Testo Alessandro Marrone / Foto Bruno Serra
Torniamo indietro nel tempo, a quegli anni in cui il mondo non era ancora digitale e in cui i bambini non venivano cresciuti a pane e tablet. La mia infanzia è stata felice e, purtroppo per le generazioni attuali e quelle future, irripetibile. Ricordo ogni singolo regalo di Natale, ogni viaggio in auto con i miei genitori e tutti quei giocattoli che prima di cena riponevo con ordine maniacale nella mia cameretta, pronti per qualche ora di riposo, prima di una nuova sessione di gioco, prevalentemente parcheggi. Ricordo anche le nostre escursioni della domenica, che quando prevedevano un bosco o una strada di montagna assumevano tutto un altro sapore rispetto per esempio ai giri in paese, dove di certo non ero attratto dalle vetrine dei negozi. Ero un bambino e non vedevo l’ora di salire a bordo della Land Rover Defender di mio padre.
Sembrava gigantesca, credevo fosse impossibile crescere a tal punto da poterla governare su strada, figuriamoci dove spesso non c’era la minima somiglianza con un sentiero. Quel rumore che in autostrada diventava assordante e ci impediva di parlare lasciava ben presto spazio alla quiete della natura più selvaggia, accompagnandoci lungo un percorso che senza un singolo cartello segnaletico avrei potuto percorrere a memoria anche a distanza di anni. All’epoca non conoscevo i nomi dei paesi, figuriamoci delle strade bianche, ma potevo riconoscere certi alberi e quelle curve che più di ogni altra rappresentavano il nostro grande giro nel bosco, dove non incontravi altro che un paio di persone, anch’esse alla ricerca di un luogo magico dove poter apprezzare le cose realmente importanti.
È nel cuore della foresta che ti rendi conto che basta poco per essere felici, lontano dai rumori e da una frenesia che oggi mette a dura prova anche gli spiriti più sereni. A distanza di oltre tre decenni guadagno finalmente il posto guida di una Land Rover Defender, la versione con passo corto sempre denominata 90, anche se il numero adesso serve soltanto a differenziarla dalla più lunga 110. Il tempo trascorso non è visibile soltanto sul mio volto, ma anche nella vettura stessa, che da purissimo fuoristrada senza fronzoli ha subito una profonda trasformazione che gli consente di tenerci ancora compagnia per altre generazioni. Come abbiamo ampiamente approfondito anni fa, con la nostra prima prova (si trattava di una Defender 110), le abilità lontane dall’asfalto sono sorprendentemente rimaste intatte, ma la tecnologia di bordo rende la convivenza adeguata alle esigenze di un’automobilista 3.0.
Sono sicuro di non essere l’unico a vivere una sorta di viaggio nel tempo, soltanto osservando le linee squadrate della sua carrozzeria. Sorrido ogni volta che scorgo un dettaglio che omaggia il glorioso passato del miglior off-roader di sempre, come resto stupito una volta salito a bordo mentre vengo accolto da un abitacolo che riesce a unire comfort e praticità, grazie ad un utilizzo di spazi e materiali che confermano quanto una Defender possa avere senso 365 giorni l’anno, a prescindere che decidiate di lanciarvi in un sentiero ricoperto di fango, oppure no. Il modello in prova è spinto dal nuovissimo propulsore mild-hybrid diesel, un 6 cilindri in linea da 3-litri che accoglie una piccola unità elettrica, che seppure non funga da vero e proprio motore elettrico, basta proprio per fini di immatricolazione ed emissione. Sono 249 cavalli di potenza a muovere i 2.300 kg di peso della Defender 90, la quale rappresenta una vettura completamente differente rispetto alla 110, proprio per dimensioni che la rendono molto più agile su strada e soprattutto fuoristrada. La lunghezza complessiva di 4,3 metri (-44 centimetri rispetto alla 110) è infatti un aspetto fondamentale quando ti addentri in un sentiero sconosciuto, dove anche il GPS smette di indicare tracce. Per quanto riguarda l’altezza da terra, grazie alle sospensioni pneumatiche, è possibile passare da 216 mm ad un massimo di 361, accentuando i punti di attacco (di 37,5 cm all’anteriore e 40 al posteriore) e di dosso (28 cm) garantiti dal passo corto. La ruota di scorta c’è ed è appesa al portellone posteriore, così da non sacrificare spazio sotto al telaio, con scocca integrale in alluminio, altro punto di forza della nuova Defender rispetto a qualsiasi SUV possa venirvi in mente. Il tremila riesce poi a erogare una coppia massima di ben 570 Nm ad appena 1.250 Nm, il che si traduce in una progressione immediata su strada e nella capacità di tirarsi fuori da situazioni ostiche, su sentieri impervi. Tutto viene infine gestito da una trasmissione automatica a 8 rapporti che distribuisce trazione in maniera permanente su entrambi gli assi.
