DRIVE THE ALPS
AUDI RS6 AVANT
MARZIANA
Non si è mai pronti alla risposta di 600 cavalli, ma quando vengono erogati da un V8 biturbo da 4-litri che si affida alla nota trazione integrale Quattro, muoversi da un punto della cartina ad un altro si fa incredibilmente veloce.
Testo Alessandro Marrone / Foto Bruno Serra
La storia dell’umanità è intrisa di grandi personaggi e dove adesso si è agevolati da scienza e tecnologia d’avanguardia, il merito che hanno avuto i pionieri e ricercatori di un tempo assume un valore ancora più sostanziale. Parlo di epoche in cui non c’erano strade, perché non vi erano neppure veicoli a motore. Parlo di quei sognatori che venivano spesso additati per folli e che avrebbero dedicato la vita per avvalorare le proprie convinzioni, anche se in alcuni casi si poggiavano su una semplice intuizione. L’era delle grandi scoperte sul nostro pianeta pare essere del tutto terminata nel momento in cui l’essere umano ha volto insistentemente il proprio sguardo verso le stelle, puntando prima alla Luna, poi su Marte e addirittura oltre. Ma se all’alba del 2022, gli scenari dipinti dalla celebre pellicola (“2022: I Sopravvissuti”) di Richard Fleischer non sembrano poi così improbabili, capita di trovarci sempre più spesso in situazioni in cui il modo migliore di sfruttare lo sviluppo tecnologico sia per un ritorno alla semplicità.
Il silenzio mi avvolge e nonostante i raggi del sole stiano lentamente sistemandosi in alto sopra la mia testa, il Col de la Bonette è ancora assopito, quasi intorpidito dal brusco calo delle temperature di questi primi giorni d’autunno. L’inconfondibile distesa che sino a qualche settimana fa era verde è già diventata gialla, con sfumature tendenti al rossiccio e all’arancione e fatta eccezione di una coppia di ciclisti, non c’è anima viva all’infuori di noi. Oggi questo è il nostro personale pianeta rosso, il nostro piccolo parco giochi che non nasconde quell’ammaliante richiamo da sirena che vuole che si ponga omaggio alla fine della stagione estiva con un ultimo giro sui suoi tortuosi tornanti. Del resto, con il mese di ottobre ormai prossimo a uscire di scena, i passi di montagna sono pronti ad accogliere le prime nevicate, le quali una volta posate non andranno via prima di primavera inoltrata.
Con una situazione sanitaria apparentemente migliore rispetto allo scorso anno, ma non ancora del tutto risolta, mi aspettavo di trovare qualcuno di più, magari alla ricerca di un angolo di completa solitudine, un punto sulla mappa lontano dal mondo e allo stesso tempo in cima ad esso. Ho scelto di scalare la Bonette perché la reputo una delle migliori strade al mondo, provvista di curve veloci, tornanti più tradizionali, ma anche di una vista impareggiabile che comincia a prendere forma immediatamente dopo Jausiers, nel momento in cui l’arrampicata assume le sopracitate tinte arancioni dell’autunno. E per farlo mi sono provvisto di una delle auto più attese degli ultimi anni, uno di quegli oggetti che a ogni nuova generazione riesce a reinventarsi restando fedele ad una propria identità fatta di due aspetti apparentemente agli antipodi come le prestazioni e la praticità. Lei è l’Audi RS6 Avant.
Disponibile – come la precedente – soltanto in versione familiare, la RS6 è la massima rappresentazione di una vettura che riesce incondizionatamente a spuntare tutte le caselline che la rendono la sportiva più completa sul mercato. L’evoluzione rispetto al modello che va a sostituire è evidente e seppure si fossero raggiunti picchi prestazionali e ingegneristici difficilmente superabili, questa nuova C8 fa anche di meglio. Questo lo si capisce subito, anche con uno sguardo fugace, dove è impossibile non restare quasi intimoriti da quel look minaccioso conferitole da un corpo vettura più largo di 80 millimetri rispetto ad una A6 normale e dove gli unici pannelli condivisi sono le portiere anteriori, il tetto e il portellone del baule. Ci sono nervature, sfoghi che risucchiano aria e la convogliano dove necessario per raffreddare e ottimizzare l’aerodinamica, una enorme bocca scura a inglobare il logo nero e tanta fibra di carbonio, tra splitter anteriore, minigonne ed estrattore dell’aria al posteriore, sapientemente incorporato con un profilo che ne accentua gli spigoli e mette in luce i due cannoni di scarico ovali.
