5 Sportive Americane Che Avrebbero Meritato Più Successo
Born In The U.S.A.
Testo di Christian Parodi
L’intoccabile trittico che da sempre definisce l’immagine di auto sportiva a stelle e strisce è composto da Ford Mustang, Chevrolet Camaro e Corvette. Aggiungete poi una obbligatoria menzione d’onore per l’iconica Cobra e vi troverete per le mani le eccellenze che hanno reso l’automobile americana sportiva ammirata nel mondo – perlomeno quelle più gettonate. Personalmente ho sempre avuto un debole per la Viper, in particolare la prima GTS, una vedova nera capace di smuovere lo stomaco anche a distanza di chilometri, ma per la stragrande maggioranza è più facile imbattersi in monotone berline indistinguibili le une dalle altre e immancabili 4X4, in alcuni casi fondamentali per agevolare spostamenti sulle lunghe distanze, soprattutto quando tra punto A e B si frappone qualche centinaio di chilometri di deserto.
Sfogliando l’enciclopedia dell’automobile americana, sono centinaia i nomi che hanno semplicemente fatto una breve comparsa e sono spariti come polvere al vento, un vero peccato perché chissà che ne sarebbe di loro oggi, con l’innovazione ingegneristica che abbiamo raggiunto e con una filosofia costruttiva che riesce finalmente a soddisfare le sempre esigenti richieste del vecchio continente da questa parte dell’oceano. I 5 modelli che vi presentiamo sono senza dubbio insoliti, nessuno di loro ha ottenuto grande successo e sarà estremamente difficile che ne incontrerete uno durante il prossimo viaggio in quel di San Francisco, ma ognuno ha qualcosa che non può e non deve continuare a restare inosservato. Ci piace menzionarli, con la speranza che raccolgano più consensi di quelli che fino ad ora li hanno relegati ad essere semplici meteore o promesse mancate.
Bricklin SV-1
Prodotta in Canada, ma venduta principalmente negli States dal ’74 al ’76, la creatura di Malcolm Bricklin fu uno sfortunato esempio di come in alcuni casi sarebbe meglio restare più cauti quando si promettono prestazioni e numeri pronti a scuotere il mondo intero. La SV-1, nonostante possa ricordare l’altrettanto sfortunata ma cinematograficamente acclamata DMC DeLorean, è venuta quasi dieci anni prima della macchina del tempo. Linee squadrate, portiere con apertura ad ala di gabbiano e notevoli peculiarità in quanto a sicurezza non hanno però ovviato al deficit prestazionale del timido V8 da 220 cavalli, che messo sotto un telaio pesante e un’architettura più consona ad una berlina qualsiasi rendevano la Bricklin una promessa mancata, perlomeno sul lato prestazionale. Peccato.
Cheetah
Quale sviluppatore e preparatore di auto da corsa, Bill Thomas si prefisse un solo obiettivo: creare un’auto che fosse in grado di battere la Cobra. Sulla base di un corpo vettura dalle dimensioni ridotte, un V8 anteriore da circa 380 cv e un look molto simile a quello della borbottante leggenda americana, la Cheetah riuscì anche a convincere dal punto di vista dinamico, seppure con le dovute differenze dovute alle più ristrette possibilità di sviluppo del progetto stesso. Il rovescio della medaglia fu però la quasi totale mancanza di assistenza clienti, i numerosi problemi meccanici e un incendio che quasi costrinse Thomas a rinunciare del tutto al suo sogno. Alla fine ne furono prodotti soltanto 20 esemplari e stento a credere che ci possa essere qualcuno capace di criticare la violenta bellezza di questa sportiva così dura e pura.
Panoz Roadster
La casa automobilistica con sede in Georgia non è certo un nome sconosciuto per un appassionato di auto, soprattutto se masticate un pizzico di motorsport. Panoz ha infatti preso parte a numerose competizioni di livello internazionale con le sue LMP, tra cui la Spyder che non va confusa con la Roadster. Questo è un modello stradale prodotto tra il ’92 e il ’99, ovvero una due posti con ruote semiscoperte che stilisticamente si sistema a metà strada tra una Cobra (eccola sempre come riferimento, ndr) e una più ingombrante e pesante Caterham. La Panoz Roadster è una di quelle vetture che non scendono a compromessi, infatti non è dotata di radio, aria condizionata o cambio manuale, mentre davanti ai due occupanti c’è posto per un V8 da 300 cavalli. Ne furono vendute pochissime, troppo poche – appena 176 – e questo fece capire a Panoz che sarebbe stato meglio impiegare soldi e risorse nel mondo delle corse.
Devon GTX
È probabile che tutti ricordiate la Devon GTX, ma è altrettanto sicuro che nessuno ne abbia mai vista una. Presentata nel 2009 come l’illegittima erede della Viper, la GTX sarebbe dovuta essere una potentissima GT capace di tatuare l’asfalto grazie ad un V10 da 8.4 cc in grado di produrre 650 cavalli. I presupposti erano anche validi, la fattibilità del progetto idem, ma i costi assunsero cifre troppo elevate per convincere la proprietà a rendere concreta questa guerrafondaia coupé. Peccato, parte seconda.
Lucra LC470
Con la speranza che resti inosservata ancora per poco, la Lucra LC470 è a mio avviso una delle vetture più interessanti dell’ultimo decennio. Ogni esemplare è assemblato a mano in quel di San Marcos, California. Questo significa che i fortunati clienti non soltanto porteranno a casa un’automobile stilisticamente bellissima, ma anche un oggetto che in ogni suo minimo particolare rispecchia ciò che un appassionato si aspetta di trovare una volta a bordo di questa barchetta due posti con un V8 da 430 o 505 cv, a seconda se opterete per la LS3 o per la LS7. Cambio manuale a 5 rapporti per garantire un’esperienza di guida totale e un look che riesce a fondere l’immagine di potenza americana con l’eleganza senza tempo tipica di Maserati e Ferrari dei tempi d’oro dell’automobile. La Lucra LC470 ci ricorda cosa sia un bellissimo sogno ad occhi aperti e con il vento tra i capelli.