Tour delle Alpi 2023 | Free Climbers
Dopo appena tre settimane dalla Classic Run cambiamo completamente registro. Le colline delle Langhe lasciano spazio alle più alte vette alpine d’Europa e dal rilassante abitacolo della Morgan mi ritrovo su una Maserati MC20 da oltre 600 cavalli con le gomme ormai a fine vita. La caccia ai tornanti è aperta, questo è il Tour delle Alpi.
Testo e Foto Giorgia Rossi
Una settimana di abbondante pioggia va a concludersi ad appena 48 ore dal meeting per l’evento di fine stagione. A distanza di tre anni dalla precedente edizione, è di nuovo il momento per il Tour delle Alpi, un format confermato nel minimo dettaglio proprio perché in grado di elevare a mille il più profondo piacere di guida. Farlo su queste strade di montagna dopo la fine dell’estate potrebbe essere un azzardo, perlomeno a livello meteorologico, ma è la giocata che garantisce un traffico quasi del tutto assente e gli impareggiabili colori del secondo giorno d’autunno. Tutto sembra incastrarsi alla perfezione, ma una frana sul versante sud del Col de la Bonette ci costringe a studiare un piano d’emergenza, che una volta sottoposto agli equipaggi darà vita ad una piccola improvvisazione ancora più sfiziosa del programma originale.
Non sono ancora scoccate le 8 e i primi partecipanti cominciano ad assieparsi in frazione Maddalena – a Pontechianale – dove una volta sistemata la vettura in area riservata (interrotta soltanto da una pittoresca Panda 4×4) si accede al Bar Monviso, location individuata per accrediti e colazione. Nonostante il sole, i circa 5° di temperatura invitano tutti a entrare e godersi il tepore di una struttura interamente realizzata in pietra e legno, tra cornetti e taglieri vari, tutti di gran qualità e perfetti per evitare che i morsi della fame facciano capolino nello stomaco prima della fine del tour.
Volti conosciuti e nuovi, tutti accomunati dalla grande passione per guidare su queste meravigliose strade. Il parco auto è ancora una volta incredibilmente vario e spazia da icone dei rally a gran turismo, sportive e supercars, tra cui una Maserati MC20, anzi due dato che una delle staff car è appunto una MC20 Fuoriserie di cui leggerete la nostra avventura sul prossimo numero. Cavalli vapore con concezioni differenti, legate però dall’innata capacità di creare emozioni amplificate da uno scenario pronto a mozzare il fiato a pochissimi chilometri dalla partenza. Così, dopo un rapido briefing utile a illustrare lo svolgimento delle tappe si comincia subito a fare sul serio, attaccando i tornanti del Colle dell’Agnello, ancora intorpidito dalla fredda notte e con le ultime curve che portano alla vetta baciate da un sole che non lascia spazio a dubbi: oggi sarà una giornata spettacolare.
Nonostante 5 equipaggi abbiano dato forfait all’ultimo, il gruppo è pur sempre numeroso – soprattutto per questo tipo di evento – e resta compatto, facendo salire in cattedra quelli che domano auto ben differenti rispetto a quelle che solitamente ci si aspetta di trovare ad un tour di oltre 250 km come questo: stiamo parlando di Alfa Romeo Spider, Lancia Delta Integrale e Peugeot 205 Rallye, autentiche protagoniste dell’intera giornata, le quali hanno tenuto il passo di sportive con il doppio, il triplo e anche il quadruplo dei cavalli. Fantastico. Dopo il timbro di controllo sull’Agnello è il momento di scendere di quota, entrando quindi in Francia – dove si svolge la quasi totalità del percorso odierno – approfittando del versante ovest più largo e veloce che ci guida verso il paesaggio lunare del Col d’Izoard.
Una volta in cima si approfitta del piazzale pavimentato di recente per sistemare le auto e godersi un panorama introvabile, a condizione che non viaggiate verso un altro pianeta. Altre foto ricordo, chiacchiere, timbro di verifica e giù per Briancon, per svoltare poi verso sud e fiondarsi in direzione Col de Vars, lo stage più veloce di tutto il tour. A questo punto, dopo aver avuto informazioni frammentarie e contraddittorie un po’ da chiunque decidiamo di proseguire come da programma per il Col de la Bonette, perlomeno sino alla cima, sperando nella sosta e foto di rito accanto al monolite posto a oltre 2.800 metri, sulla lingua d’asfalto più alta d’Europa. Riusciamo nell’impresa, perché la frana abbattutasi nei presso di Santo Stefano ha consentito alle autorità di lasciare il versante del Restefond aperto. Saliamo così lungo una Bonette completamente deserta – fatta eccezione di un gregge che invade la strada – per girare attorno a “La Cime”, scattare un altro straordinario ricordo abbracciati alla pietra più famosa dagli amanti della guida in alta quota e gettarci nuovamente nel versante più bello de la Bonette, rinunciando al Colle della Lombarda in favore del Colle della Maddalena, strada alternativa per rientrare in Italia e dirigerci verso Demonte, location confermata come fine evento e pranzo.
Ma prima di arrivare al Wolf Village ci sono ancora tante curve e tornanti, ancora una volta con traffico a zero e qui vi lascio immaginare il fattore divertimento. Mi ritrovo sballottata su una Maserati MC20 da oltre 600 cavalli con le gomme dietro ormai alla fine della propria vita. Il motore urla ma in uscita dei tornanti più lenti gli pneumatici non trovano il grip necessario a trasformare la potenza in velocità. E questo non è affatto un aspetto negativo. Osservare questa strada così rasente a terra è qualcosa di magico, ma farlo in mezzo ad un gruppo di quasi trenta auto sportive è la solita indescrivibile sensazione capace di dar vita ad un senso di appagamento unico e che soltanto un evento come il Tour delle Alpi è in grado di offrire.
Le pecore si sono spostate nel prato a lato e osservano sfrecciare Porsche 911, Cayman e Boxster, Jaguar F-Type, MINI GP, Toyota GR Yaris, Lotus Elise, Maserati MC20 e GranTurismo MC Stradale, Subaru Impreza WRX STI, Lancia Delta Integrale, Peugeot 205 Rallye, Alfa Romeo Spider, BMW 330, Alfa Romeo 4C, Alpine A110, Audi RS3 e una Honda Civic Type-R che, attardandosi per un rifornimento di benzina in solitaria, ha dimostrato il significato di recuperare il tempo perso con un saliscendi a dir poco funambolico. Pensavo a come concludere l’articolo, ma credo che le foto siano il modo migliore per sottolineare quanto questo evento sia stato l’epilogo definitivo di una stagione di eventi impegnativa ma incredibilmente appagante. Grazie a tutti coloro che l’hanno resa tale e mi raccomando, tenetevi pronti per le prossime scampagnate.