L’AUTO DEL NONNO
Testo Remigio Camilla / Foto Alessandro Marrone
Ho incontrato quest’auto molti anni fa ad un evento per auto storiche costruite prima del 1940. Ricordo di esserne rimasto letteralmente affascinato: la sua carrozzeria era ricercata, incredibilmente disegnata e aveva una di quelle linee definite flamboyant che alcuni famosi carrozzieri avevano creato negli anni 30. Era la prima volta che la vedevo, ricordo di averla osservata a lungo, scattato molte fotografie per poterla ricordare bene in ogni suo particolare e ricercare documentazione su di lei. Purtroppo da quel momento non avevo più avuto occasione di rivederla.
È un’auto molto rara della seconda metà degli anni 30 dello scorso secolo, è francese, è sportiva e le sue linee aerodinamiche e sinuose sono state disegnate da un dentista con la grande passione per le auto. C’è voluto del tempo, ma grazie all’aiuto di amici appassionati e collezionisti di auto d’epoca, sono riuscito a ritrovarla coinvolgendo la sua giovane pilota Ilaria e la mamma Rosita, figlia del precedente proprietario. Esse mi hanno fornito molte notizie utili ed interessanti per soddisfare il mio interesse e poterne raccontare la storia su queste pagine.
Mirko era un grande appassionato e collezionista di auto d’epoca, la casa di famiglia si affaccia sull’importante Circuito di fama internazionale di Ospedaletti, sul quale dal 1947 al 1972 si sono svolti Gran Premi internazionali per motociclette ed auto. Attualmente, questo circuito cittadino ospita ad anni alterni la relativa rievocazione storica. All’inizio del 1990, nell’officina di un suo amico meccanico di Bordighera, Mirko vide per la prima volta una Darl’Mat 302 Special Sport, il cui proprietario era il figlio di un pilota che nel ‘37 e ’38 corse con un modello simile la 24 Ore di Le Mans. Mirko viene letteralmente folgorato da tale visione e se ne innamora. La decisione di trovarne una per se è fulminea. L’impresa era ardua, perché il modello è molto raro per via di una produzione limitata, ma a lui non importava trovarla in buone condizioni, sarebbe andata bene anche mal ridotta e il restauro lo avrebbe affrontato con la stessa passione di sempre, l’importante era trovarla e con i documenti in regola relativi a motore e telaio. Con l’aiuto del suo amico meccanico, pare abbia girato quasi tutta la Francia alla ricerca della Darl’Mat 302 Special Sport, rovistando in molti garage, visitando demolitori, collezionisti e raccogliendo informazioni e contatti, sino a che un giorno finalmente riuscì a trovarla in una rimessa di Grenoble e poterla così aggiungere alla sua collezione.
L’auto non si presentava certo in buone condizioni, ma con un restauro piuttosto impegnativo da affrontare. Tutto il telaio, l’impianto frenante e le sospensioni erano completi e recuperabili, come pure gran parte del blocco motore, ma la carrozzeria presentava più problemi e dopo un attento esame Mirko riscontrò che era recuperabile soltanto in parte. Decise quindi di riprendere la strada per la Francia, alla ricerca di tutto quel che occorreva per poter affrontare un restauro corretto e portarlo a termine nel migliore dei modi, riuscendo a recuperare le dime per la ricostruzione dei parafanghi e la struttura portante in legno sulla quale sono applicati i vari pannelli sagomati in lamiera. Avendo a disposizione tutti questi importanti elementi, il restauro della carrozzeria poteva iniziare ed al contempo pensare anche alla meccanica relativa al motore e al cambio. Smontata la testa in alluminio, di cui tutte le Darl’Mat sono dotate – perché sulle vetture di serie dalle quali derivano sono in ghisa – e dopo averla pulita, spianata e rifatto le valvole, decise di far rifare anche la serie dei pistoni e delle bronzine. Man mano che procedeva con il restauro, riscontrava però che sempre nuovi pezzi dovevano essere sostituiti, aggiunti e reperiti, come il collettore di aspirazione, i doppi carburatori, un’altra particolarità di questo motore elaborato Darl’Mat, rispetto allo stesso di serie dotato di un solo carburatore. Altro importante elemento da trovare era il minuscolo selettore del cambio elettromagnetico Cotal, da posizionare sul cruscotto dietro il volante. Ci sono voluti pazienti anni di ricerche e grande passione per il recupero dell’esistente e la ricostruzione delle parti mancanti, come il filetto a freccia cromato che percorre sinuoso la carrozzeria partendo dalla calandra lungo la base del cofano anteriore per poi abbassarsi e percorrere la linea superiore delle portiere proseguendo verso la coda.
