Ferrari Portofino: Non Solo Per Le Vacanze
FERRARI PORTOFINO
Non Solo Per Le Vacanze
Testo di Alessandro Marrone
Foto di Jay Tomei
Ogni fiaba che si rispetti dovrebbe cominciare con “C’era una volta una Ferrari …”, ma probabilmente nessun bambino riuscirebbe a prender sonno, lasciandosi invece trasportare da racconti di scalpitanti motori, frenate al limite e quella costante sensazione di avere il cuore in gola. Sognare ad occhi aperti vuol dire proprio questo in fondo, passare delicatamente la mano su quel cavallino rampante in bella mostra sul volante e realizzare che non ci stiamo girando affannosamente nel letto di casa, ma sta succedendo per davvero ed ogni attimo trascorso senza armeggiare con il volante, è un granello di sabbia che scende nella clessidra del tempo a mia disposizione. E io non voglio scendere ad alcun tipo di compromesso, nel nome della divulgazione motoristica, o più semplicemente con un pizzico di sano egoismo, inevitabile e comprensibile non appena ti ritrovi al volante di un nuovo bolide di Maranello. Un po’ come una lampada magica a cui tutti ambiscono, una Ferrari non è soltanto un bel vestito – rosso, in questo caso – un motore rumoroso e l’innata capacità di coniugare prestazioni, piacere di guida e viscerali emozioni. Ogni automobile uscita dai cancelli della fabbrica del Commendatore racchiude in sé un tripudio di passione ed è pronta a scrivere quel suo capitolo di storia su quello che è senza forse e senza ma il più significativo brand automobilistico al mondo.
Poche ciance, la Portofino è velocissima, ha una linea tutta nuova e ti strappa un sorriso isterico soltanto a pensare che venga classificata come l’erede della “Ferrari da donne”. A parte il fatto che la California T aveva già di suo trasformato una gran turismo con tetto apribile, in una performante 2+2 che grazie all’introduzione della nuova unità turbo garantiva numeri da autentica Ferrari. Messa così suona un po’ semplicistica come spiegazione e sono d’accordo – c’è molto, moltissimo da dire al riguardo. Con la Portofino le cose sono cambiate ancora, oserei addirittura stravolte se non fosse che l’anima resta più o meno la stessa, ovvero un V8 turbo da 3.9 litri. Molti penseranno che l’aumento dei cavalli, che da 560 arrivano a 600 tondi, possa rappresentare un discreto incremento in quanto ad accelerazione, ripresa e anche velocità massima, ma la realtà dei fatti si delinea limpida come il cielo odierno che splende sulle campagne a qualche chilometro da Modena. Scordatevi il sound ovattato che vi aspettereste da una GT adatta a lunghe tratte autostradali e perfettamente in grado di portarvi in ferie, senza necessariamente lasciare il vostro bimbo dai nonni. La Portofino, che prende logicamente il nome dalla nota località turistica ligure (e qui mi sento ancora più coinvolto) non disdegna una bella passeggiata con il tetto rigido ripiegato nel baule posteriore, ma a differenza della California T e scrollandosi definitivamente di dosso i gradi di parentela con la California nata nel 2008, ha la capacità di elevare al quadrato il divertimento al volante nel preciso momento in cui sentite la necessità di tirare fuori la vera natura del Cavallino Rampante.
