Romeo Ferraris GR Yaris | Test Drive
Testo Alessandro Marrone / Foto Alessio Becker
Spesso mi domando quante volte ci capiti realmente di emozionarci. E non parlo di bei momenti trascorsi al volante. Voglio dire, quegli attimi in cui tutto sembra trovare l’incastro perfetto li contiamo sulle dita di una mano. Non due, una soltanto. Senza dare la colpa all’assuefazione, al tempo che passa o alle inevitabili aspettative disattese da alcuni grandi nomi, capita che mi trovi fermo a bordo strada a pensare come credevo sarebbe stato meglio. Non oggi, perché se Toyota ha creato un’auto universalmente acclamata come la GR Yaris, i ragazzi di Romeo Ferraris hanno spostato l’asticella oltre, dando vita ad un oggetto con lo scopo unico di sbalordire. Niente praticità, scordatevi quel pizzico di confort rimasto intatto dopo il trattamento Gazoo Racing: qui si fa sul serio e l’auto da rally per tutti i giorni allunga le proprie grinfie anche alla pista. Come potranno quindi convivere due destinazioni così distanti tra loro nel corpo vettura di quella che almeno in origine era una modesta utilitaria?
Certe cose non sono affatto semplici da spiegare. Certo, potremmo perderci tra schede tecniche, numeri e raffronti prestazionali con il modello di partenza, ma non esistono parole o aggettivi in grado di dare voce a quel tuffo nel cuore che provi quando sei a tu per tu con uno dei momenti di guida più vivi e sinceri della vita. La GR Yaris è un’entità a sé, poiché la base di partenza offerta dalla piccola Yaris è stata stravolta dalla divisione Gazoo, la quale ha dato vita ad un modello che mantiene ben poco, oltre che il nome. Subito identificata come l’eroe che tutti aspettavamo, la GR Yaris dimentica il politically correct e riporta sulle strade di tutti i giorni una filosofia di guida tipicamente anni 80/90, ma qui oserei dire soltanto in parte. Eh sì, perché in realtà c’è un’ingegneria sopraffina a tal punto da fare in modo che quel comportamento da compatta sportiva che fa innamorare un vero appassionato riesca a trascendere i limiti imposti dalle sportive di qualche decennio fa, coesistendo con un propulsore più piccolo di quanto immaginereste e gettando nella mischia emozionale la possibilità di intraversare senza l’ausilio del freno a mano e senza dover nemmeno giocare troppo con lo sbilanciamento dei pesi.
Finiamola qui però, questa non è una GR Yaris come Toyota l’ha fatta. Romeo Ferraris, storico preparatore di Opera tra le tante cose impegnato nel motorsport e autore dell’Abarth 500 più performante di sempre – il Cinquone, adesso ribattezzato FatFive – ha subito intuito che ci fosse del margine per rendere le cose ancora più piccanti. Tralasciando i primi due stage, il modello che abbiamo provato è la massima espressione del know-how della Romeo Ferraris, traslato sulla più sorprendente compatta che gli appassionati abbiano mai visto, almeno negli ultimi 100 anni. Lo Stage 3 prevede una sostanziale rivisitazione dell’aspetto estetico, con nuovi paraurti che devono far fronte ad un allargamento delle carreggiate di 44 millimetri all’anteriore e 50 millimetri al posteriore. La GR di Ferraris è anche più bassa di 25 mm e 27 mm, rispettivamente davanti e dietro, con feritoie in fibra di carbonio e uno scarico con due terminali pronti a scatenare l’inferno su strada, una volta aperte le valvole con comando wireless.