Per tale realizzazione Mirko si era rivolto alla Evolani, storica ditta di Torino specializzata nella realizzazione di cromature, la quale a sua volta ha trovato un valido aiuto per la ricostruzione del profilo sagomato e bombato presso un’azienda che produceva borsette da donna con la caratteristica di avere finiture cromate. Completato il lavoro sulla carrozzeria, occorreva decidere come trattarla cromaticamente, ma in questo caso è stato facile e probabilmente ovvio, essendo un modello di auto francese che negli anni 30 era utilizzata per correre, non poteva che essere il classico ed ufficiale Blu Francia. Nel 1999 e dopo cinque anni di lavoro, il restauro della 302 Special Sport era terminato e poteva essere finalmente immatricolata in Italia. Nonno Mirko aveva coltivato e custodito la passione per le auto per tutta la vita, cercando nel tempo di lasciarla come una preziosa eredità di famiglia ed oggi i nipoti Ilaria e Simone – attraverso la denominazione di “Giovani Centenari” – continuano a tenerla viva con l’aiuto di mamma Rosita e del papà Luigi.
Rivedere oggi la Darl’Mat lungo il Circuito di Ospedaletti desta in me lo stesso fascino ed attrazione di anni fa e mi chiedo piacevolmente il perché. Credo che la risposta più immediata stia nella sua assoluta diversità rispetto alle auto sportive dell’epoca, lei porta su di sé l’eleganza del design aerodinamico, unita ai caratteri dell’Art Déco, attraverso la raffinatezza dei materiali utilizzati. Tra i più inusuali su un’auto, la cascata di preziosi dischi in alluminio lucido con la funzione di sfoghi d’aria per il motore che percorrono con diametri crescenti il profilo del cofano, subito sotto il filetto cromato a freccia, tali da conferirle un aspetto di modernità, sportività, velocità e dinamismo, ponendola quasi idealmente sospesa tra cielo, mare e terra. Di forma circolare sono gli indicatori di direzione laterali posizionati alla base del parabrezza, realizzati mediante un anello piatto in alluminio lucido che contiene un cristallo a cupola, ottenuto attraverso diametri concentrici degradanti sovrapposti. Le luci di posizione poste sulla sommità dei fari anteriori, realizzate sempre in alluminio lucido, sono trattate quasi come oggetti preziosi, dove il piccolo cristallo rosso rubino sulla sommità – ad indicare se accese o spente – ed il cristallo frontale trasparente, sono sfaccettati con un taglio da gioiello. Infine anche la particolarità della fantasiosa targa a forma di cuore per adattarsi all’andamento della coda, insieme agli elementi citati precedentemente, sono solo alcuni dei particolari che conferiscono all’auto quel tocco di ricercata raffinatezza tipica di alcune vetture dal design aerodinamico degli anni 30, come le Figoni et Falaschi, le Bugatti o le creazioni di Mario Revelli di Beaumont per i vari carrozzieri italiani.
Il vetro anteriore, con la possibilità di essere abbassato e sparire all’interno della carrozzeria, trasformando l’auto da spyder in barchetta per le corse, avviene attraverso un meccanismo azionato da una semplice manovella posta sotto il cruscotto e dimostra la genialità di un design tecnico e innovativo di grande pregio, anche questo un esempio assolutamente unico in campo automobilistico. La forma della carrozzeria pare essere stata ispirata dalla vellutata ala del pipistrello per l’armonioso susseguirsi di linee ellittiche e morbide che si contrappongono ad elementi appuntiti e spigolosi come i parafanghi, cuspidati e taglienti all’aria nella linea di circonferenza, così come la parte centrale dello specchio di coda che si abbassa piatto formando una punta che si raccorda attraverso due semiellissi alla cuspide dei parafanghi posteriori. Nella vista frontale la calandra cromata a forma di scudo, fortemente arrotondata ed inclinata, determina il volume del corpo centrale che si immerge basso rispetto ai parafanghi, quasi fossero due ali che lo sostentano. Il cruscotto è forse l’elemento più convenzionale o scontato su un’auto sportiva di quel periodo, realizzato mediante una piastra di alluminio lucido e martellato, la cui forma segue l’andamento a doppia gobba della carrozzeria in corrispondenza del cristallo anteriore.