È una storia fatta di velocità, non importa se a cantare ci sia un poderoso V12 o un moderno 8 cilindri dotato di turbocompressione, un servosterzo che per la prima volta su questo modello è di tipo elettrico, un autobloccante elettronico di terza generazione e addirittura una centralina che gestisce la coppia motore come se fosse un aspirato. Non importa, tutto ciò che vogliamo sarà raggiungere velocità tali da sentire le ginocchia tremare e un coinvolgimento alla guida totale, in grado di catapultarti in quella dimensione che fa purtroppo scorrere il tempo velocemente, senza nemmeno farmi accorgere che nel giro di pochi minuti mi sto già addentrando per le tortuose curve che si arrampicano oltre Sestola, in direzione del Monte Cimone. L’Emilia Romagna non è soltanto buon cibo, belle auto e prati verdi o perlomeno non necessariamente in quest’ordine. Ci sono strade lontane da quei prati verdi che sembrano messi lì apposta per le belle auto e per farvi ringraziare il fatto che non abbiate ancora dedicato tempo al buon cibo. Tralasciando la modalità Comfort, utilissima per tenere il V8 basso di voce e gestire un volante ed un acceleratore più morbidi, abbiamo a disposizione due altre modalità di guida, proprio come sulla precedente California T e quindi rinunciando alla sola e più estrema Race. Mettendo in Sport, lo scarico lascia che i quattro terminali al posteriore si facciano sentire con più insistenza, facendo quasi dimenticare che l’otto cilindri là davanti sia turbo. Turbato, nel risvolto positivo del termine, non posso non apprezzare immediatamente la incredibile maneggevolezza della Portofino, che non è certo un’auto dalle dimensioni ridotte, ma un peso complessivo di 1.664kg e la disposizione del motore più in basso e più verso il centro del corpo vettura stesso, rendono gli spostamenti tra una curva e l’altra rapidi come quelli di un felino e al tempo stesso consentono di agire con violenza sullo sterzo senza sbilanciare l’assetto e la conseguente impostazione della curva stessa.
Non c’è turbo lag, ovvio. Appena metto giù l’acceleratore mi rendo subito conto che non si tratta solo di 40 cavalli in più rispetto alla Cali T e tantomeno dei 5Nm di coppia in più, figuriamoci. È l’immediatezza e la stessa erogazione che se prima ti faceva sentire su un aereo, adesso è come se ti fossi gettato da quell’aereo. I freni carboceramici sono fortunatamente di serie ed hanno il loro sporco daffare ogni volta che sceglierete di sfruttare la Portofino per quello che nasconde sotto un elegante e sinuoso abito, frutto di un lavoro estremamente accurato e portato a termine dal Ferrari Design Centre capitanato da Flavio Manzoni, un uomo che sarebbe in grado di tirar fuori un’opera d’arte dai classici schizzi che prendono forma quando ci si intrattiene in una telefonata più lunga del solito. Con il tettuccio chiuso si ha una vera e propria fastback, una coupé con un vero lunotto in vetro che offre maggiore visibilità e luminosità all’abitacolo stesso. Nel giro di appena 14 secondi, il tettuccio completamente riprogettato, si richiude e ruba pochissimo spazio ai bagagli, enfatizzando i decibel dei giri motore e portando il divertimento su livelli che per una Ferrari sono il pane quotidiano.
Non capisco come sia possibile, ma il fulmineo cambio sequenziale a doppia frizione direttamente derivato dall’esperienza maturata in F1 è ancora più reattivo e se in Comfort svolge il suo lavoro senza che ve ne rendiate conto, in Sport e sfruttando i paddle al volante è una goduria e ti fa sentire realmente al comando della situazione, aspetto che su vetture così tecnologicamente ed ingegneristicamente avanzate non va dato per scontato. Proprio il volante e così anche la strumentazione di bordo comprensiva del nuovo enorme display centrale touch da 10,25 pollici e dell’opzionale Passenger Display, sono stati aggiornati e allineati a quelli visti con la GTC4 Lusso, rendendo quindi la Portofino non soltanto all’altezza delle concorrenti, ma in grado di gestire navigazione, impianto stereo, interfaccia di connessione per lo smartphone, anche grazie ai due schermi digitali situati ai lati dell’unico strumento analogico rimasto, quello del contagiri. Qui potrete richiamare la mappa per tenere sotto agli occhi la navigazione, ma anche tutti i vari parametri della vettura.
