Alpine A110: Hill Climb Master
ALPINE A110
HILL CLIMB MASTER
Testo di Alessandro Marrone
Foto di Andy Williams
Quelle curve son sempre lì dove le avevo lasciate. E del resto, non avevo il minimo dubbio. Tornata dopo tornata, quell’apparentemente infinita attesa sembra essersi consumata come cartapesta gettata nel camino ardente e con le gomme che stridono e il volante che concede soltanto una leggerissima vibrazione, l’affusolato muso della Alpine continua la sua arrampicata verso la cima. Superato Armeno, la strada sembra liberarsi e dedicarsi soltanto a noi e al nostro piccolo missile blu, una sportiva di quelle che capovolge il concetto di far indigestione di cavalli per sopperire al monoteismo verso un telaio unicamente adibito ad esaltare il più profondo concetto di piacere di guida. Finalmente ho la nuova A110 tra le mie mani, una delle 1955 Prémière Edition – peraltro tutte vendute con discreto anticipo rispetto al suo arrivo su strada – e la consapevolezza che di fronte a me ci sono alcuni tra i chilometri più fuori di testa dell’anno, ormai prossimo al suo epilogo (ci troviamo a fine dicembre, ndr).
Il Mottarone mi accoglie come un caro e vecchio amico, mi avvolge nel suo abbraccio e mi trascina su per la sua costante ed appagante salita. È un susseguirsi di curve, intervallate da alcuni tratti più veloci, in cui posso abbandonare la modalità Sport, che aveva sin da subito affilato la risposta di acceleratore, cambio, sterzo e sospensioni, per inserire la modalità Track, che inibisce il controllo trazione e contribuisce ad annullare quasi completamente quel pizzico di sottosterzo che se non altro non mette in difficoltà i guidatori meno esperti. Sembra di guidare un grosso giocattolo, la sensazione è simile a quella che provi a bordo di una Lotus o di una 4C, con la differenza che il servosterzo è tarato in maniera da non perdere per strada la connessione con l’asfalto sotto di te, mentre la migliore insonorizzazione e un assetto meno spaccaossa rendono l’Alpine godibile in qualsiasi situazione. A questo punto, chiamare in causa vetture come Cayman e TT è d’obbligo, ma dal canto suo, la A110 pesa un buon 25% in meno rispetto alle due tedesche, fermando l’ago della bilancia a 1.103kg, liquidi compresi. Pensate che i tecnici transalpini hanno seguito per filo e per segno la filosofia del mastermind Lotus, il buon Colin Chapman, risparmiando chili un po’ ovunque – giusto per fare un esempio, i sedili sportivi Sabelt pesano soltanto 13,1kg, esattamente la metà di quelli analoghi montati sulla Megane RS.
Ecco, la Megane RS. Se c’è una compatta che dovete assolutamente tirare per il collo, si tratta della Megane RS. Completamente differente rispetto alla dolcissima pastiglia di piacere blu che omaggia i successi rallystici della classica A110 degli anni 60 e 70, ma con la stessa capacità di stregarti dopo pochi minuti di guida. Trascorrere qualche ora con lei metterà a serio rischio il vostro autocontrollo, ma aprire la porta del motel e trovarsela lì davanti, con quello sguardo sornione e quei fari che sembrano quasi farti l’occhiolino e dirti “Allora, sei pronto a bruciare un altro po’ di gomme?” , ti getteranno in un tunnel senza via di ritorno. Attesa oltremisura, i rischi di trovarsi di fronte a una delusione sono spazzati via da una ricetta che profuma di motorsport e una serie di accorgimenti che rendono questa piccola bomba, un’auto perfetta per strizzare le natiche al vostro passeggero, soprattutto se state attaccando una strada di montagna senza protezione a valle. Il segreto è molto semplice: carrozzeria e telaio in alluminio, un piccolo 4 cilindri turbo da 1.8cc in grado di erogare 252cv e 320Nm di coppia e un cambio robotizzato a doppia frizione e 7 rapporti. Peccato non avere l’opzione del manuale, ma una volta sballottati tra le curve, non ne sentirete troppo la mancanza.
L’Alpine è infatti estremamente reattiva e sebbene non diventi rigida come una tavola di legno – nemmeno in modalità Track – la leggerezza nei movimenti offerti da sterzo e sospensioni non disdegnano il doppia frizione con paddle al volante. Lo stesso cambio è piuttosto veloce e preciso, anche se lo si apprezza maggiormente salendo di rapporto, piuttosto che scalando le marce, dove però sarete rapiti dal borbottio del motore. Se ve lo state chiedendo, il cuore della A110 è condiviso con quello della Megane RS (di nuovo lei), con opportune modifiche ad aspirazione, turbo e impianto di scarico), offrendo una risposta più coinvolgente e indicata a una vettura di questo tipo. Già, come definire l’Alpine? Non è una supercar, ma non è neppure una sportiva tradizionale. Ma è davvero così importante definire ogni cosa nella nostra vita? Me lo domando in uno dei rari momenti in cui alleggerisco la presa attorno alla spessa corona del bellissimo volante e lascio che gli occhi si posino su uno degli abitacoli più belli di tutto il mondo automotive. C’è tanta pelle con pattern romboidali (proprio come sulla sua antenata), ci sono pannelli nello stesso blu dell’esterno e una plancia che non ha soltanto lo stretto indispensabile, ma anche un display touch per il navigatore e i comandi della radio. Lo perdonerete se non gode di connettività Android o Apple CarPlay – chissenefrega.