Sotto al cofano motore ci sono modifiche altrettanto profonde, a partire da una nuova aspirazione, nuovo intercooler e un’ottimizzazione della pressione del turbo che consente al 1.6 di soli 3 cilindri di aumentare – complessivamente – la potenza di ben 61 cavalli, passando così da 261 a 322. La coppia sale di 70 Nm, arrivando così a scaricare su entrambi gli assi 430 Nm a 4.200 giri, il tutto tramite un cambio manuale a 6 rapporti. Queste le presentazioni, i classici riferimenti che fungono da briefing e lasciano immaginare quanto la GR di Romeo Ferraris possa andare forte, anzi fortissimo. La realtà è anche meglio. E quale luogo migliore per mettere alla prova un’auto da rally estremizzata e votata alla pista che quella strada che significa rally? Raggiungo il Col de Turini alle prime ore del mattino e man mano che il sole si posiziona in alto sopra le nostre teste, gli pneumatici aumentano un grip che risulta fatale tra le curve più veloci. La magia della GR Yaris è offerta dai due differenziali Torsen, con un settaggio 60/40 in modalità Normal, che diventa 50/50 in Sport e 30/70 in Track. In questo terzo scenario entrano in gioco il peso che supera di poco i 1.200 kg e un passo di appena due metri e mezzo, qualità che ti permettono di uscire da una curva l’istante dopo esserci entrato.
Devo chiudere le valvole dello scarico, le vibrazioni e il baccano che viene lanciato nella valle sono goduria assoluta, ma eccessivi per utilizzo stradale. E poi – parliamoci chiaro – preferisco non avvisare il mondo intero del mio arrivo, soprattutto nel preciso istante in cui una strada completamente deserta mi concede la possibilità di tenere giù e provare in qualche modo ad avvicinarmi ai limiti della vettura. Una volta entrate in temperatura e con asfalto asciutto, le Michelin Pilot Super Sport si aggrappano ad ogni millimetro trasmettendo al volante ogni più piccolo cambiamento del manto stradale. Mi rendo conto che il margine è ancora enorme ed a quel punto capisci realmente la duplice natura di un oggetto estremo per qualsiasi contesto. Puoi tenere giù il gas e muovere il volante con la precisione di chi insegue i centesimi di secondo (che sia sul giro, o sullo stage), oppure essere brusco, infilarti nelle curve con una violenza quasi maldestra che comporti uno sbilanciamento del posteriore. È in quell’attimo, in quella finestra di spazio/tempo che pestando forte sull’acceleratore, l’asse posteriore scivola e da vita a pennellate che seguono il tortuoso e incessante andirivieni del Turini.
Molto apprezzata la presenza dell’IMT (Intelligent Manual Transmission), un rev-matching che compie una doppietta e ancora più apprezzato il fatto di poterlo escludere indipendentemente dalla modalità di guida utilizzata. Certe cose è bello lasciarle fare a chi ha ancora voglia di sentirsi al comando dell’auto. Discorso che si accentua grazie ad un cambio manuale preciso che dialoga alla perfezione con un pedale frizione né troppo rigido, né troppo morbido. La seduta l’avrei preferita qualche millimetro più in basso, ma parlando di visibilità, il difetto resta quello del display dell’infotainment posizionato troppo in alto, a ridosso di uno specchietto retrovisore troppo grande e messo troppo in basso. Per intenderci, sulla tre quarti destra si va un po’ alla cieca. Un difetto di Toyota che viene immediatamente perdonato entrando in un tornante in prima marcia: il motore sale di giri e non appena pesto violentemente sull’acceleratore, la spinta progressiva del 1.6 trova sfogo a partire dai 2.200/2.500 giri. Un leggero lag, direte voi. Il tempo necessario per prepararsi a quanto la strada diventerà stretta e sfocata oltre il muso bombato della GR.
