MINI Countryman JCW | Test Drive
Testo Matteo Lavazza / Foto Bruno Serra
Se avessi ricevuto un solo euro per ogni volta che mi è stato detto quanto le nuove MINI siano grandi rispetto a quelle di un tempo ne avrei già comprata una nuova. In aggiunta ad un’Aston Martin. Rendo l’idea? Ok d’accordo, le nuove MINI sono cresciute. Se con l’inizio dell’era BMW – correva l’anno 2001 – la taglia rispetto a quel proiettile rosso che ha fatto girare la testa al mondo sui tornanti del rally di Montecarlo era già aumentata di svariati centimetri e chilogrammi, con il passare del tempo le cose hanno proseguito sulla linea sostanzialmente dettata dal mercato globale, dove la maggior parte dei clienti sono alla ricerca di una vettura dentro la quale si riesca a stare comodi, senza quindi sacrificare troppo lo spazio per gli occupanti posteriori e bagagli. O forse è solo perché siamo più grassi rispetto ai nostri genitori.
La Countryman è stato uno dei numerosi modelli introdotti in quella famiglia MINI che era mini anche in quanto a versioni, concretizzando il concetto che fosse possibile avere più spazio, senza perdere il tanto amato go-kart feeling che ha contraddistinto il brand sin dalla sua rinascita anglo-tedesca. Adesso, dopo 23 anni dal ritorno sul mercato e ben tre generazioni che hanno continuamente introdotto sostanziali cambiamenti, sia dal punto di vista estetico sia motoristico, MINI prende ancora il mazzo di carte, lo mescola come nel migliore Texas Hold ‘em e lo getta sul tavolo senza alcun compromesso. Il risultato è una lineup completamente rinnovata e che – almeno in un primo momento – sembra aver fatto storcere il naso ai soliti romanticoni tanto legati al passato.
Già, la nuova Countryman non è soltanto grande, è enorme. Del resto è in gran parte basata sulla BMW X1, il SUV piccolo dell’elica, che dopotutto così piccolo non è. Abbiamo 15 centimetri di lunghezza in più rispetto a prima, per un totale di 450 cm, ma sono le linee estremamente squadrate che accentuano la percezione di trovarci di fronte a qualcosa di talmente ingombrante che potrebbe inficiare il piacere di guida, soprattutto quello al quale non si vuole rinunciare quando si sceglie la John Cooper Works, ovvero la sorella prestazionale della famiglia. Lascerò i giri di parole al minimo, cedendo spazio a quello che è stata la mia esperienza nelle settimane trascorse al volante di un modello tanto atteso quanto inaspettato.
La JCW, come detto, è tutta pepe. Forte di un 4 cilindri in linea da 2-litri, mantiene una potenza sostanzialmente analoga di 300 cavalli (appena 6 in meno rispetto alla uscente F60) e una coppia massima di 400 Nm (invece di 450) erogata a partire dai 2.000. Numeri che quindi non si discostano più di tanto rispetto a prima, con il primato della maggiore cavalleria lasciato alla Cooper SE JCW ed ai suoi 313 cavalli, che sono però tutti elettrici. C’è un centinaio di chili in più rispetto alla generazione precedente e il grosso punto interrogativo che mi è stato sottoposto sino allo sfinimento. Perché è meno potente di prima?
A differenza dell’aspetto estetico, che è una questione puramente soggettiva, quei valori numerici che definiscono almeno in parte il valore prestazionale di un’auto sono un punto di partenza dal quale non si può sfuggire. Un modo semplicistico che per dovere di cronaca stabilisce la misurazione di un rapporto peso/potenza che poi apre un discorso ben più ampio: quello della guidabilità e del piacere di guida stesso. L’ho detto, pochi fronzoli, passiamo subito al sodo. La nuova Countryman ha un aspetto che non lascia spazio a dubbi: state osservando la nuova generazione, il nuovo linguaggio stilistico che MINI trasferisce sull’intera gamma – sempre più elettrificata – e che grazie al trattamento JCW gode di appendici aerodinamiche che riescono a far digerire al meglio le soluzioni stilistiche adottate anche a chi le gradisce meno.
I cerchi da 20 pollici riempiono bene i passaruota squadrati, i quali a loro volta rimbalzano un gioco di continui richiami con le superfici vetrate ed i gruppi ottici. Sul terzo vetro laterale è ora presente una placca in plastica, sulla quale viene esposta la versione, nel nostro caso ALL4 John Cooper Works. Che poi non ci sarebbero nemmeno grandi dubbi, dato che al posteriore spicca la parte più muscolosa della vettura, culminando nelle due coppie di scarichi. Apro la maniglia e vengo accolto da un abitacolo interamente rinnovato. Mi accomodo e nel giro di un millisecondo sono in grado di trovare la posizione di guida ideale. Mi guardo attorno e tra superfici minimal caratterizzate da una trama colorata che si illumina durante la guida notturna, non puoi far altro che rimaner colpito dal nuovo display centrale, uno schermo touch oled da ben 24 centimetri di diametro, responsivo e capacitivo come quello del vostro smartphone. Molti potrebbero pensare che si tratti soltanto di un ottimo e ampio schermo, ma in realtà è il nuovo benchmark da seguire. Ne riparleremo a breve.
