FORCE ROUGE
Testo di Alessandro Marrone / Foto di Thomas Cortesi
La nostra la definirei come un’officina creativa – è con queste parole che Nicolas Quiles cattura la mia attenzione riguardo la sua splendida creatura chiamata Machine Revival. Nel corso degli anni ho avuto la fortuna di intervistare o anche semplicemente chiacchierare con un’infinità di personalità legate al mondo automotive e nonostante ognuno avesse una sua storia, un suo percorso e una sua filosofia, spesso e volentieri capita di ricondurre lo scoccare della scintilla al bisogno di soddisfare le più insolite richieste dei propri clienti. Mi sono sempre domandato perché nessuno avesse prima di tutto fatto qualcosa per se stesso e quindi affrontare una sorta di percorso inverso rispetto al solito. Finalmente è questo il caso.
Intrapresa come avventura personale, Machine Revival ha ben presto assunto le sembianze di un business di famiglia, per poi diventare a tutti gli effetti un lavoro a tempo pieno. Stiamo parlando di ragazzi che sono in grado di offrire il pacchetto completo, dal design alla parte meccanica, dal reparto ingegneristico alla verniciatura e la personalizzazione dei modelli secondo una regola ben precisa – guidare è qualcosa che deve soddisfare tutti e cinque i sensi, ecco perché reputo che un’auto sia grandiosa solo quando ogni piccola parte è in grado di creare l’insieme perfetto. Per questo motivo nel workshop di Saint-Michel-sur-Rhône – a sud di Lione – possiamo trovare tante Porsche 911, del resto se pensiamo a una vettura sportiva in grado di offrire emozioni ma pur sempre sfruttabile a 360 gradi, la coupé di Stoccarda è un’autentica istituzione, su strada come su pista.
Con quel suo vestito rosso quasi bruciato dal sole che nasconde gran parte delle cromature originali, i cerchi oro avvolti da pneumatici semi-slick, la MR12 cattura subito la mia attenzione. L’hanno battezzata Force Rouge e non stento a credere che sia una forza della natura, ma voglio sapere cosa cela di speciale. Lavoriamo su diversi modelli rendendoli speciali e unici, tra essi c’è ovviamente la leggendaria 911. Non una qualsiasi, ma quella che devi approcciare nel modo giusto come questa 3.0 del 1982. Sono convinto che l’aspetto più importante di un’esperienza di guida sia quello delle sensazioni che una vettura riesce a trasmetterci, ma con il passare del tempo il mondo è cambiato e le auto con esso. Oggi una qualsiasi sportiva è in grado di fare cose grandiose, ma troppo spesso sono filtrate da sistemi elettronici che penalizzano le sensazioni di cui un purista non può fare a meno. Ecco perché una 911 SC è lo strumento ideale per risvegliare questo mondo. – Sensazioni, emozioni, ma anche prestazioni e l’affidabilità di un’auto attuale.
La MR12 non ha solo grande personalità per via di un look palesemente votato alla pista, ma è in grado di avvolgerti in un mondo in cui l’aspetto stilistico ha tanta importanza quanto quello prestazionale. In proposito, non puoi fare a meno che restare estasiato di fronte a dettagli come il pomo del cambio in legno, oppure la presa d’aria in alluminio spazzolato a mano posta sopra il motore a sbalzo, qui in grado di erogare 220 cavalli (+13 rispetto all’originale) attraverso un manuale a 5 rapporti. Aprendo la leggera portiera del lato guida sei letteralmente assalito dalla magnificenza di quei tempi in cui l’automobilismo era roba da duri, con sedili sportivi a guscio, cinture a quattro punti, passando per il contagiri personalizzato e il rombo del flat-six che fuoriesce dal doppio terminale di scarico ed entra nell’abitacolo con il fragore di una sinfonia che aumenta di intensità e volume a seconda di come decidi di affrontare alcuni tra i chilometri più coinvolgenti della tua vita. Certo, si tratta di una vettura affidabile che può portarti in pista per il track day, segnare il giro veloce e tornare a casa in tempo per la cena con i parenti, ma soprattutto è un’auto da grande occasione, uno strumento che intende celebrare ogni strada che percorre e in questo modo crea una simbiosi con il proprio driver, qualcosa che una vettura contemporanea non può capire, nonostante le mille diavolerie elettroniche e meccaniche che hanno portato prestazioni balistiche alla portata di tutti.
Pesa soltanto 950 kg e non ti lascerà mai a piedi, la puoi maltrattare in pista o tirare per qualsiasi strada di montagna, sarà sempre pronta per altre punizioni, ma al tempo stesso bisogna prestare attenzione e imparare a conoscerla perché non c’è alcun tipo di assistenza alla guida. – La MR12 è uno dei tanti esempi di Machine Revival, ma la filosofia è proprio quella di riportare in vita un approccio alla guida sportiva che permetteva di distinguere un pilota con gli attributi da un novellino, in cui la differenza non è fatta dal numero dei cavalli sotto al cofano, ma dalla spina dorsale di chi siede al volante. La Force Rouge prende gli immortali fianchi della 911 più pura di tutte, incarna il suo spirito agonistico e la sua capacità di trasformare anche la più semplice passeggiata in un momento emozionante, magari con il finestrino abbassato e ancora più decibel ad entrare nell’abitacolo. È nervosa e sempre pronta a mordere se trattata nel modo sbagliato, ma incredibilmente capace di appagare e creare assoluta dipendenza se approcciata nel verso giusto.
Nicolas sottolinea che – non è fatta per le competizioni, ma certo che la puoi guidare in pista. Eccome! Puoi guidarla su una strada tutta curve, o per un semplice giro nel week-end. È pensata per il piacere di guida e per creare emozioni. – A me, come ad ogni appassionato, non servirebbero molte altre spiegazioni, perché alcune parole sanno dove andare a colpire e una volta premuti i tasti giusti tutto è come un fiume in piena. Prima di salutarci gli chiedo quali progetti abbia Machine Revival per il futuro (la MR12 è un progetto nato nel 2017, ndr) e mi conferma che sono in arrivo parecchie cose interessanti come una MR19, ovvero una 911 con trazione integrale, ma anche modelli più votati alle pure prestazioni come le MR20 e MR21, una 912 da pista, un Range Rover classico e una Ferrari. Ho parlato con tanti appassionati e creatori, ma raramente ho provato una simile sensazione di fronte a quello che per tre quarti della popolazione potrebbe essere un semplice pezzo di ferro e gomma. Ti assale con quella voglia di racing e al tempo stesso esalta i dettagli che la identificano anche come oggetto bello da osservare, anzi da ammirare. Finisce che la guardi per qualche attimo di troppo e ti ritrovi già perdutamente innamorato e desideroso di avere anche tu un pezzo di quella malinconia automobilistica ormai sempre più rara e fatta di certi materiali, odori e quei particolari rumori meccanici che trasformano un’auto in qualcosa di vivo.