Riconosco ancora quella vecchia casa gialla. Le sue colonne saranno anche scolorite dal trascorrere degli anni, ma tengono sempre quell’enorme terrazzo sul quale ho sempre ammirato le enormi decorazioni natalizie sistemate con cura da quella famiglia sconosciuta, ma che in qualche modo ha fatto parte della mia infanzia. Prendo il primo bivio e percorro un primo tratto di strada che seppure asfaltata è tutt’altro che in buone condizioni. Il comfort dell’abitacolo non viene minimamente intaccato e ancora una volta apprezzo quanto lo sterzo sia diretto, più vicino a quello di un SUV che a quello di un vero e proprio fuoristrada. Appena appoggi due dita sulla corona del volante, le ruote anteriori puntano la direzione desiderata e così, cercando colpevolmente qualche pozza d’acqua lasciata dalle forti precipitazioni dei giorni scorsi, comincio a sporcare la carrozzeria della 90. Del resto, parte del divertimento è sempre qualche dettaglio capace di eccitare il bambino che è in noi.
Il problema principale con la Defender 90 è l’accesso ai sedili posteriori, perlomeno se non godete di un’agilità olimpionica. Intendiamoci, non è impossibile, ma bisogna imparare come fare. Una volta che si è capito come posizionare i piedi e come appigliarsi alla maniglia diventa tutto più facile, ma l’assenza delle portiere posteriori e il fatto che i sedili anteriori slittino in avanti, ma non spariscano nel nulla, potrebbe essere uno dei motivi che vi farà preferire il passo lungo rispetto a questa versione più compatta. E poi c’è il discorso del bagagliaio, con una capacità di carico minima davvero irrisoria e di appena 297 litri, i quali diventano 1.263, rinunciando però alle sedute dietro. Dove alcuni vedono un problema, altri vedono un’opportunità, del resto sono qui da solo – escludendo il fotografo accanto a me – e con l’unico obiettivo di tornare dove ho trascorso alcuni dei pomeriggi più belli della mia infanzia.
Niente più asfalto sotto i cerchi, che nonostante le generose dimensioni dei loro 20”, montano pneumatici con abbastanza spalla (60) da poter affrontare pietre senza paura di danneggiarli. Non c’è niente di casuale qui, del resto l’esperienza di una vita si vede e si sente. Terra e fango fanno il loro ingresso in scena e seppure non assolutamente necessario, comincio a testare le capacità del Terrain Response 2, che con i suoi innumerevoli programmi di guida consente alla vettura di adattare i parametri di acceleratore, trazione e cambio in maniera ottimale al grip offerto dal terreno sotto le ruote. Ricordiamo che al posteriore c’è poi un differenziale attivo a bloccaggio elettronico, aggeggio che potrà essere utile in seguito, quando le cose si faranno più serie.
Se vi dicessi che non percorro questa strada da prima che cominciassi a farmi la barba mentirei, ma resta il fatto che saranno passato quasi dieci anni dall’ultima volta. Del resto non è possibile venire fin qui con un’automobile normale, figuriamoci raggiungere la mia destinazione finale. La Defender è un luogo meraviglioso in cui stare, sia perché la seduta rialzata offre una visibilità totale su ciò che ci sta attorno, sia perché l’abitacolo è provvisto di un sistema multimediale completo e disposto sui due schermi digitali, quello dinamico di fronte al guidatore e quello al centro della plancia. La mia avventura nel fangoso sentiero dei ricordi prosegue e approfitto delle soste fotografiche per scendere dalla vettura e respirare a pieni polmoni l’ossigeno di un luogo che sembra dimenticato dal trascorrere del tempo. Devo essere sincero, qualche intervento per tenere la strada in sicurezza è stato fatto, ma oltre questo e qualche piccola capanna in pietra in evidente stato di abbandono, non ci sono tracce umane per chilometri.
Finalmente raggiungo uno dei miei tratti preferiti, in cui il soffitto fatto di rami aggrovigliati si apre e lascia passare qualche raggio di sole. Il terreno si fa pietroso e bisogna prestare attenzione a quei sassi più appuntiti, pericolosi per gli pneumatici, soprattutto se non disponete di coperture tassellate. C’è un tornante che sale verso sinistra e subito dopo, con una pendenza anche maggiore, uno che sale a destra. Fermo la Defender, quasi come volerla mettere alla prova e, con una facilità disarmante, riparte senza il benché minimo accenno di pattinamento. Non credo sarà facile metterla in crisi. Qualche chilometro dopo e continuando a salire di quota, la vegetazione torna ad essere più fitta e la terra diventa fango.
Scorgiamo un paio di cinghiali che ci osservano incuriositi, gli unici esseri viventi che incontriamo da quando abbiamo lasciato la strada principale giù a valle. Fermiamo l’auto e spegniamo il motore per osservarli mentre cercano qualche radice. Poi corrono via e si perdono in lontananza tra i rami spogli della vegetazione invernale. Lo sballottamento a bordo è minimo e questo grazie ad un assetto che legge bene le asperità del terreno, a tutto vantaggio di un comfort davvero impagabile e che raramente ho trovato anche su fuoristrada altrettanto blasonati. È senza dubbio uno dei punti di forza più evidenti di questa Land Rover, ovvero la capacità di restare abile ad arrampicarsi ovunque, ma non per questo rinunciando a qualità che oltre essere fondamentali su asfalto, tornano utili anche qui nel nulla più assoluto.