Concedo, all’auto ma soprattutto a me ed al fotografo, un attimo di break ed allora apro le valvole dello scarico, lasciando che quell’assordante rombo tipico di un’auto da corsa spacchi il silenzio di un paesino che era sicuro che il Rally di Montecarlo fosse terminato mesi fa. La GR può essere guidata anche senza dichiarare guerra alle gomme, ma con un body kit taglia XL e una livrea rossa che celebra il nuovo logo della Romeo Ferraris, verrebbe quasi da pensare di aver sbagliato pista, esattamente come mi è stato detto il primo giorno di prova, quando sono stato fermato dai Carabinieri. Le compatte sportive suscitano sempre curiosità per il fatto che appaiano come un sogno realizzabile, un acquisto possibile e parzialmente giustificabile. La GR di Ferraris compie con la GR di partenza quello che Gazoo Racing ha fatto verso la Toyota Yaris standard; perdonate il giro di parole. La stravolge, ma non tanto per la mutazione estetica o per il surplus prestazionale, quanto per il fatto che adesso sia anche un’ottima arma da track-day, terreno di gioco da sempre familiare all’azienda di Opera.
Non sono andato in pista per un semplice motivo, che poi è sempre lo stesso che mi spinge a preferire tortuose strade di montagna a perfette strisce d’asfalto delimitate dai cordoli, ovvero il bisogno di mettere alla prova una sportiva di questo tipo in un contesto che può in qualche modo rappresentare la strada secondaria del tragitto casa-lavoro, come la fuga del weekend o un tour con altri appassionati. Nessun cronometro a darmi ragione o torto, ma quello strumento che più di ogni altro ti permette di capire se un’auto sia stata in grado di risvegliare il bambino che è in te: il cuore. I battiti accelerano e la voglia di salire a bordo è costante, rendendo speciale anche il più semplice degli spostamenti. E nessuno resta impassibile, neppure quando attraversi il centro città a 30 km/h e la gente ti guarda, punta il dito, sorride e magari pensa tu sia davvero un pilota di rally che ha sbagliato svolta.
Il Col de Turini è stato ancora una volta il libro ideale su cui scrivere altre emozionanti pagine di questo mestiere che alle volte appare troppo bello per sembrare vero. Perché in fin dei conti “devo guidare” avanti e indietro per capire quanto un’auto come questa sia divertente. Ci rendiamo conto? Un compito che non va archiviato come semplice, soltanto per il fatto che il punto di partenza fosse pressoché perfetto. Tutt’altro! Infatti, proprio il rischio di rovinare il coinvolgimento alla guida offerto dalla GR originale era uno scenario nettamente possibile, ma l’esperienza di Romeo Ferraris ha fatto invece in modo che quanto di grandioso fosse enfatizzato grazie ad interventi mirati (prestazioni ed erogazione) e che il vero nervo della guida (handling e gestione della trazione motrice) venisse ulteriormente sviluppato in maniera da perfezionare il sovrasterzo e rendere al contempo ancora più precisa la guida con trazione maggiormente bilanciata tra i due assi.
Nessuno avrebbe previsto un successo tale da rendere la GR Yaris introvabile sul nuovo e dal prezzo quasi raddoppiato sul mercato dell’usato. Lo Stage 3 dell’elaborazione Romeo Ferraris mette in conto una spesa di almeno 10.000€, con infinite possibilità di personalizzazione, sia estetica che meccanica. Alla fine dei conti, l’unica questione con la quale dovrete scendere a compromessi è quella dello spazio a bordo, dato che i posti dietro sono davvero molto piccoli. Per il resto, assicuratevi di avere abbastanza tempo per godervela su strada (o su pista), perché la GR Yaris di Romeo Ferraris è una favola di quelle che finiscono storditi e contenti.
PS. Dottore, sento ancora quel rombo assurdo rimbalzare sulle rocce del Turini. È grave?
ROMEO FERRARIS TOYOTA GR YARIS (Stage 3)
Motore 3 cilindri Turbo 1.618 cc Potenza 322 hp @ 5.300 rpm Coppia 430 Nm @ 4.200 rpm
Trazione Integrale Trasmissione Cambio Manuale a 6 Rapporti Peso 1.280 kg
0-100 km/h 5 sec Velocità massima ca.245 km/h