Repliche da quattro soldi
L’ANGOLO CRITICO
La chiamerei distorsione, ma non è quella della Stratocaster di Ritchie Blackmore, bensì la tendenza a vedere nel modo distorto le auto d’epoca. Mi sto riferendo in particolar modo alle repliche che ultimamente stanno prendendo importanza e fetta di mercato. Certo, ci sono dei modelli che “originali” sarebbero proibitivi, ma non vedo la necessità del volerla a tutti i costi, anche falsa. Alcuni, per mascherare il loro stato di replica totale, basano la ricostruzione su modelli della stessa marca o simili ed è certo che il risultato visivo sia pure piacevole, ma è il pensiero di ostentare ciò che non è, che mi pare fastidioso, specialmente per chi le auto le ama veramente. Attenzione, non sto parlando di repliche “palesemente false” o terribilmente ridicole, quali certe caricature di F40, o Diablo, costruite su meccanica della Pontiac Fiero, che anche un marziano riconoscerebbe da trenta chilometri di distanza e che solo il rombo fa sdraiare dal ridere i gatti per la strada, ma mi sto riferendo a quelle auto che per capire che sono copie, bisogna andar loro vicino, guardare i particolari, aprire il cofano motore, ecc. Mi vien da pensare che forse, chi acquista questi mezzi, lo fa solo per far credere agli altri di avere ciò che non si può permettere e la cosa mi fa molta pena. C’è pure il gioco subdolo di utilizzare come base di partenza vetture dozzinali, ma già datate, in modo da poter rientrare già nella fascia protetta dai registri storici e rendere tutto più simile e confondere le acque; i motori usati sono spesso della stessa marca, anche se di cilindrata e tipo diverso, così come differenti sono freni, interni ed altro. Ovviamente non escludo che in alcuni casi, la copia possa andare anche meglio dell’originale e questo fatto è spesso utilizzato come giustificazione. Mi auguro solo che l’ente preposto possa far qualcosa verso questa tipologia di auto, mettendole fuori da ogni agevolazione, evitandone riconoscimenti, facili immatricolazioni, scongiurando la loro possibile partecipazione a gare storiche. Cose che invece, accadono troppo spesso, contaminando un settore che non merita di mescolarsi con questi “impostori”.
Roberto Marrone