ROAMERS | Quella Volta con l’Estafette e la Pioggia Parigina
Cars Stories
Testo e Foto di Alessandro Marrone
Ho sperato di svegliarmi con il sole che rifletteva i propri raggi sulla Senna, ma sfortunatamente il meteo è identico, se non peggiore di quando sono arrivato ieri a Rolleboise, a circa 80 km da Parigi. Due giorni immersi nella gloriosa storia di Renault, guidando dall’hotel sino all’impianto di Flins a bordo di una insolita selezione di modelli storici. Come sempre, sono tra i primi a svegliarmi e consumare la colazione, così da raggiungere il parcheggio con le auto a disposizione e poter scegliere con cosa cominciare questa piovosa avventura. Non ho dubbi, il mio sguardo è subito catturato da un Estafette rosso del 1980, l’unico furgoncino disponibile, nonché autentico simbolo di un brand che ha motorizzato il proprio paese rivolgendosi a professionisti di qualsiasi settore, dalle squadre di polizia ai gelatai con allegro carosello al seguito.
Introdotto nel ’59 e prodotto per un ventennio in oltre mezzo milione di esemplari, l’Estafette è stato incredibilmente innovativo, essendo infatti la prima Renault con trazione anteriore. A dire il vero, tutto si trova davanti qui, con motore, cambio e guidatore letteralmente a ridosso dell’asse di trazione, in maniera tale da lasciare un piano di carico piatto e il più ampio possibile, soluzione fondamentale anche per le molteplici declinazioni che lo hanno reso celebre nel corso dei decenni. Motori che vanno da 845 cc a 1.289 cc, per una potenza massima che spazia da 32 a 45 cavalli, a seconda della versione.
Come detto, fuori piove e fa anche freddo. Mentre attendiamo che i rimanenti colleghi ci raggiungano e scelgano la vettura con la quale percorreremo i primi chilometri di quest’oggi, trovo riparo all’interno dell’Estafette, rendendomi ben presto conto che seppure non si tratti di un modello così datato, l’abitacolo è davvero ridotto al minimo essenziale. Apro la leggera portiera e la richiudo una volta salito a bordo. La pioggia cade sulla carrozzeria e ogni goccia viene amplificata dal vano di carico vuoto comunicante con l’abitacolo. Accendo il motore, così da far scaldare i liquidi prima dell’imminente partenza e cerco i riferimenti utili prima di iniziare a muovermi.
Tergicristalli attivati, luci accese e un primo test della leva del cambio, con la prima marcia posizionata in basso. Un aspetto da tenere a mente, onde evitare di innestare la retromarcia in partenza, quest’ultima in alto verso il guidatore. La seduta è molto alta e decentrata, i sedili in pelle sono comodi e la visibilità davanti è totale, proprio grazie alle forme perfettamente squadrate del furgoncino. È il momento di partire e mi accodo, in maniera da potermi abituare al salto generazionale rispetto a quanto solitamente guido. Un viaggio nel tempo che attraversando paesini di campagna mi offre un assaggio di un mondo che è scomparso ancor prima che io nascessi.
L’Estafette si muove bene e nonostante l’ampio raggio in fase di sterzata, riesco subito a prendere le cosiddette misure con frizione e cambio, tenendo sempre sott’occhio lo schema delle marce, provvidenzialmente riportato proprio sullo scarno cruscotto. Davanti a me c’è spazio e affondo con più decisione sull’acceleratore. Il motore frulla che è un piacere e soltanto realizzando che mi sto avvicinando ad una curva con troppa enfasi, mi rendo conto che per intervenire sul freno a dovere sia necessario pestare a fondo. L’Estafette accenna un rallentamento e dopo aver evitato il bloccaggio delle ruote, imposto la curva stringendo gli occhi e sperando che le sottili ruote facciano presa sull’asfalto bagnato. C’è coricamento, il furgoncino s’imbarca più del previsto, ma evito di improvvisare una scorciatoia nel prato di una insospettabile famiglia.
A quel punto, ingrano la seconda e con il cuore che ancora batte all’impazzata, accetto il fatto che nonostante un baricentro molto basso, le reazioni di un Estafette di quarant’anni fa non sono quelle che ti aspetteresti da qualsiasi cosa tu possa guidare nei restanti 364 giorni l’anno. Con più cautela percorro i restanti chilometri sorridendo a chi strizza l’occhio indicando questo furgoncino rosso tutto matto. Il sapore meccanico che pervade l’esperienza odierna non è frutto di performance o velocità, tantomeno di precisione alla guida, ma di qualcosa di molto meno scontato. L’Estafette è un oggetto nato e pensato per semplificare e agevolare la vita lavorativa e oggi, a distanza di così tanti anni e in un mondo automobilistico lontano eoni da quando fu introdotto, abbandona i suoi doveri e si gode una gloriosa pensione fatta di celebrazioni, nel suo caso ancora più importanti rispetto ad una tradizionale auto per tutti i giorni, dato che ha contribuito all’evoluzione lavorativa di persone, famiglie e generazioni di francesi e non solo. Oggi è stato anche il mio eroe in abito rosso.