Mercedes W196 R: La Leggenda delle Frecce d’Argento
Testo Carlo Brema / Foto di Bonhams Auction
Il 1934 segnò un’importante svolta per il mondo del motorsport. È in questo preciso momento che nascono infatti le famigerate Frecce d’Argento Mercedes, un soprannome che da lì in avanti identificherà la massima espressione del concetto di performance per la stella a tre punte. Battezzate proprio per via del colore, o per meglio dire dell’assenza di colore e quindi vernice (da qui la base della carrozzeria lasciata grezza per risparmiare qualche grammo), è tempo però di compiere un piccolo salto in avanti nel tempo, più precisamente nel 1954, anno in cui l’evoluzione delle Silver Arrows prende le forme della W196 R, che nel corso di due anni riesce nell’incredibile impresa di aggiudicarsi ben 9 delle 12 gare a cui prende parte.
Artefici di tale gloriosa impresa sono campioni come Juan Manuel Fangio e Stirling Moss, il tutto reso ancora più importante a livello globale poiché era il ritorno alle corse dopo la seconda guerra mondiale e una pausa forzata che vide Mercedes lontana dalle competizioni dal 1939. Gli anni 50 avevano portato aria fresca in qualsiasi forma e la nascita di una nuova massima formula, chiamata appunto Formula 1. Con un regolamento che prevedeva vetture con un limite di cilindrata fissato a 2.500 cc per i motori aspirati e 750 cc per quelli sovralimentati, Mercedes puntò in alto e diede vita alla W196 R, spinta da un 8 cilindri a iniezione diretta da 2.496-cc, con una potenza che oscillava dai 260 ai 290 cavalli. Aerodinamicamente capace di tagliare l’aria, la W196 R aveva un’altezza da terra di appena 13 centimetri e una struttura reticolare in tubi di magnesio, il che conferiva notevole rigidità, ma anche grande leggerezza (il peso della struttura era di appena 36 kg).
La W196 R fu declinata con carrozzeria a ruote coperte, chiamata Carenata o Tipo Monza, particolarmente indicata per le corse in cui un’aerodinamica dedicata avrebbe sfruttato al meglio le elevate velocità. All’epoca era infatti possibile scegliere con quale layout prendere parte ai vari appuntamenti in calendario, consentendo a piloti e Team di valutare al meglio l’efficienza aerodinamica della Carenata e di quella a ruote scoperte. Non sempre andò come previsto, basti vedere le difficoltà riscontrate nel GP di Silverstone del ’54, situazione ben presto ribaltata nelle tre gare successive in Germania, Svizzera e Italia della medesima stagione. La vittoria di Fangio al GP di Monza del ’55 gli permise peraltro di riconfermarsi campione del mondo.