettato
SUPERCARS & ROAD TRIPS
JAGUAR F-TYPE 400 SPORT CONVERTIBLE
UN VIAGGIO INASPETTATO
Testo: Alessandro Marrone
Fotografie: S. Lomax
Il karma esiste, su questo non ho più alcun dubbio. Non ho mai dato importanza alla capacità del vano bagagli, perlomeno quando si tratta di sportive – è logico che ci sia poco spazio e del resto tutto ciò che conta è già sistemato nel vano motore. Ma ritrovarsi la mattina della partenza a fissare il baule della F-Type Convertibile insieme al fotografo è stato uno dei momenti più grotteschi della mia vita. Immaginate la scena, noi due fenomeni da circo con 3 zaini, un treppiede e qualche altro ammennicolo vario di cui non ricordo nemmeno la funzionalità. La smorfia sul nostro volto una volta aperto il cofano posteriore la diceva lunga e ad essere sinceri e con il ruotino di scorta incastrato ho avuto problemi ad infilare persino il giubbotto. Assalito dal timore di dover annullare tutto, mi affretto a svitare il serraggio e lasciare in garage ruotino e kit – come minimo, finirà che foreremo una gomma – ma la musica non cambia. Non voglio dilungarmi oltre, ma sappiate che se avete intenzione di pianificare un weekend fuori porta dovrete viaggiare leggeri, se vi intratterrete una settimana, comprate direttamente i vestiti una volta a destinazione e poi … buttateli. Riusciamo a sistemare un paio di zaini nella sottile fessura che la F-Type Convertibile chiama bagagliaio – l’ampiezza della versione coupé è un lontano ricordo, ma poco importa. A tener ferma una reflex “di riserva” da oltre duemila Euro ed altra attrezzatura fotografica ci pensano le giacche e tutto ciò che dobbiamo lasciare sparso per guadagnare i centimetri necessari a chiudere il cofano. Chissà se saremo in grado di ricordare l’ordine con cui abbiamo caricato tutto, un dettaglio che almeno per il momento non ci passa per la mente, perché è finalmente giunto il momento di saltare a bordo e partire.
L’abitacolo è invece un ambiente perfetto nel quale trovare riparo dall’aria pungente di una mattina autunnale che sembrava segnare la fine del nostro viaggio ancor prima che iniziasse. I sedili della F-Type 400 Sport sono in pelle nera con cuciture bianche che risaltano magnificamente nel total black della plancia, un pattern cromatico interrotto soltanto dai loghi 400 Sport in giallo, a ricordare che ci troviamo su un modello speciale per Jaguar e per chi ha la fortuna di guidarla. È infatti risaputo che verrà prodotta per un anno soltanto e che sarà disponibile sia in versione Coupé che Convertibile. Reputo che potrebbe essere un ottimo inserimento fisso nel listino della F-Type, ma dopo aver premuto il pulsante di accensione ed aver dato vita al V6 da 3 litri sovralimentato, tutto ciò che mi passa per la testa è di assicurarmi di lasciare che questa gattona graffi l’asfalto come sa fare. La gamma F-Type è sempre più ricca, lo sapete meglio di me: alla nuova versione 2 litri da 300cv, troviamo i V6 da 340 e 380 cavalli. Oltre la 400 Sport entriamo in territorio V8, con la R da 550cv e la SVR da 575cv, ma queste due non offrono soltanto una dinamica di guida completamente differente, ma anche costi di gestione più simili a quelli di una supercar che a quelli di una gran turismo. Non per rovinarvi la sorpresa, ma la 400 Sport rappresenta quel gradino ideale per chi vuole abbastanza potenza da migliorare il tasso divertimento dei propri weekend, ma anche la praticità di una comoda 2 posti che non tenterà di uccidervi alla prima curva. E poi l’allestimento spunta le caselline che avreste individuato anche voi in fase di configurazione, grazie ad un kit aerodinamico più pronunciato, cerchi in lega dedicati da 18 pollici all’anteriore e 19 al posteriore, scarico sportivo e quei 400 cavalli che se spremuti nel modo giusto, sono in grado di divertire e mettere alla prova.
