Ferrari GTC4 Lusso: The Song Remains The Same (Lunga Vita Al V12)
SUPERCARS & ROAD TRIPS
FERRARI GTC4 LUSSO
THE SONG REMAINS THE SAME
Testo: Alessandro Marrone
Fotografie: Gian Romero
Sembrano passati così tanti anni da quando i Led Zeppelin cantavano “The Song Remains The Same”. Il mondo attorno a noi è irriconoscibile, la musica, l’arte, la gente ed ovviamente anche le auto. Ma Robert Plant insisteva, e fiancheggiato da Jimmy Page & company sottolineava come la musica fosse e sarebbe sempre stata una, come un bellissimo sogno che non dovrebbe mai finire, neppure quando al mattino quelle immagini e quei suoni onirici avrebbero lasciato il posto alla cruda realtà. Una canzone, una poesia o più semplicemente il racconto di qualche emozione, il tentativo di mettere su carta o su disco quelle sensazioni che ci riempiono l’animo e che si scolpiscono un posto speciale nel nostro piccolo mondo, un luogo intimo e privato dove alle volte addirittura noi non riusciamo a farci largo. Passare da un’icona del rock ad un’icona dell’automobilismo non è poi così difficile, abbiamo sempre affiancato auto vistose e potenti a quelle rockstar che non avrebbero mai accettato nulla di razionale o un look che non fosse fuori dal comune. Ferrari è la storia dell’automobile, il passato, presente e futuro di un marchio che con il passare dei suoi 70 anni (celebrati lo scorso anno), ha raggiunto una notorietà planetaria, producendo alcuni tra i più brillanti capolavori ingegneristici che abbiano mai solcato le strade di questi mondi – sì, soprattutto quello dei nostri sogni. Perché non è un segreto che tutti pecchiamo di lussuria e bramiamo quel volante con al centro un nero cavallo rampante, raffigurazione di forza, velocità, coraggio ed eleganza. Sto tornando a Maranello per entrare in confidenza con la nuova GTC4 Lusso, il modo migliore e più veloce per andare in vacanza. E non vedo l’ora.
Quando nel 2011 arrivò la FF, la prima Ferrari con trazione integrale, fu accolta con pareri discordanti. Chi la additava come un passo falso da parte di Maranello e chi invece capì che era un modo per utilizzare un’auto da sogno senza dover necessariamente studiare le previsioni meteo. Anzi, a dirla tutta, la fantastica trazione unita al V12 da 660 cavalli l’ha davvero resa la migliore alternativa a quella marea di berline e station wagon anabolizzate. Perché? Si tratta di lignaggio ed una Ferrari è tale per un motivo sopra ad ogni altro: il modo in cui riesce a rendere speciale un qualsiasi spostamento. È passato qualche anno e siamo pronti per un nuovo modello, che mantenendo le medesime caratteristiche di praticità, fruibilità e performance, sia in grado di elevarle e perfezionare un design convincente ma al quale mancava ancora un’identità precisa, la stessa che ha creato negli anni in cui è stata in listino, spianando la strada per una degna erede dal nome altisonante – ecco a voi la GTC4 Lusso. La gran turismo di Maranello, disponibile anche in declinazione V8 (GTC4 Lusso T), rappresenta il risultato di un lavoro accurato sotto ogni aspetto. I numeri le danno ragione ed a distanza di un anno abbondante dal suo lancio ufficiale, la GTC4 Lusso ha dimostrato come soddisfare i gusti di una clientela più giovane ed essere in grado di macinare chilometri come una famigliare qualsiasi. In Ferrari la chiamano “la ricetta per il successo” e non possiamo dargli torto, ecco perché per il nostro test drive ci è stato consigliato di cercare una strada innevata e portare la vettura esattamente dove non pensereste mai di trovare una Ferrari, o perlomeno non lo avreste pensato sino ad una decina di anni fa. Decidiamo, complice anche il maltempo che si è abbattuto sulla regione negli ultimi giorni, di concentrare le nostre energie alla scoperta dell’anima di questa gran turismo di prima classe ed imposto il navigatore in favore di un itinerario ricco di curve per un’arrampicata che, se la fortuna ci assisterà, ci farà poggiare gli enormi pneumatici invernali su un soffice manto bianco.
