Hero Cars – Episodio 03 | Mazda RX-7
HERO CARS
MAZDA RX-7
Testo Marco Mancino / Foto Mazda
Dopo esattamente trent’anni non si limita a mantenere quel fascino universalmente riconosciuto, bensì lo accresce addirittura, forte di un’architettura ingegneristica più unica che rara e che ha concesso alla terza generazione di RX-7 di ritagliarsi un posto speciale nel cuore degli appassionati. Battezzata FD e prodotta fino al 2002 attraverso tre differenti generazioni denominate semplicemente 6, 7 e 8, la coupé Mazda ha avuto l’enorme merito di mescolare le carte in quanto a sportive prestazionali, arrivando a competere con mostri sacri del calibro di svariate GT europee che mai avrebbero immaginato di vedersi tallonare con insistenza da questa giapponese perfettamente a suo agio tra le curve e di fronte alle pupille innamorate di chi ne incrocia una.
Ridurre tutto all’aspetto tecnico della RX-7 ci pare ingiusto, ecco perché vale la pena spendere qualche parola sull’estetica. Sostituendo un modello (la FC) che portava ancora con sé le linee squadrate tipiche degli anni 80, la nuova coupé di Mazda alza l’asticella con un design che piace a tutti, americani ed europei compresi. Linea affusolata con un cofano motore snello e che guida l’occhio lungo un profilo sinuoso che ingloba i due posti anteriori e nasconde quasi completamente i due piccoli ricavati dietro, un aspetto per nulla trascurabile una volta entrati in un segmento che spesso è costretto a scendere a compromessi al fine di mantenere un’aerodinamica che faccia il possibile per esaltare il piacere di guida. La coda è poi caratterizzata da un piccolo spoiler fisso e da un cristallo posteriore molto ampio che aumenta la luce a bordo.
L’abitacolo è anch’esso uno dei tanti punti di forza di una vettura che incarna il perfetto spirito che il brand ha sempre avuto a cuore anche in uno degli altri suoi più emblematici modelli: la MX-5. Tutto è rivolto al guidatore, a partire dalla seduta quasi rasente al suolo e che consente di avere feedback sinceri dal telaio, una leva del cambio rialzata e ravvicinata e una strumentazione che rappresenta il perfetto punto d’incontro tra l’esperienza di guida più pura e il comfort che vi aspettereste su una gran turismo con un prezzo almeno doppio rispetto a quanto costava nuova: all’incirca sui 40.000€. Ma passiamo finalmente all’ingrediente segreto, il mitico propulsore Wankel rotativo da 2.6-litri posizionato dietro l’asse anteriore. Il particolare funzionamento prevede un rotore – appunto – a tre lobi, il quale ruota eccentricamente attorno all’albero motore. Questo movimento genera camere di lavoro in cui avvengono ciclicamente le quattro fasi: aspirazione, compressione, combustione e scarico. La cilindrata effettiva per camera è di 654-cc, che se la matematica non è un’opinione porta appunto a 2.616-cc di un motore tradizionale.
Con potenza complessiva che nella versione destinata all’Europa arrivava a 239 cavalli, la RX-7 riusciva a mettere a terra una coppia massima di 296 Nm a 5.000 giri al minuto, affidando ad un sistema di turbine sequenziali il compito di sopperire al turbo lag e permettere alla curva di erogazione di essere corposa sin da un basso numero di giri. Inutile dire che man mano che la lancetta del contagiri saliva, l’accelerazione si intensificava in maniera direttamente proporzionale al divertimento figlio di un peso complessivo contenuto attorno ai 1.280 kg. Una lunghezza di 4,2 metri e un passo di 2,4 metri garantivano infine una incredibile agilità tra le curve, mentre la trazione posteriore in dialogo con un cambio manuale a 5 rapporti erano quella ciliegina sulla torta che all’epoca si dava per scontata e che adesso ricerchiamo in maniera quasi maniacale. Per la cronaca, era anche disponibile un automatico a 4 velocità.
Con una meccanica così complessa e inusuale, erano più le cose che sarebbero potute andare storte, ma l’attento lavoro svolto dai tecnici Mazda ha regalato al mondo un’automobile che riesce incredibilmente a unire i puntini sotto ogni punto di vista. Gli aggiornamenti adottati nel corso del suo decennio di produzione sono stati sottili e hanno tenuto il look generale del modello al passo con gli stilemi della casa, ma il segreto del successo della RX-7 va ben oltre i numeri come l’accelerazione da 0 a 100 km/h in 5,5 secondi e la velocità massima di 250 orari, oppure il perfetto bilanciamento dei pesi di 50:50, o ancora il baricentro estremamente basso che garantiva assoluta goduria in mezzo alle curve. Si tratta della massima espressione del motore rotativo utilizzato a lungo da Mazda e qui messo a disposizione di un modello pensato per gli appassionati, quelli che corrono forte senza troppi pensieri, ma anche quelli che sanno cosa stringono tra le mani e apprezzano un progetto diverso dal solito. Nel 2003 sarà il turno della RX-8, che nonostante mantenga un motore rotativo e porti con sé innumerevoli innovazioni, non riuscirà a sostituire l’eroina RX-7. Questo non fu soltanto dovuto alla linea penalizzata dalle maggiori attenzioni rivolte all’abitabilità interna. La RX-7 era impossibile da eguagliare, figuriamoci da sostituire.