La strumentazione comprende due elementi circolari di grandi dimensioni: il contagiri e il contachilometri con altri indicatori a sfondo nero. Fra questi due strumenti è posizionata la piccola leva del cambio elettromagnetico prodotto dalla Cotal, una delle meraviglie della meccanica dell’epoca, nonché antenata del cambio automatico. Questo è composto da tre elementi principali, il gruppo cambio vero e proprio, la leva posta direttamente su di esso per selezionare la marcia avanti, lo stazionamento e la marcia indietro ed in ultimo la levetta di selezione delle marce, 4 in avanti più la retromarcia. Il piccolo selettore delle marce muove attraverso collegamenti elettrici all’interno del cambio quattro elettrocalamite rotanti contenenti al loro interno i vari treni di ingranaggi, questi a seconda del rapporto selezionato si combinano creando i vari livelli di demoltiplicazione. Questo tipo di selezione funziona indistintamente per la marcia avanti e indietro, ma soprattutto non è necessario l’uso della frizione. Ha inoltre la caratteristica di essere silenzioso e molto affidabile. Il posto di guida è tipico delle auto sportive di quel periodo, ovvero molto raccolto e ravvicinato al volante, con lo spazio in lunghezza tale da permettere una guida a gambe distese. Dietro l’abitacolo e posti nella parte alta della carrozzeria sono posizionati i due tappi relativi al doppio serbatoio che permettono il rapido rifornimento tipico di molte auto da corsa, oltre a consentire un perfetto bilanciamento dei pesi.
La denominazione Darl’Mat di questo modello sportivo rispetto alla 302 di serie, deriva dal cognome del più importante concessionario parigino (ma non solo) Peugeot sin dal 1923, Emile Darl’Mat, il quale aveva una formazione da meccanico ed era amante delle corse automobilistiche. Come concessionario, per rendere più performanti le auto del Leone era in grado di offrire ai clienti le proprie elaborazioni meccaniche. Al contempo attraverso l’amico Marcel Pourtout proprietario dell’omonima carrozzeria, proponeva anche elaborazioni estetiche alle auto di serie, il quale si avvaleva della genialità di un designer molto inusuale, un dentista di nome Georges Paulin, dotato di un grande interesse per il disegno e l’aerodinamica dell’auto. Nel 1934 Paulin e Pourtout avevano così ideato e costruito la prima coupé cabriolet su una vettura Panhard e successivamente su una Peugeot 401, sulle quali era montato un meccanismo che agiva su una serie di leveraggi, con la funzione di far sparire il tetto rigido nel bagagliaio. Avevano battezzato questo sistema Eclipse, perché come una vera eclisse permetteva il passaggio dall’abitacolo chiuso dell’auto, alla visione del cielo e del sole. Questo sistema era stato utilizzato su diversi tipi di auto, non solo Peugeot ma anche Hotchkiss, Panhard e Lancia Augusta Belna, giungendo sino ai giorni nostri, adottato da diversi marchi per i loro prestigiosi modelli. Il progetto Eclipse è stato fondamentale e con la sua eleganza e genialità e costituisce uno splendido esempio di Art Déco applicato all’automobile.
