Slow & Silent Touring In Piemonte
A cura di Andrea Albertazzi / Foto di Andy Williams
Sradicarci dalle abitudini non è facile. E diciamocela tutta, non è nemmeno naturale. Pensare di prendere le proprie convinzioni, le stesse che abbiamo cementato per anni della nostra vita e farne carta straccia in virtù di un salto nel vuoto, è qualcosa di contro natura. Eppure siamo attratti dalla metà oscura del piatto, dal lato nascosto di un modo di esistere che in realtà potrebbe celare soddisfazione e non la presunta delusione che ipotizziamo. Viaggiare in elettrico non è propriamente ciò che vi consiglierei – perlomeno non allo stato attuale di infrastrutture e tempi di ricarica – soprattutto per trascorrere al meglio il vostro prezioso tempo libero. Dietro lo spauracchio dei calcoli sull’autonomia residua si cela però la possibilità di assaporare il territorio in maniera ancora più intima. Ecco perché in realtà ci sono eccezioni che rendono un viaggio in elettrico la scelta migliore che possiate fare per un weekend fuori porta.
Posso sentire il fruscio dei miei pensieri, il rotolamento delle gomme che avanzano più lentamente del solito mentre per una volta tanto la coscienza non mi osserva accigliata mentre interrompo il silenzio e la quiete della natura. Quel weekend trascorso nelle Langhe mi è rimasto più impresso del solito e proprio grazie al fatto che percorrerlo ad emissioni zero mi abbia concesso la possibilità di assaporarne ogni più piccolo dettaglio. Le soste, più numerose del solito e mai caratterizzate dall’accensione e dallo spegnimento del propulsore termico, mi hanno fatto scoprire lati nascosti di un percorso che pensavo di conoscere a menadito. E poi angoli in cui accostare, scendere e respirare a pieni polmoni il profumo di erba appena tagliata trascinato dal vento. Quei rumori in lontananza, delle fattorie e delle aziende agricole nel pieno della loro operosità, pronte ad accogliere turisti che vengono qui da tutto il mondo. La pace dei sensi, fuori e anche dentro l’abitacolo. Tutto amplificato dall’assenza di un motore acceso a due passi da me.
Si riparte. Mi rimetto al volante e con il finestrino completamente abbassato cerco di scorgere ogni colore di un paesaggio che sa come mozzare il fiato, quasi ad avvolgerti nell’abbraccio delle sue ordinate colline sormontate da quei borghi inconfondibili. Tutto ciò che viene comunemente definito “slow” va assaporato, nel fine ultimo di una qualità che può essere realmente compresa e apprezzata a condizione del fatto che la predisposizione verso essa prenda appunto tutto il tempo utile ad un viaggio di emozioni. In gergo automobilistico può quasi sembrare assurdo, soprattutto laddove si fa il possibile e l’impossibile nella ricerca delle massime prestazioni. Non oggi. Oggi percorriamo un paesaggio da cartolina in maniera “slow” e anche silenziosa, così da lasciare che la colonna sonora di questi chilometri sia raccontata dalla natura che ci circonda e dallo stupore che ci invade misto ad un senso di rilassamento che mai ho provato nella vita.
Accosto ancora una volta e mi godo la maestosità di un luogo in cui natura ed essere umano sembrano riuscire a convivere valorizzandosi l’un l’altro. Non sento la mancanza della velocità, tantomeno del melodioso sound di un bel motore a combustione. A quello tornerò domani. Oggi non serve proprio altro e mentre mi godo un tramonto troppo bello per essere condiviso con qualcuno e magari interrotto da parole sdolcinate, mi rimetto alla guida, con la nuova consapevolezza che non avrei potuto vivere un’esperienza simile se non con una vettura elettrica che mette da parte quegli elementi che di solito tendono a posizionare l’esperienza di guida al di sopra del coinvolgimento offerto dallo scenario. Non un rumore, soltanto un sibilo. E il cuore rinfrancato di un romantico viaggiatore solitario.