Range Rover Evoque | Test Drive
Testo Andrea Albertazzi / Foto S. Lomax
Quando penso che sono quasi passati 10 anni da quando Land Rover ha introdotto l’Evoque, mi rendo realmente conto di come il tempo voli. Era il 2012 e la gamma Range Rover dava il benvenuto a uno dei suoi più fortunati modelli. Da molti definito come la versione più fashion e compatta del fratello maggiore, l’Evoque ha rappresentato in realtà molto più che un successo commerciale, poiché ha consentito al brand di allargare ulteriormente la propria presenza in una fetta di mercato che a differenza del solito non trascorre necessariamente i weekend nei boschi. La Range Rover Evoque è un SUV compatto, resta pur sempre un’ottima arrampicatrice che mantiene vivo il DNA del brand in quanto a strade bianche, ma non disdegna le strette strade di città, il traffico e quei più brevi tragitti che premiano praticità e manovrabilità, senza dimenticare – nel suo caso – un look volutamente graffiante.
Nel 2019, dopo un leggero restyling di mezza età, l’Evoque rinasce e riesce nell’impensabile impresa di far invecchiare di colpo la generazione precedente. Questo avviene per i sottili interventi estetici adottati da Land Rover con l’affilato design dei modelli più recenti e quindi gruppi ottici più sottili e un muso al contempo slanciato ma ancora più imponente. I tratti presi in prestito dalla meravigliosa Velar non si fermano qui però, perché anche le maniglie a scomparsa donano maggiore fluidità al design laterale dell’Evoque, adesso disponibile soltanto con carrozzeria a cinque porte. Per il resto è davvero tutto nuovo, come la piattaforma che nonostante lasci invariata la propria lunghezza complessiva di 437 cm, offre 2 centimetri extra alle ginocchia degli occupanti posteriori, per nulla sacrificati come invece suggerirebbe il terzo montante e soprattutto il lunotto, sempre ridotto all’osso. Per fortuna che la tecnologia di bordo è altrettanto all’avanguardia e in questo caso non possiamo che ringraziare le svariate videocamere disseminate ovunque, anche sulla pinna del tettuccio, in grado di proiettare un’immagine in alta definizione nello specchietto retrovisore centrale.
Anche il baule aumenta la propria capacità, mentre tra le numerose motorizzazioni abbiamo anche varianti ibride, sia per i benzina che per le unità a gasolio come quella della nostra prova, un tranquillo 2-litri da 163 cavalli, abbinato ad una piccola unità elettrica che recupera abbastanza energia da consentire percorrenze davvero strabilianti, soprattutto se teniamo conto di un peso che con liquidi e guidatore a bordo tocca le 2 tonnellate. Mild-Hybrid – ok – ma in questo caso non c’è possibilità di muoversi in modalità elettrica, del resto l’Evoque ha ben altre priorità, primo su tutti il comfort offerto agli occupanti, in particolar modo al guidatore ed al passeggero anteriore. È infatti avvicinandosi alla vettura e salendo a bordo che si percepisce immediatamente il notevole balzo qualitativo messo a segno da un cruscotto ridisegnato e che premia superfici morbide che ben si incastrano ai due grandi schermi touch da 10”, uno superiore che si inclina leggermente una volta acceso il motore ed uno inferiore, tramite il quale gestire per esempio il Terrain Response di ultima generazione.
Niente più rotella quindi, ma torna la leva del cambio tradizionale, tramite la quale innescare l’automatico a 9 rapporti con possibilità di utilizzo in sequenziale (Sport), mentre divincolarsi su qualsiasi tipo di terreno finisce a portata di dito. Lo schermo touch è preciso e rapido e tra le 7 modalità offerte abbiamo anche quella che lascia l’incombenza della gestione di trazione, altezza da terra e modularità dello sterzo appannaggio del sistema di bordo. La situazione si può infine tenere sotto controllo tramite Ground View Technology, che grazie ad una combinazione di telecamere anteriori offre una visibilità “in trasparenza” della strada di fronte a voi. Molto utile anche la visuale Off-Road, che si concentra sugli ingombri delle ruote, così da non rischiare i cerchi e la carrozzeria di quello che resta pur sempre un SUV che saprà essere a proprio agio su strada, quanto a due millimetri da un precipizio. Per i tipi più estremi, all’interno del vano motore c’è anche una presa d’aria che tramite apposito sfogo attraverso il cofano consente guadi fino a 660mm.