Portare a spasso una Ferrari è come strigliare e sellare il cavallo prima di un’escursione nella natura più incontaminata. Vorrete perdervi per restare fuori il più a lungo possibile e non chiudere quella fantastica giornata, ma tutto comincia con un’attenta analisi del pacchetto meccanico a mia disposizione. La linea della GTC4 è stata resa ancor più affilata grazie ad un nuovo frontale, ad una linea di cintura ribassata ed una nuova coda che integra i quattro fari tondi e le due coppie di terminali di scarico. C’è uno schema ben preciso nel design di questa creatura di Maranello, ma la percezione resta sempre quella di un elevato tasso emozionale: nonostante la precisione millimetrica degli assemblaggi e la funzionalità del diffusore, tutto ciò che traspare è la voglia di colpire al cuore chi osserva, o chi cercherà invano di non perdere il contatto con la vostra coda, impreziosita da un tricolore in bella mostra in mezzo al portellone posteriore. È bassa, incredibilmente larga e sembra implorare di essere messa in moto, così obbedisco e premo il pulsante di accensione posto sul volante, questa volta senza bisogno di inserire la chiave in quanto disponiamo di un sistema di avviamento keyless. Eccolo, il suo 12 cilindri aspirato, un 6.2cc che rappresenta il perfetto matrimonio tra opera d’arte e strumento musicale. Il suo boato riempie l’abitacolo e spazza via le foglie secche a terra dietro l’auto. Sembra di essere seduti al comando di un incrociatore spaziale, abbracciato dalle comodissime poltrone in pelle color cuoio. La mia pazienza è messa a dura prova, ma uscendo dalle trafficate vie di Maranello, seguo la voce del navigatore che mi tiene compagnia durante la spasmodica attesa ed il tragitto verso Sud. C’è una strada poco distante dalla factory, una dozzina di tornanti, un asfalto ruvido ed in buone condizioni in grado di garantire il giusto grip, ma una visibilità ed una solitudine che permettano al nostro istinto più animalesco di prendere il sopravvento. Fortunatamente oggi non c’è proprio anima viva e mentre oltrepasso il fiume che rappresenta il confine con il cerchio dei lussuriosi del nostro Inferno dantesco, è come se entrassi in un mondo a sé – tempo di alzare il volume e mettere alle strette il Cavallino.
L’accelerazione della GTC4 Lusso è disarmante, la trazione è impeccabile e con le quattro ruote che mordono l’asfalto vieni schizzato in avanti senza un minimo di esitazione. Prima, seconda, terza e mi devo gettare sul freno prima di tentare un ingresso in curva senza la minima possibilità di uscirne intero. Il primo tratto di strada è prevalentemente collinare e le curve sono ampie e piuttosto permissive, una buona occasione per spostare il manettino in Sport e notare come l’assetto e lo sterzo diventino più rigidi, l’acceleratore più sensibile ed i giri motore siano ancora più pronti a lanciare quell’urlo in mezzo alla vallata. Arrivano i tornanti, e con la stessa drammaticità di uno scontro all’ultimo sangue, ci addentriamo nello stomaco della bestia, con una 4 posti da quasi due tonnellate e quasi 5 metri di lunghezza. Ancora stento a credere che mi abbia concesso la possibilità di tenere il pedale dell’acceleratore così a fondo, forte di una serie di diavolerie ingegneristiche che regolano l’erogazione della coppia e la distribuzione della trazione fornendo sino al 90% della potenza stessa su una singola ruota. Ma c’è di più, infatti l’asse posteriore sterzante accorcia virtualmente il passo della GTC4, rendendola agile come una berlinetta e permettendomi cambi di direzione repentini, senza il minimo rischio di sbilanciare i pesi o indurre l’auto in sovrasterzi imprevisti. Hanno stretto un patto col diavolo, non c’è altra spiegazione. Pensavo di essermi fatto impressionare, ma non avrei mai immaginato di cos’altro sarebbe stata capace. I suoi 12 cilindri sprigionano 690 cavalli a circa 8000 giri, una potenza pazzesca che nella maggior parte dei casi potrebbe quasi apparire superflua, se non addirittura inutile. Ma quando le curve più insidiose lasciano spazio a qualche allungo e scalo una marcia tramite i grossi paddle in fibra di carbonio fissi al piantone dello sterzo, tutto ciò che riesco a pensare è di tenere le mani ben salde ed allungare l’escursione della gamba destra. La prima volta che pesti il gas a pavimento resti sbalordito, la seconda pure e la terza anche. Non puoi fare l’abitudine ad una 4 posti che rende facile riempire il bagagliaio di trolley e valigie, quanto raggiungere i 200 km/h (da fermo) in appena 10 secondi e mezzo. La progressione è continua e tutto è reso ancora più folle da quell’incessante grido, un urlo primitivo che appena superati i 2800/3000 giri diventa surreale e ricco di sfumature e nervature che farebbero impallidire Beethoven.