E infine neve. O meglio, neve con fango e ghiaccio. Una volta raggiunto il punto più alto – siamo a circa 1.400 metri sul livello del mare – la fitta vegetazione che non consente ai raggi del sole di filtrare, lascia che la strada sia ricoperta di fango e qualche chiazza di neve. È la prima occasione in cui intervengo sul Terrain Response 2 in maniera più convinta, dato che non si tratta soltanto di trazione precaria, ma di un punto in cui il sentiero è molto stretto e non voglio che l’auto scivoli andando a sbattere contro qualche albero. Si sono anche formate delle pozze che ricordano valori di guado esilaranti (900 mm), ma dentro le quali non vorresti mai restare bloccato. Ecco perché in questi casi si tende a navigare, ovvero avanzare muovendo costantemente il volante da un lato all’altro, e tenere alto il numero dei giri motore.
Un tuffo pazzesco, acqua che arriva a bagnare tutto il parabrezza e fiancate che a fine giornata racconteranno molto del luogo in cui ci siamo addentrati. La mia predilezione per luoghi privi di strade (e persone) viene esaltata da qualche metro coperto di neve, dove il brontolio del 6 cilindri diesel sovrasta l’avanzare delle ruote sul soffice manto bianco. E mentre lasciamo le nostre impronte e il traballio dello specchio d’acqua sporca dietro di noi, mi appresto a percorrere gli ultimi chilometri che mi porteranno là dove tutto questo non rappresenta soltanto il modo migliore per fuggire dalla città, ma l’esaltazione del concetto stesso di percorrere una strada sperduta nel bosco. Questo è uno di quei rari casi in cui non è soltanto una questione di destinazione o di viaggio. È più a livello di esperienza personale, di sensazioni interiori che puoi impiegare giorni a descrivere, ma che cambiano di significato non appena escono dal nostro io più interiore. È questione di sentimento, qualcosa che ti stringe lo stomaco quando dopo anni riconosci la sagoma di quella baita in legno, uguale identica a com’era quando arrivavi a stento alla maniglia d’ingresso.
Il tripudio di emozioni esplode letteralmente grazie ad una combinazione di fattori che non avresti nemmeno immaginato e che cristallizzano l’attimo in un momento di vita che resterà indelebile. Alle volte tendiamo ad avere un ricordo distorto dei nostri miti, come di quei momenti magici che hanno caratterizzato la nostra infanzia. Non questa volta, non grazie alla Defender, che attira i raggi di un sole che filtra da dietro una fila di alberi, proprio alle spalle della baita che ha visto merende preziose come l’oro, per un bambino che non vedeva l’ora di raggiungere questo luogo immerso nel nulla e in un silenzio interrotto soltanto dal cinguettio degli uccelli e da qualche ramo che si spezza in lontananza, mentre una volpe incuriosita sembra voler dare uno sguardo più da vicino, a noi e sicuramente anche alla Defender.
Certe avventure non possono essere vissute con leggerezza e se c’era un off-roader adatto non solo a riportarmi qui, ma ad esaltare emozioni rimaste in letargo per troppi anni, questa era senza ombra di dubbio la Land Rover più sensazionale di sempre. Potrebbe suonare ridondante o imparziale, ma del resto il lavoro del giornalista non è proprio quello di informare e poi esprimere un giudizio? Ecco, a prescindere dal fatto che la nostra redazione non abbia mai indugiato troppo su numeri e tabelle che in fin dei conti sono ciò che di più asettico si possa trovare, reputo che la nuova Defender si confermi essere quel favoloso gioiello che abbiamo accolto nel 2018, all’arrivo di una generazione che aveva tutti contro ancora prima di esserci saliti a bordo. Che sia un piacere guidarla su strada e anche là dove non esistono tracce di pneumatici è un dato di fatto, un valore oggettivo che la consacra come il 4×4 adatto a ogni situazione, ma in realtà è ciò che trasmette che le consente di conservare lo status di oggetto eterno, che trascende generazioni ed elude confronti con chicchessia. Se oggi, come ieri e come in futuro, l’obiettivo è quello di emozionarmi per un’avventura in qualche luogo selvaggio, l’unica scelta è quella tra la 90 e la 110, ma pur sempre Defender.
LAND ROVER DEFENDER 90 3.0 D6H
Motore 6 cilindri Mild-Hybrid Diesel, 2.996 cc Potenza 249 hp @ 4.000 rpm Coppia 570 Nm @ 1.250 rpm
Trazione Integrale Trasmissione Cambio Automatico a 8 rapporti Peso 2.303 kg
0-100 km/h 8 sec Velocità massima 188 km/h Prezzo da€71.100 (€81.052 esemplare in prova)