Volvo C70: La Volvo Fuori dall’Ordinario
Testo Marco Mancino / Foto Volvo Cars Media
Verso la seconda metà degli anni 90 non avreste mai comprato una Volvo per il suo fascino. Lo si faceva per la sicurezza a bordo, per il comfort e l’affidabilità, qualità che sono rimaste intatte fino ai giorni nostri, dove però sono state implementate anche soluzioni stilistiche che hanno contribuito a rendere il brand svedese molto desiderabile anche oltre i confini nazionali. Ecco perché, quando nel 1996 su svelata la C70 Coupé creò grande scalpore. Era un’altra ottima Volvo, ma stavolta anche incredibilmente bella da osservare.
Stiamo parlando della prima vera e propria coupé proposta dai tempi della 1800 e che andava a spezzare con il linguaggio stilistico che identificava Volvo come un’auto tutta spigoli. Si era partiti da un foglio bianco, concedendo massima libertà al ristretto team che si sarebbe avvalso del prezioso aiuto della TWR (Tom Walkinshaw Racing, che già supportava Volvo nel BTCC), al fine di realizzare una bella auto che fosse anche divertente da guidare. Il responsabile del design, Peter Horbury, colse così la palla al balzo e diede vita a linee morbide per una coupé che ancora oggi riesce a far voltare le teste dei passanti, senza per questo rinunciare al comfort di bordo offerto da un abitacolo in pelle, che nonostante mantenesse stretto il legame con il resto della gamma, non aveva nulla da invidiare alle competitors.
In appena 30 mesi di gestazione, la C70 era pronta per il debutto, che avvenne esclusivamente con propulsori turbo da cinque cilindri. Il più potente era un 2.3 da 240 cv (il medesimo della 850R), poi c’era un 2.5 da 193 cv e 2-litri da 180 e 225 cv. Nonostante la trazione fosse distribuita sul solo asse anteriore, la C70 godeva di un ottimo comportamento su strada e prestazioni più che interessanti. La 2.3 impiegava appena 6,9 secondi per scattare da 0 a 100 km/h e raggiungeva i 250 orari di velocità massima, il tutto abbinato ad una trasmissione manuale a 5 rapporti. Anche il peso era piuttosto contenuto e non superava la tonnellata e mezzo, mentre il prezzo di vendita era vantaggioso all’epoca esattamente come oggi con esemplari in buone condizioni al di sotto dei €10.000: il cosiddetto affare che bussa alla porta.
A breve furono introdotte anche le varianti con cambio automatico e la versione Cabriolet con tetto in tela, una chicca per godere en plein air della meno ordinaria esperienza Volvo. Nel 2005 arriva la seconda generazione – solo cabrio – che ne stravolge le linee morbide riprendendo i canoni stilistici del momento (del brand e non solo) perdendo tantissimo in termini di personalità e design, sino a scomparire dal listino nel 2013. Per noi rimane non soltanto una delle migliori Volvo mai prodotte, ma una delle più affascinanti e meno scontate coupé degli anni 90-00. A dimostrazione che quei famigerati piccoli team, che spesso venivano incaricati di seguire progetti di nicchia nel weekend, sono quelli che hanno dato vita alle auto più sensazionali.