A stento accetto il fatto di mettere un freno a questa frenetica corsa, dimenticando completamente la nostra ricerca per la neve e rendendomi conto di non aver ascoltato la voce del navigatore per le ultime quindici svolte. Meglio disattivarlo e guidare con l’unico scopo di vivere un’esperienza che soltanto una Ferrari ti sa offrire. A bordo, oltre a tanto lusso e comfort – anche per i due passeggeri che siederanno dietro – c’è molta attenzione per la tecnologia, con il passenger display che permette a chi vi sta seduto a fianco di spaventarsi a morte per la velocità raggiunta, ma anche di intervenire sul navigatore, sulla radio e tenere sotto controllo il computer di bordo in generale. Un optional che terrà impegnati nei rari momenti in cui non sarete in overdose da V12. Tornando al posto guida, troviamo una strumentazione a tre quadranti, dove soltanto il contagiri al centro resta analogico. Ai due lati due display full color da 5 pollici tramite i quali sarà possibile tenere sotto controllo i vari parametri della vettura, contachilometri, radio e navigatore. È nuovo anche il grosso schermo touch al centro della plancia, un display da 10,25 pollici con un nuovo software, molto più veloce, intuitivo e preciso. Finalmente inserire una destinazione non è più un’impresa difficoltosa. Capisco che sia importante raccontarvi quanto sia comoda e pratica la vita a bordo, ma sono certo che il primo pensiero torni sempre là davanti ed allora chiudo l’ampio portellone del bagagliaio e mi allaccio la cintura, pronto a lasciare un po’ di gomma sull’asfalto. Disinserendo il controllo trazione non si ha l’impressione di poter morire ad ogni curva, la precisione in inserimento resta uno dei punti forti della GTC4 Lusso e dopo poco si entra in confidenza con il “passo corto virtuale”, applicato per la prima volta dopo l’immissione sull’edizione speciale F12 TdF. I 697Nm di coppia a disposizione sono quindi sfruttabili senza pensare troppo alle conseguenze di una manovra azzardata o di un manto stradale rimasto umido sotto l’ombra della fitta vegetazione. Quando il posteriore comincia ad allargare, lo fa gradualmente ed avvisando che sarà necessario intervenire sul volante. Instauri immediatamente un rapporto di fiducia e complicità con l’auto e lei sa rendere il viaggio rilassante e divertente.
Ma come tutte le cose belle e che possono creare dipendenza – e fidatevi, ne crea parecchia – c’è sempre il rischio di oltrepassare quel sottile limite che bisogna porsi avendo a che fare con una supercar da oltre 250.000€. Rischiare di essere traditi dalla convinzione di aver tutto sotto controllo, scambiare le sue doti dinamiche per una innata capacità di adattarsi ad un tale ritrovato della meccanica potrebbe far sì che ad allargare troppo il posteriore si finisca per cercare lumache nel prato a bordo strada. La voglia di sentire quel motore urlare è una necessità fisiologica, un bisogno irrefrenabile che mi fa spalancare i finestrini nonostante le basse temperature, ma la sensazione di appagamento che si prova sentendo riecheggiare quello sbraito metallico è impareggiabile. Osservare quella sua sagoma blu tour de France, sistemata accanto ad un campo ingiallito sotto i freddi colpi dell’inverno crea il perfetto contrasto che rispecchia due obiettivi distanti come la praticità e la voglia di andare forte. Apparentemente così distanti tra loro, ma in grado di convivere grazie ad un’anima grande come quella della GTC4 Lusso, sempre pronta ad assecondare i vostri desideri, a patto che siano abbastanza voluttuosi per essere soddisfatti da una scuderia composta da 690 cavalli di razza pura. L’apoteosi di questo magnifico spettacolo ha la voce di un motore con 12 cilindri a V, un aspirato omaggio a quei tempi ed a quegli eroi che scivolano via dalle nostre mani come l’acqua. Per fortuna possiamo ancora appenderci a quella canzone, che vogliamo resti la stessa a tutti i costi, che continui a riempire l’aria attorno a noi e farci venire la pelle d’oca. Ogni volta, come se fosse la prima e l’ultima.
FERRARI GTC4 LUSSO
Layout – Motore anteriore, trazione integrale
Motore – V12 cilindri 6.262cc
Trasmissione – cambio automatico a 7 rapporti
Potenza – 690 cv @ 8.000 rpm
697 Nm @ 5.750 rpm
Peso – 1.920 kg
Accelerazione – 3,4 sec.
Velocità massima – 335 km/h
Prezzo – da 270.060 €