BMW Z3 M Coupé | Nel Nome del Piacere di Guida
BMW Z3 M COUPÉ
Testo Andrea Balti / Foto BMW Group
Il mondo è colmo di cliché e quello automobilistico non ne è certo un’eccezione. Questo significa che allo stesso modo, la risposta più semplice è spesso quella corretta (leggasi rasoio di Occam). La storia della Z3 M Coupé, nota anche solo come M Coupé, pare una di quelle favolette arricchite con un pizzico di fantasia, quasi a voler ricalcare il concetto che le cose migliori nascono per caso. Due anni e mezzo dopo che BMW aveva infatti introdotto la Z3 Roadster, un manipolo di ingegneri dell’elica bavarese trascorreva qualche oretta a fine turno dilettandosi in un esperimento che prendeva le basi della nuova scoperta e la trasformava in qualcosa di mai visto prima: una shooting brake.
Questo termine che viene oggigiorno utilizzato quasi a sproposito, ambiva a rendere la versione con tetto fisso della Z3 un modello che usciva non di poco fuori dal coro. Per rendere il tutto più interessante, il dipartimento M metteva bene in chiaro le proprie intenzioni bellicose, ficcando sotto al cofano motore un generoso 6 cilindri in linea da 3.2-litri. Nonostante gli ovvi tratti in comune con la variante roadster, la Z3 M Coupé era tutta un’altra storia, a partire da un design che faceva di forme estreme la sua chiave di lettura. Stiamo parlando di un cofano con bombature più accentuate che proseguivano lungo un abitacolo che adesso era un tutt’uno con la coda ricurva che si allargava all’inverosimile sopra le ruote posteriori, quelle della trazione, ovviamente.
L’assenza di mezze misure già da un punto di vista stilistico erano la degna anteprima di un boost prestazionale messo a punto per esaltare il piacere di guida offerto da una coupé alta appena 1,2 metri, lunga 4 e con un peso complessivo che si fermava a 1.390 kg. Il 3.2 naturalmente aspirato era lo strumento definitivo che avrebbe garantito una progressione costante e che veniva tradotta in 321 cavalli a 7.400 giri e 350 Nm di coppia a 3.250 giri. Ragion per cui la presenza su strada enfatizzata da una larghezza dell’asse posteriore maggiore rispetto a quello anteriore e con pneumatici rispettivamente da 245 e 225, la Z3 M Coupé non chiedeva altro di poter sguinzagliare la cavalleria e lasciare che il guidatore si trovasse alle prese con una trasmissione manuale a 5 rapporti che avrebbe dato il via ad una delle esperienze più estatiche che si potessero provare al volante di una tra le più piccole e insospettabili GT in commercio.
Tra i tanti punti forti della Z3 M Coupé c’è proprio il fatto di essere una di quelle vetture che per essere realmente apprezzate vanno prima di tutto comprese. Non è una sportiva qualunque, le sue forme potrebbero far quasi storcere il naso, ma per coloro che cercano un rapporto uomo/macchina che faccia della purezza di un’erogazione basata sulla ricerca del regime di giri ideale per ogni tipo di strada, la M Coupé è l’auto ideale. Scatenando la fine del mondo dalle due coppie di terminali e con un posto guida raccolto e principalmente rivolto verso il guidatore, non si rinuncia affatto al comfort a cui BMW ha abituato i suoi clienti che hanno assaggiato la più domestica Z3 Roadster. Del resto, la M Coupé è anche in grado di offrire abbastanza spazio per bagagli utili ad una gita fuori porta. Che poi decidiate di evitare di sballottare carico e passeggero, dipende soltanto da voi, ma la duplice natura di questa vettura propende nettamente verso comportamenti aggressivi al limite dello psicotico.
La giustificazione per ogni cattiva azione nei comportamenti del pedale dell’acceleratore sta nel bilanciamento dei pesi e nelle dimensioni contenute che la rendono un piccolo proiettile a punta cava sempre pronto a disintegrare una curva dopo l’altra. È la magia di un vino ricercato che valorizza il proprio gusto con il passare del tempo, di un oggetto che necessità di tempo per essere apprezzato a dovere e che ricorda che automobili di questo tipo sono ormai una specie completamente estinta, poiché fine a se stesse, votate a quel puro piacere di guida che consacrandole come intramontabili classici ne accrescono il fattore malinconico e ci lasciano con eredi dannatamente asettiche. La BMW Z3 M Coupé è il miglior antidito alle troppo filtrate sportive contemporanee e quella sua immagine a metà tra l’esotico e lo stravagante è il valore aggiunto di un mondo che nonostante disti poco più di vent’anni, sembra tanto, troppo lontano.