THE UNEXPECTED JOURNEY.
Inserita la modalità Dynamic, apro le valvole degli scarichi ed, almeno per il momento, sfidiamo una probabile bronchite aprendo il tettuccio. Il guscio in tela insonorizza e ripara alla perfezione una volta chiuso, ma quando si apre elettricamente va a ripiegarsi sopra i bagagli, ricordandoci appunto quanto spazio ci ha rubato al momento della partenza. Lo perdoni dopo appena un centinaio di metri, quando ti rendi conto che ad ogni accelerata, l’assenza di un filtro fisico tra il doppio terminale centrale ed i tuoi timpani è completamente rimosso e puoi sentire nella maniera più nitida possibile ogni singola variazione nella voce del V6 là davanti. Proprio per questo diventerà impossibile rispettare un’andatura matura e sarà un continuo “accelera e rilascia” alla ricerca dei classici scoppiettii, meno accentuati di quelli a cui ci ha abituato la R, ma pur sempre maledettamente divertenti. La seduta è perfetta e senti subito le dimensioni della F-Type, complice anche il lungo cofano motore che continua ad aprirsi in direzione opposta all’abitacolo. Gestisco il cambio automatico ZF a 8 rapporti, l’unica opzione disponibile su questa serie speciale, tramite i paddle montati dietro al volante – non troppo grossi, ma raggiungibili in qualsiasi posizione e dall’ottimo feedback sensoriale. La 400 Sport è anche dotata di un autobloccante, il che aiuterà non poco quando oseremo escludere il controllo trazione. Larga quasi due metri, lunga circa 4 metri e mezzo, porta appresso 1,8 tonnellate di peso, non poco a dire il vero. Ecco perché bisogna entrare in sintonia con il V6, prima di potersi fare una idea più chiara di quanto questa F-Type differisca dagli altri modelli in listino. 400 cavalli sono spesso il numero perfetto, abbastanza per farti sudare le mani e non perdere la concentrazione, ma mai tanti da finire dispersi o tagliati elettronicamente da qualche aggeggio che ci impedisce di finire spalmati contro un albero. Avendo però a che fare con un peso importante, bisogna saper giocare con il cambio, permettere alla gattona di salire di giri e di rispondere al meglio, facendo affidamento sull’ottimo e potentissimo impianto frenante e su quella voglia di entrare in curva sentendosi sul filo del rasoio. L’assetto in modalità Dynamic è preciso e rigido quanto basta, ma imparerete a sfruttare tutti e 7000 i giri del motore, finendo per consumare almeno il doppio di quello che avevate preventivato a casa, prima di partire.
Se dovessi scegliere un unico aggettivo per descrivere questa 400 Sport, credo che non riuscirei a fare a meno di definirla speciale, perché riesce ad unire eleganza e sportività come poche altre vetture sono in grado di fare, sa coccolarti a suon di comodità e raffinatezza di un ambiente moderno e pulito, ma eccezionalmente intuitivo, e poi è in grado di estrarre gli artigli con la stessa facilità con cui guadagna velocità nei tratti di strada più ampi. Le foglie secche coprono la strada e la rendono più scivolosa di quanto in realtà fosse già, a causa di un forte temporale abbattutosi il giorno prima. Bisogna tenere il volante ben stretto fra le mani e dosare l’acceleratore con decisione e dovuta cautela. Il tettuccio resta inesorabilmente aperto e da pungente, l’aria è ormai diventata gelida. Climatizzatore acceso e l’abitacolo resta abbastanza caldo da farci continuare imperterriti la nostra salita verso il passo di montagna che sovrasta le nostre teste. Quando ci infiliamo in tunnel di alberi gialli e tendenti all’arancione e ne usciamo seguiti da un vortice di foglie, tutto assume un tono ancora più teatrale ed il borbottio del motore è l’unica musica che vogliamo sentire. Non perdo nemmeno un minuto di questi splendidi momenti immerso alla guida di una sportiva d’altri tempi, una di quelle auto che non chiedono altro che essere guidate, saranno loro a rendere speciale ogni strada, ogni momento, ogni giorno trascorso con quel volante ciccione tra le mani.