La connettività ideale è quella che i cerchi da 18 pollici esercitano sulla strada sottostante. Nelle curve più lente la infili come se fosse su un binario, lasciando che il posteriore allarghi leggermente in uscita, mentre in quelle più veloci sfrutti a dovere un bilanciamento dei pesi 44:56 e un corpo vettura leggero e che premia il posizionamento del motore subito dietro il guidatore. Quasi scordavo, la trazione è al posteriore, ma a questo punto lo avrete immaginato. La francesina ti fa gridare “Mon Dieu”, perché quando eri sicuro che fosse al limite, ti concede qualche altro centimetro in più e cominci a convincerti che in un mondo dove ci sono migliaia di auto, questa era forse l’unica che davvero mancava. Impiegare 4 secondi e mezzo per scattare da 0 a 100 km/h non è mai stato così divertente: lo scarico scoppietta e la curva di coppia è sempre pronta a far schizzare la lancetta del contagiri verso l’alto. E nel frattempo, fuori dal finestrino, quella che prima era fitta vegetazione leggermente ingiallita è ormai diventata un manto di erba secca, un giallo più scuro tendente all’arancione e poi, qualche curva dopo, la strada e tutto ciò che c’è attorno si tingono di bianco.
Non abbiamo gomme invernali, a tutto vantaggio di un handling migliore, ma per fortuna, siamo già sulla cima del Mottarone e così, scivolando e approfittando dell’inerzia, riusciamo a posare nuovamente le ruote sull’asfalto pulito. Un attimo di tregua, per lei e per noi. Un momento per mettere insieme le idee, goderci il panorama e affondare lo sguardo sui dettagli di un look che a differenza dell’esperienza di guida, continua a dividere i pareri in ufficio. Sono parecchi – e giusti – i richiami con il modello di qualche decennio fa, come per esempio i due piccoli fari tondi all’anteriore, o quei profili plastici orizzontali alla base del lunotto posteriore. Quello che però conferma che si tratti di un’auto che vuole essere guidata e non è fatta per essere posteggiata di fronte al bar dell’aperitivo, è che riprende l’heritage del vecchio mondo dei rally e lo trasporta sulle strade di tutti i giorni. Godibile anche in Normal, ma datemi un buon motivo per non spremerla come un limone.
Difetti? Pochi, anzi pochissimi. L’abitacolo è infatti spazioso e si sente solo la mancanza di un portaoggetti per sistemare il cellulare. Ci sono ben due vani bagagli, ma quello anteriore è troppo ridotto in altezza e quello posteriore ospita al massimo uno zaino e si surriscalda dopo poche ore di guida. Il peso ridotto porta a qualche leggero spostamento – beccheggio – a velocità autostradali, ma basterà tenere ben salda la presa sul volante e riuscirete a raggiungere la vostra montagna da scalare, vero habitat naturale della A110. Il prezzo non è assolutamente proibitivo, con circa 56.000€ per la Pure (60.000€ per la meglio accessoriata Légende) si comincia a entrare in un mondo che mette le performance al primo posto, senza costringervi a rinunciare a gite fuori porta, senza frantumarvi la schiena ad ogni buca e senza consumare quanto una più canonica auto sportiva. Vengono infatti dichiarati circa 6l/100km, abbastanza veritieri, a patto che in quel momento intendiate utilizzare l’Alpine come una semplice autovettura e non come la splendida musa ispiratrice di manovre al limite del legale quale è.
Alle volte basta poco per sentirsi vivi. Una strada deserta, una sportiva di quelle giuste e la voglia di svuotare il serbatoio prima che il sole tramonti. Poi basterà fare il pieno, accendere le luci e ricominciare da zero. Certe cose non possono stancarti, proprio come a certe cose non puoi abituarti e nonostante abbia provato in tutti i modi a prendere tutto quel che potevo dalla nuova A110, il desiderio di stringere ancora il suo volante tra le mani non si è esaurito. È senza dubbio una delle auto migliori dell’anno appena trascorso, ma anche una delle sportive migliori che abbia mai guidato e una delle rarissime situazioni in cui le grandi aspettative non vengono deluse.
ALPINE A110 Prémière Edition
Layout – Motore posteriore centrale, trazione posteriore
Motore – 4 cilindri 1.798cc – turbo
Trasmissione – cambio automatico a 7 rapporti
Potenza – 252 cv @ 6.000 rpm
320 Nm @ 2.000 rpm
Peso – 1.103 kg
Accelerazione – 4,5 sec.
Velocità massima – 250 km/h
Prezzo – da 60.000 €