Apparentemente uscita dalla saga di Guerre Stellari, la RS6 è un oggetto che non lascia spazio a dubbi, ma il fatto è che se guidata in modalità Normal, mette a nanna 4 dei suoi 8 cilindri – qualora le condizioni lo consentano – cercando di limitare un consumo di carburante che in modalità Dynamic diventa appropriatamente abissale. Avete mai sentito quel detto secondo il quale “per fare la frittata, bisogna rompere le uova?” – sarà, ma in questi giorni lo sento ripetere dappertutto e mai espressione fu più azzeccata per descrivere ciò che succede quando, superato Jausiers, le curve cominciano a delineare i propri tratti più distintivi. Oltre alle classiche modalità di guida anche per la RS6 abbiamo RS1 ed RS2, ovvero due opzioni che permettono di personalizzare la risposta di sospensioni, sterzo, suono motore e differenziale. Inutile dire che mi sono premurato di avere una configurazione il più possibile sportiva e muovere così le 2 tonnellate dell’RS6 nel modo più repentino e rumoroso a disposizione.
Non si è mai pronti alla risposta di 600 cavalli, ma quando vengono erogati da un V8 biturbo da 4-litri che si affida alla nota trazione integrale Quattro, muoversi da un punto della cartina ad un altro si fa incredibilmente veloce. I 40 cv guadagnati rispetto al modello precedente si fanno sentire, ma è l’erogazione che rende la mia scalata sul Col de la Bonette più sorprendente del solito. La trazione, ripartita per il 40% all’anteriore e 60% al posteriore, si avvale di un sistema torque vectoring che tramite i freni gestisce quale ruota deve avere maggiore trazione, mentre l’asse posteriore sterzante contribuisce a rendere il passo più corto di quanto in realtà sia, esaltando l’effetto binario nelle curve che è possibile affrontare a velocità sostenuta. Ed è proprio tra le curve che la RS6 sorprende maggiormente. Sì, perché se attendersi un’accelerazione fulminea disponendo di una simile potenza è lecito, entrare nelle tornate come fareste con una supersportiva e tenere giù come dei forsennati per uscire in piena curva di coppia è quel punto esclamativo che non ti aspetti di trovare avendo a che fare con una familiare da 565 litri di carico.
A prescindere dalla marcia in cui mi trovo, basta una frazione di secondo per farsi tirare dagli 800 Nm di coppia a disposizione, mentre per rendere la corsa verso la cima ancora più frenetica mi affido ai nuovi paddle in alluminio (finalmente!) facili da raggiungere, anche con il volante sterzato. Dicevamo che 4 degli 8 cilindri si possono disattivare, ma non è questo il momento di risparmiare benzina o di veleggiare a 45 all’ora sfruttando il sistema micro-mild hybrid. Gli aspetti che rendono il ticchettio della RS6 esplosivo riguardano un V8 evoluto, con turbo maggiorati e una pressione portata da 1.4 a 1.2 bar. Il cambio doppia frizione a 8 rapporti è perfetto e consente maggiore libertà di azione, una volta impostata la modalità sequenziale. Raggiungo la Cime de la Bonette e a quota 2.802 metri continua a non esserci anima viva. Spengo l’otto cilindri e il silenzio piomba ancora su di noi.
Intorno a me c’è solo un continuo concerto realizzato dalle componenti più incandescenti della RS6, la ventola dell’impianto di raffreddamento che gira e qualche folata di vento che contribuisce a tenere lontane le nuvole, regalando una giornata talmente serena da poter distinguere l’intero orizzonte di roccia increspata. Da qui tutto ha un’altra prospettiva e ogni momento viene enfatizzato dall’unicità della situazione e dal fatto che trovandosi al di sopra di tutto si debba ripercorrere la medesima strada per scendere. Il motore resta spento per pochi minuti e si riparte, addentrandosi in quel budello di curve, tra i forti in rovina, bunker della seconda guerra mondiale e la tappa successiva, rimandata da due anni a causa dei continui lavori sulla strada che porta al Col d’Allos.
Non c’è alcuna differenza che rende la discesa meno esaltante della salita, soprattutto quando si può contare su un impianto frenante con dischi carboceramici da 420 mm all’anteriore (o addirittura da 440 mm) e 370 mm al posteriore. Quel che cambia è che anziché puntare alla cima ci si dirige a valle, superando il Restefonde, ancora Jausiers e quindi Barcelonnette. Tocca finalmente al tanto atteso Col d’Allos, ma la strada si fa molto più stretta rispetto a prima e complice anche la presenza di una manciata di interruzioni dovute a lavori di mantenimento e ripristino del mando stradale, si procede a rilento, sfruttando finalmente il lato confortevole della RS6. Si parla pur sempre di un’auto basata su un modello pensato per la convivenza quotidiana, dove si fa necessario rendere comodi gli spostamenti di persone e cose, offrendo un bagaglio tecnologico di ultima generazione. Anche in questo la presenza di tre schermi, di cui due touch responsive situati al centro della plancia e il Virtual Cockpit che consente di tenere sotto controllo i parametri della vettura, della navigazione e multimedia, sottolineano la qualità costruttiva di un modello di riferimento.