Emile Darl’Mat, Marcel Pourtout e Gorges Paulin, costituivano a questo punto un trio perfetto di amici per creare la 302 Special Sport. Non saprei dire se l’idea sia venuta da Darl’Mat di ritorno da Le Mans o al pilota ufficiale Peugeot Charles de Cortanze che avrebbe chiesto a Darl’Mat di creare un’auto per correre la 24 ore di Le Mans, in quanto su tale argomento sopravvivono le due versioni. Sta di fatto che l’idea era buona e i tre amici iniziano a progettare la Super Sport. Occorreva un telaio corto e leggero e la scelta cadde su quello della nuova Peugeot 302 messa in commercio nel 1936, sorella minore della 402, entrambe disegnate con ricerca aerodinamica di Georges Paulin. Per il motore optarono per quello della 402 di 1991 cc e 4 cilindri in linea capace di circa 50 cv. L’elaborazione Darl’Mat lo porterà a 70 cv mediante una diversa testata in alluminio, l’adozione di due carburatori ed un diverso collettore di aspirazione. Anche i freni non erano derivati dalle due berline di serie, ma erano di diametro maggiorato. Georges Paulin realizzerà il disegno della carrozzeria, con un’attenzione all’aerodinamica molto avanzata che non era solo intuitiva come molti altri stavano facendo in quegli anni, ma verificandola nella galleria del vento secondo i concetti del movimento aerodinamico. Pare che fonte di ispirazione sia stata la BMW 328 roadster. Il prototipo venne testato sul circuito di Montlhéry per verificarne il potenziale in vista di Le Mans e Charles de Cortanze, dopo 24 ore riuscì a stabilire con il prototipo una media di quasi 145 Km/h ed il giro più veloce a oltre 147 Km/h. Il risultato ottenuto era entusiasmante, tale da ottenere l’approvazione di Peugeot nel proseguire con il progetto, fornendo direttamente i telai 308 ed i motori 408, ma anche di legare il nome Darl’Mat a questa vettura. Le tre auto realizzate per la 24 ore di Le Mans del 1937 erano state ulteriormente migliorate nelle prestazioni, tanto da classificarsi al settimo, ottavo e decimo posto assoluto. L’anno successivo, nel 1938, fu un grande successo, Charles De Cortanze riuscì ad imporsi nella categoria 2 litri e classificarsi quinto assoluto.
Questi ottimi piazzamenti resero la 302 Special Sport molto appetibile ai piloti privati, fra questi degna di nota è la baronessa Dorothy Patten che ha corso su circuiti in Francia e Inghilterra con la sua Darl’Mat 308 roadster. A questo modello decisamente sportivo la carrozzeria Pourtout su disegno sempre di Georges Paulin, aveva affiancato alcuni esemplari sul telaio più lungo della 402 per migliorarne l’abitabilità: la cabriolet con vetro anteriore fisso e sdoppiato con montante al centro non discendente, oltre ad alcuni elegantissimi Coupé. Occorre precisare che il modello 302 Special Sport evolverà nel 1938 nella 402 con telaio accorciato, divenendo 302 légère, ma questa è solo una sottigliezza in quanto non è altro che una 302 con una nuova denominazione. Essendo le 302 Special Sport nelle versioni Roadster, Cabriolet e Coupé costruite artigianalmente possono differire l’una dall’altra in alcuni particolari della carrozzeria o del cruscotto, rendendole a loro volta dei modelli unici. È interessante osservare come alla base della calandra cromata la sigla 302 in verticale abbia al centro dello 0 il foro per la manovella della messa in moto di emergenza. Sulla sommità, sempre al centro della calandra, il marchio creato da Darl’Mat è composto dallo stemma di Parigi racchiuso tra le unghie della zampa del Leone simbolo di Peugeot.
Complessivamente i numeri di produzione sono piuttosto limitati: pare 53 esemplari Roadster stradali, 32 Cabriolet ed una ventina di Coupé, anche per via di un periodo di produzione breve, dal 1937 al 1939. Purtroppo gli eventi drammatici che si erano delineati con lo scoppio della seconda guerra mondiale posero fine a questo prestigioso progetto. Georges Paulin purtroppo ebbe la peggio e morì come eroe nel 1942, condannato a morte da un tribunale militare tedesco e fu insignito della Croix de Guerre come eroe della Resistenza Francese. Darl’Mat proseguì il suo lavoro di concessionario sino a morte naturale nel 1970. Marcel Pourtout fu attivo nel creare carrozzerie speciali sino alla metà degli anni 50 del secolo scorso, ma essendo venuta a mancare la preziosa collaborazione con Georges Paulin, diversificherà l’attività realizzando veicoli pubblicitari ed industriali con l’aiuto del figlio.