American Muscles | Episodio 08 – AMC AMX/3
AMC AMX/3
Testo Christian Parodi / Foto Gooding & Company
Non preoccupatevi se non ne avete mai sentito parlare, questo è un pezzo raro, anzi rarissimo. Ho pensato che però meritasse un attimo di riflessione, sia per il valore progettuale, che per la sua particolare bellezza, rimasta intatta dopo ben oltre mezzo secolo. E il merito è anche di un italiano. Stiamo parlando della AMX/3, una sportiva a motore posteriore centrale realizzata dall’americana AMC nel 1969 per fronteggiare le nascenti icone europee e ampliare la clientela di un marchio generalista nato dall’unione di Nash-Kelvinator Corporation, Studebaker-Packard Corporation e Hudson Motor Car Company, il tutto anche per tener duro e continuare a combattere con il trittico americano rappresentato da giganti come Chrysler, Ford e General Motors.
Un progetto ambizioso capitanato dal presidente Gerry Meyers e dal direttore del design Dick Teague, i quali incaricarono Giotto Bizzarrini di renderla il capolavoro italoamericano definitivo. In questo frangente venne così equipaggiata con un sistema di sospensioni indipendenti e un V8 da 6.3-litri e 390 cavalli abbinato ad un cambio manuale a 4 marce. Il peso era ridotto all’osso grazie allo speciale telaio a trave centrale con monoscocca saldata e una carrozzeria in fibra di vetro.
Purtroppo, a fronte di una pianificazione di 5.000 esemplari da prodursi annualmente, l’AMC dovette rivedere i propri obiettivi scendendo ad appena 20 unità l’anno. Nel marzo del ’70 venne cancellata ogni rosea ambizione con la definitiva cancellazione del progetto, sia per un prezzo di vendita troppo elevato ($ 12.000), sia per le sempre più stringenti norme sulla sicurezza introdotte negli States. Un vero peccato perché l’AMX/3 aveva dato conferma che lo stravolgimento del classico layout di una tipica sportiva americana con motore all’anteriore poteva benissimo essere trasformato in qualcosa che avrebbe aperto chissà quali orizzonti al panorama automotive a stelle e strisce. Alla fine, ne furono prodotte appena 6, tra cui il bellissimo esemplare in fotografia, battuto all’asta di Gooding & Company nel 2017 e protagonista di importanti prove di velocità presso l’Autodromo di Monza. Insomma, una tragica storia d’amore che ha intrecciato Stati Uniti e Italia in più di un’occasione. Un sogno difficile da ammirare data la sua estrema rarità e proprio per questo meritevole di essere ricordato a chi non ne avesse mai sentito parlare.
… to be continued