È grazie a questi presupposti che decido che non trascorrerò altro tempo in città, nonostante la compattezza del corpo vettura e la seduta rialzata consentano di divincolarsi anche negli ingorghi più insistenti. Quando osservo il badge Land Rover o la grande scritta Range Rover che spicca alla base del cofano motore, tutto ciò che desidero è una strada sterrata, uno zaino con qualche panino da riempire di prosciutto e formaggi e il rumore del vento a farmi compagnia. La versione con 163 cavalli non è una velocista, ma la cavalleria ridotta premia consumi di gasolio davvero sorprendenti che fermano le lancette a 5,3 l/100 km, il tutto includendo tratte autostradali, urbane e soprattutto in prima marcia, arrampicandoci nel cuore del Colle Scravaion, nella zona più selvaggia a ridosso di una delle celebri tappe del Rally di Sanremo.
Con la vettura in Comfort e il cambio a gestire in autonomia le marce, i chilometri vengono letteralmente ingurgitati senza il benché minimo sforzo, ma è quando l’asfalto si fa più grezzo che si incomincia a fare sul serio. Le sospensioni si dimostrano infatti precise a leggere assecondando al meglio il comportamento su strada, ma in grado di adeguarsi subito ad un manto stradale afflitto da buche e terriccio. Poi arriva lo sterrato, l’inclinazione si fa più consistente e la vegetazione più fitta. Sono ormai diversi chilometri che non vediamo anima viva e che l’unico rumore è quello del 4 cilindri turbodiesel ibrido del nostro Range Rover. Mani ben salde sul volante, prima e seconda marcia al massimo e continuo senza la minima incertezza, aiutato dalla tecnologia di bordo che semplifica la vita soprattutto nei tratti più stretti o quando preferisco avere la certezza che gli sbalzi impediscano di segnare il sottoscocca e i paraurti. In discesa basta attivare l’Hill Descent Control e l’elettronica impedisce il bloccaggio delle ruote, mentre qualche chilometro dopo decido di ricorrere al Terrain Response ed alla sua modalità Auto, per fare in modo che il cervellone decida al meglio come comportarsi tra ghiaia, terra e un tratto reso più insidioso a causa di qualche centimetro di fango.
L’Evoque, che poche ore prima si faceva ammirare vizioso di fronte alle boutique del centro, ne esce con una facilità estrema e mi porta in cima al colle, dove ad attenderci c’è un fitto manto di nubi e un forte vento che conferma quanto la zona sia il luogo ideale per il posizionamento delle maestose pale eoliche. Osservarla nel suo habitat naturale, immersa nella natura, con le ruote e le fiancate sporche di fango, conferma che non tutti i SUV sono in grado di far convivere in questa maniera due aspetti dissimili tra loro come l’ambito urbano e quello più spiccatamente selvaggio. In mezzo a questi due estremi abbiamo però anche un comportamento su strada che saprà soddisfare anche i guidatori più esigenti e che non intendono rinunciare ad un rollio e un coricamento pressoché inesistenti. La ciliegina sulla torta è poi il suo aspetto ancora una volta avanguardistico e ancora una volta in grado di brillare di luce propria e di non passare mai per un compromesso, tantomeno per un Range Rover di serie B.
Terminati i due panini e dopo essermi dissetato con gli occhi immersi nella valle che si sviluppa sul versante nord, decido di proseguire e inerpicarmi oltre il confine regionale tra Liguria e Piemonte, trovando una strada in condizioni precarie, ma che non impensierisce un Evoque in grado di sorprendere e rendere semplice anche il più ostico degli ostacoli. Dopo una mezz’ora abbondante di guida nel nulla più totale decido di fermarmi ancora una volta, respirare a pieni polmoni l’aria fresca e incontaminata che soltanto questi luoghi sono in grado di offrire. Tempo di fare marcia indietro, avvalendomi ancora una volta delle molte telecamere di cui è provvista la vettura. Il ritorno scivola via in un baleno e dopo nemmeno un paio d’ore mi ritrovo nel traffico delle 18, in mezzo a tante automobili che nella maggior parte dei casi riescono a far bene soltanto una delle tante cose in cui la nuova Range Rover Evoque è in grado di eccellere. E quando resti così piacevolmente convinto di un modello entry level, con un motore modesto e un pacchetto estetico orfano di quella caratterizzazione più sportiva che renderebbe infinitamente più attraente l’auto, significa che ciò che abbiamo di fronte merita – ancora una volta – applausi a scena aperta.
RANGE ROVER EVOQUE 2.0D MHEV
Motore 4 cilindri TurboDiesel, 1.997 cc Potenza 163 hp @ 3.750 rpm Coppia 380 Nm @ 1.500-2.500 rpm
Trazione Integrale Trasmissione Cambio Automatico a 9 rapporti Peso 1.816 kg
0-100 km/h 9,8 sec Velocità massima 200 km/h Prezzo €40.500