La strada continua a salire, il vento è il nostro unico compagno ma non irrompe nell’abitacolo, che risulta essere eccezionalmente isolato, grazie anche alla linea di cintura piuttosto alta, la quale peraltro contribuisce a rendere il profilo della vettura massiccio e aggressivo, sia con il tettuccio aperto che chiuso. Non è facile descrivere quanto sia esteticamente bella la Portofino e certo, il Rosso Portofino stesso aiuta perché accentua le linee e i numerosi dettagli. Il layout potrebbe erroneamente sembrare quello di una tipica coupé/cabriolet, ma proprio la coda spiovente ed elaborata risulta essere il particolare predominante che eleva l’immagine dell’auto, che gioca tra feritoie, prese d’aria attorno ai gruppi ottici ed un posteriore che a mio avviso è l’episodio migliore di tutta la vettura. Morbida come deve essere una gran turismo, ma affilata come ci si aspetta sia una Ferrari, la Portofino si sta arrampicando verso il Cimone con una facilità disarmante. Gioco con il cambio e chiamo in causa i rapporti più bassi notando che questo motore turbo grida e sputa violenza sino a 7500 giri (ripeto, 7500 su un motore turbo!). La curva di coppia massima è altresì disponibile dai 3000 ai 5250 giri e questo si traduce in una costante spinta e una intensa pressione sui fantastici e comodissimi sedili, anch’essi una novità e in grado di aver fatto risparmiare peso e spazio in favore degli occupanti posteriori.
Tenendo il manettino verso destra si disabilita il controllo trazione e se i passi verso le tue sole capacità e i 600 cavalli della Portofino potrebbero incutere il dubbio per un mesto cammino verso il patibolo, il Cavallino dimostra che non è qui per morderti e che il perfetto bilanciamento dei pesi e l’armonia di guida che si ottiene anche alle andature più spinte, rendono il comportamento prevedibile e per questo ti infondono quella sicurezza che ti consente di sfruttare meglio un’auto che nelle mani giuste non faticherebbe a tenere il passo di supersportive più tradizionali. Del resto basta accettare il fatto che questa “Ferrari da femminucce” brucia lo 0-100 km/h in appena 3 secondi e mezzo, circa un secondo più rapidamente della leggendaria F40, sicuramente più emozionante, ma mille volte più impegnativa anche nelle più semplici manovre. Dico questo, non certo per paragonare una superba GT contemporanea a un’icona che non sa cosa vuol dire invecchiare, ma per sottolineare come gli anni trascorsi e lo sviluppo abbiano portato ad avere a disposizione prestazioni una volta appannaggio di auto quasi inarrivabili e comunque domabili soltanto da una ristretta cerchia di persone. Con la Portofino potreste anche uscire di casa in infradito, sfrecciare a 320 all’ora e raggiungere la riviera ligure per ripiegare finalmente il tettuccio e lasciare che la brezza si mescoli al sound di un V8 che gioca a fare l’aspirato. Il primo gradino per entrare nel nuovo mondo Ferrari necessita di un pedaggio di 196.061 € ed anche se ci sarà sempre chi continuerà a storcere il naso sentendo il soffio dei turbo, o per un assetto tutto sommato morbido e per il fatto che sia così diversa dalle più grandi GTC4 e 812 e ovviamente della 488, la Portofino trasuda la vera essenza Ferrari dal momento in cui apri la portiera ed entri in quel mondo rampante che rende speciale anche una manovra di parcheggio.
FERRARI PORTOFINO
Layout – Motore anteriore, trazione posteriore
Motore – 8 cilindri a V 3.855cc – turbo
Trasmissione – cambio automatico a 7 rapporti
Potenza – 600 cv @ 7.500 rpm
760 Nm @ 3.000-5.250 rpm
Peso – 1.664 kg
Accelerazione – 3,5 sec.
Velocità massima – 320 km/h
Prezzo – da 196.061 €