Percorro svariati chilometri e dopo tanta concitazione trovo il tempo per rendermi conto di quanto i sedili siano sia contenitivi che comodi, idem quelli al posteriore adesso provvisti di poggiatesta integrati. E senza neppure accorgermene raggiungo i 2.250 metri del Col d’Allos, che almeno dal punto di vista del coinvolgimento mi deludono per una carreggiata ridotta e curve con poca visibilità. Tempo di proseguire e dirigermi in direzione del favoloso borgo di Colmars, meta che varrebbe una sosta ben più lunga di quella che ho potuto dedicare, magari visitando con calma il bellissimo borgo antico. La salita per il Col des Champs lungo la D2 sembra quasi l’ingresso per una villa nascosta nella macchia profonda, ma dopo qualche chilometro sotto i claustrofobici rami degli alberi, lo scenario si apre e la roccia nuda prende il sopravvento mostrando tutta la maestosità del confine tra la valle del Var e le Alpi dell’Alta Provenza.
Non ancora completamente in quota e nonostante una strada piuttosto tortuosa, percorro alcuni dei chilometri più eccitanti della giornata, scoprendo che il colosso dei quattro anelli riesce a muoversi con un’agilità che crederesti possibile, soprattutto osservandola di profilo con i suoi esagerati cerchi da 22 pollici. Riempiono i passaruota donandole un’immagine imponente, un’autentica calamita per gli sguardi, e avvolti da pneumatici da 285/30 accentuano l’aggressività di un modello che assume tutte le caratteristiche per essere definito iconico. In cima al passo, a quota 2.087 metri, spengo il motore e mi lascio catturare dalle finora a me sconosciute immagini del Col des Champs. Le luci del giorno stanno ormai calando e le distese intorno a me assumono un colore ancora più tendente all’arancione. Ancora una volta mi sembra di essere su Marte e l’assenza di persone e di animali ormai quasi sicuramente tutti in letargo, delinea le forme di un’avventura che resterà impressa a lungo tempo nel mio cuore.
Nella più totale assenza di ogni rumore la mia sintonia con la nuova Audi RS6 Avant assume le forme di qualcosa che va ben oltre una splendida giornata di guida trascorsa al volante di una supersportiva da 600 cavalli. Nel suo caso non ci si può limitare ai numeri, ad uno 0-100 km/h di appena 3,6 secondi e una velocità massima che – se non limitata elettronicamente a 250 orari – permette di toccare i 306 o addirittura i 323 km/h. La RS6 è ultraterrena, anzi marziana. Ecco perché si trova così a suo agio in questo ambiente più tipicamente appannaggio di sportive più leggere o che non necessitano di caricare armi e bagagli per le vacanze. Eppure nel mezzo di questo stravolgimento di ruoli, tutto trova un senso perfetto, in particolare nel momento in cui mi aspettano ancora 5 ore di strada prima di poter entrare nel garage di casa e decido di farlo utilizzando la strada più lunga, dove dopo aver effettuato un’altra sosta alla pompa di benzina mi regalerò ancora un’emozione che non puoi comprendere sinché non trascorri del tempo a tu per tu con questa favolosa astronave. Il merito della nuova RS6, diretta discendente della leggendaria Audi-Porsche RS2 Avant non è soltanto la sua innata capacità di unire i puntini della mappa, ma piuttosto quella di far convivere prestazioni definitive e lusso totale con il desiderio di isolarsi dal mondo e immergersi anima e corpo nella quintessenza di una delle automobili migliori di sempre. Forse è perché proviene da un altro mondo – dal pianeta rosso magari – o più semplicemente perché una volta al volante consente a noi di sentirci in un altro mondo.
AUDI RS6 AVANT
Motore V8 cilindri Mild-Hybrid, 3.996 cc Potenza 600 hp @ 6.000 rpm Coppia 800 Nm @ 2.050 rpm
Trazione Integrale Trasmissione Cambio Automatico a 8 Rapporti Peso 2.150 kg
0-100 km/h 3,6 sec Velocità massima 250 km/h (limit. elettr.) Prezzo da €134.700