Sparisce la leva del cambio che diventa un piccolo selettore posto accanto al tasto P (Parking) e alla chiavetta di accensione. Sempre sullo stesso profilo orizzontale troviamo poi un’ulteriore levetta in plastica che ci consente di variare quelle che MINI chiama ora Experience – o modalità di guida per tutti i comuni mortali. Anche in questo frangente non si sono risparmiati e sono ben 8: Core (quella standard), Green, Vivid, Personal, Balance, Trail e le due che variano maggiormente il carattere della Countryman, ovvero Timeless e Go-Kart. La prima perché trasforma il display in colori e caratteri vintage, riportandovi verso uno stile di guida più rilassato e immettendo in abitacolo un sound artificiale reminiscente della vecchia MINI, la seconda che affila sterzo, cambio – un automatico a 7 rapporti – e alza il volume dello scarico, con scoppietti in rilascio, purtroppo emessi dalle casse interne. Sì, li avrei preferiti ancora più pronunciati, ma questo è ormai il trend di civilizzazione globale, al quale nemmeno le sportive sono esenti.
Un’altra pressione sulla levetta della trasmissione e imposto in sequenziale, abbracciando la corona volante più cicciona che esista al mondo. La Countryman butta a terra la potenza a disposizione con decisione e le coperture invernali faticano a trovare tutto il grip possibile. Nel momento in cui alleggerisco per una frazione di secondo e torno a pestare forte, schizza via e mostra una progressione migliore rispetto a quanto non facesse il modello precedente. Nel preciso istante in cui ti muovi con rapidità, le dimensioni e la massa che ti porti appresso non sono affatto percepite, nemmeno tra le curve e dove mi trovo a cambiare direzione in maniera anche brusca, quasi a volerla mettere in crisi per rendermi conto di dove sia il limite imposto da questa costante dieta a base di carboidrati. Niente crisi e i 400 Nm di coppia vengono erogati molto in basso, accompagnando un salire di giri che pizzica la linea rossa poco sopra i 6.500 giri. Lascio il gas e lo scarico scoppietta, imposto la sterzata con estrema facilità e anche quando entro più veloce di quanto forse sarebbe convenuto, la trazione ALL4 rende tutto incredibilmente semplice, eccezionalmente friendly anche per un utente poco esperto.
Spike, il simpatico ed efficiente assistente vocale, mi ricorda che abbiamo un sistema di infotainment dalle possibilità infinite. C’è un navigatore satellitare con realtà aumentata, il quale sfruttando la videocamera indica le svolte senza lasciare spazio alla minima incertezza. Sedili riscaldati con massaggio, clima bi-zona, radio DAB, connettività e piano per ricarica a induzione ricavato in posizione perfetta e avendo poi altro abbondante spazio per oggetti di varie dimensioni. L’unica pecca di questo display è che a vettura in movimento, alcuni comandi risultano piccoli per essere trovati senza distrarsi. Infine, ci sono innumerevoli aiuti alla guida, che purtroppo – nella maggior parte dei casi – non restano disattivati alla riaccensione della vettura.
Piccole noie che vengono subito perdonate quando lasciamo il contesto in cui una Countryman verrà prevalentemente utilizzata, ovvero la città, affrontando temibili insidie che implicano la maggiore altezza da terra rispetto alla MINI tradizionale. Sto parlando di dossi artificiali, marciapiedi e foglie secche, perché è questo che l’automobilista urbano 3.0 teme di più. Quello a cui si rivolge la JCW è invece più assennato e trascorrerà la maggior parte del tempo al volante tra le curve, infilando una dietro l’altra le marce che rendono possibile muovere i 1.735 kg della Countryman da 0 a 100 orari in appena 5,4 secondi. A proposito di volante, oltre ad aver aumentato la propria taglia è stato rivoluzionato con un design più pulito e una bella fibbia con i colori JCW nella parte inferiore. Inoltre non c’è più un display di fronte agli occhi del guidatore, con le informazioni principali mostrate sull’head up display, tutto il resto è al centro.
Non chiamatela compatta sportiva però e stavolta non certo per il discorso legato alle dimensioni. Se i 300 cavalli sono infatti la chiave per una guida sportiva, il comportamento della Countryman JCW non gode di quel nervosismo che renderà i momenti di guida più concitata simili a quelli che per esempio potreste vivere con la GP. Stazza e peso la rendono una famigliare e il suo comportamento su strada ricalca ciò che esattamente vi aspettereste da una vettura di questo tipo con questa cavalleria sotto al cofano. Potenza, accelerazione, elasticità e performance, ma non mirati ad un utilizzo da cecchino di B-roads.
Crescendo sotto ogni aspetto è lecito attendersi anche un incremento di prezzo, infatti la Countryman JCW parte da circa €51.000, ovvero +4mila rispetto alla generazione precedente (pari motorizzazione). Una cifra importante però pienamente giustificata dall’enorme lavoro svolto in termini di styling e dal fatto che dimenticando il significato che si da alla parola mini, ci si trovi a che fare con una vettura perfettamente in grado di motorizzare una famiglia di quattro persone. Il fattore JCW è poi quel valore aggiunto che (anche esteticamente) impreziosisce un plus dinamico che smussa un linguaggio stilistico forte e che senza dubbio può dividere. Io reputo che sia uno dei pochi modelli realmente innovativi visti negli ultimi anni e la gioia nell’aver notato come in MINI non abbiano soltanto pensato a far restare a bocca aperte davanti ad uno schermo fotonico, ma abbiano anche ricordato che ci sono parecchi appassionati che hanno scelto e continuano a scegliere MINI per quel go-kart feeling che per fortuna continua a restare dove deve essere, anche se meno evidente rispetto a vent’anni fa.
MINI COUNTRYMAN ALL4 JOHN COOPER WORKS
Motore 4 cilindri Turbo, 1.998 cc Potenza 300 hp @ 5.750 rpm Coppia 400 Nm @ 2.000 rpm
Trazione Integrale Trasmissione Cambio Automatico a 7 rapporti Peso 1.735 kg
0-100 km/h 5,4 sec Velocità massima 250 km/h Prezzo da€51.005