OPEN TOP AT THE TOP.
Le ore di luce sono sempre meno, ma l’assenza di traffico e di qualsiasi forma di vita è il contorno perfetto per i nostri ultimi chilometri prima di raggiungere la meta – perlomeno quella che ci siamo imposti come primissima tappa. Le nuvole e il cielo si tingono di rosa, poi di uno strano rosso tendente al fucsia, uno spettacolo al quale non avevo ancora assistito e che mi costringe ad accostare per lasciare che Lomax controlli se una delle due macchine fotografiche funzioni ancora dopo diverse ore di curve e tornanti alle prese con questo felino di montagna. Devo ammettere che di fronte a certe magie create dalla natura, lasciare che i 400 cavalli della F-Type prendano fiato non è poi così male ed intanto ne approfitto per osservare quel suo profilo reminiscente della mitica E-Type (lei è rimasta in garage, ndr), i numerosi dettagli che impreziosiscono questa edizione che si conferma come la migliore scelta possibile, a patto che non abbiate bisogno dei cavalli extra delle due 8 cilindri. È anche una delle poche vetture che restano aggraziate sia con la capote chiusa che aperta e che vi porterà a contemplarla dalle più svariate angolazioni, alla continua ricerca di una sfumatura che vi era sfuggita, soprattutto se come noi avete trascorso gran parte del tempo a consumare litri e litri di benzina. A proposito di carburante, Jaguar dichiara un consumo nel ciclo misto di 8,9 l/100km, ma mettete in conto di dare fondo ai vostri risparmi, perché mai e poi mai guiderete con criterio e con il risparmio quale obiettivo principale. Finalmente il sole si è quasi completamente nascosto dietro l’orizzonte, adesso abbiamo una buona scusa per chiudere il tettuccio in tela sopra di noi e soprattutto per riprendere la guida verso la vera destinazione finale di questo primo giorno, quello che nel giro di poche ore è già stato in grado di farmi capire che tra me e la F-Type è scoccata la scintilla.
Ogni mattina, quasi come per darle il buongiorno, che fosse dalla camera d’albergo o dalla finestra di casa, mi son trovato ad osservarla e già pensavo al triste giorno in cui avrei dovuto riconsegnarla ai ragazzi di Jaguar. Il viaggio inaspettato non è stato quello che ha regalato le fotografie pazzesche scattate dal nostro fotografo, quanto il percorso che questo giaguaro di ultima generazione ha portato a termine nelle mie preferenze. È bastato un balzo rapido come quello di un felino ed ha subito fatto centro, in me come nelle persone che si incrociano oltrepassando vari paesini di montagna o le trafficate vie cittadine. Una F-Type non viene semplicemente osservata, viene ammirata. È come se fosse dotata di un magnete che agisce direttamente sulle pupille delle persone e tramite gli occhi arriva al cervello e quindi al cuore di ognuno. Dopo averti conquistato facendo le fusa ti mostra quanto sia abile nel destreggiarsi dove un’auto sportiva trova pane per i suoi denti, ma ricordandoti sempre che può mordere in qualsiasi momento. È proprio questo che rende la F-Type una sportiva diversa rispetto a quelle chirurgiche macchine da giri veloci che impazzano qua e là. Ha dei difetti perché non è semplicemente un’auto, è una creatura. Una bellissima creatura che non invecchierà quando ci saranno cambi più veloci, motori più potenti o erogazioni più fulminee, perché il modo in cui la guiderete sarà direttamente proporzionale a quanto entrerete in intimità con il suo handling e la sua capacità di essere l’auto che cercavate. Una serie speciale, non a caso, di nome e di fatto.
JAGUAR F-TYPE AWD 400 SPORT CONVERTIBLE (2018)
Layout – motore anteriore, trazione integrale
Motore – V6 cilindri 2.995cc – supercharged
Trasmissione – cambio automatico a 8 rapporti
Potenza – 400 cv @ 6.500 rpm
460 Nm @ 3.500 rpm
Peso – 1.769 kg
Accelerazione – 5,1 sec.
Velocità massima – 275 km/h
Prezzo – da 116.180 €