Roamers – Ep 02 | Tutto È Perfetto
ROAMERS – Storie Automobilistiche
Tutto È Perfetto
Testo di Christian Parodi / Foto di Jay Tomei
Quel sole non era ancora caldo come sarebbe stato da lì a un paio di mesi, ma riusciva comunque a trasmettere la sua presenza grazie a qualche timido raggio che cominciava a filtrare tra i rami degli alberi. “State zitti un secondo” – mi rivolsi ai colleghi. Non si erano ancora resi conto della magia che ci stava aleggiando intorno. Il secondo seguente potevi sentire le foglie agitate dal vento e l’eccitazione che cominciava a salire, immaginando come quelle curve hanno scolpito nella pietra i nomi di grandi leggende del mondo dei rally.
Nonostante sia divenuto un autentico pellegrinaggio annuale, il Col de Turini mantiene intatto un fascino indiscusso che racconta di avventurose competizioni, ma anche di scalate solitarie come la nostra odierna, accompagnata dal borbottio di un motore che con il più profondo rispetto è ben consapevole che una volta poggiate le ruote su questo sacro asfalto, mettere un tornante dopo l’altro dietro le proprie spalle è molto più che spostarsi da un punto ad un altro. Fermi nel più totale silenzio, con lo sguardo che contempla una valle fitta di vegetazione e che viene interrotta soltanto da un budello di asfalto che sembra un serpente che si rincorre la coda, disegnano curve esteticamente perfette e che lasciano che la mente immagini come affrontarle, idealizzando la sagoma di una vettura che scivola lungo le sue forme sino a raggiungere il punto di sosta successivo.
In questo momento tutto ha raggiunto un meraviglioso incastro, superando le aspettative di chi non aveva ancora avuto la fortuna di calcare questo terreno e rinvigorendo l’emozione di percorrere ancora una volta una delle strade che più di qualsiasi altra identificano il punto di congiunzione definitivo tra il mondo delle competizioni e l’opportunità di guidare sulla stessa strada con un’automobile regolarmente targata. Un soffio di vento più forte degli altri mi riporta alla realtà e con rinnovato stupore mi rendo conto che tutto è ancora com’era un attimo prima, nel preciso istante in cui la mia immaginazione stava inanellando un tornante dopo l’altro, simulando quasi il suono di un motore che scala e aumenta le marce ed uno scarico che borbotta ad ogni rilascio, poco prima di far stridere le gomme mentre lo sguardo è già concentrato sulla curva seguente.
Quando mi chiedono cos’hanno di speciale le strade di montagna vorrei poter realmente dare una risposta universale, ma credo che ognuno di noi abbia una diversa motivazione per cui il richiamo di questi luoghi sia così unico. Non è una semplice questione di curve, ma una sensazione che riesce a entrarti dentro senza che tu te ne possa accorgere. Una volta qui, tutto cambia, e non puoi farne più a meno. Cerchi di immortalare quell’attimo con una fotografia, quasi a voler catturare l’emozione, ma è troppo sfuggente e scivola via come acqua tra le dita, lasciando soltanto il ricordo di ciò che hai provato. Ecco che senti quell’irrefrenabile bisogno di gettarti in quell’immagine che ha intrappolato lo spazio e il tempo, ma che non può andare oltre. Il richiamo della montagna ti stringe l’anima ed al tuo ritorno è esattamente lì dove te lo saresti aspettato.
Tutto è perfetto. E non importano le condizioni meteo, l’auto e neppure la compagnia, perché questo viaggio nel viaggio è parte integrante di qualcosa che ormai batte dentro al tuo petto. Con un pizzico di timore hai quasi paura che con il tempo possa cambiare, affievolirsi, o addirittura diminuire la propria intensità qualora dovessi attingere più del dovuto da questo contenitore di emozioni, ma non accadrà. Perché tutto è incredibilmente perfetto. E lo sarà anche domani.