Un Tetto Sulla Testa
MGB, un modello iconico della casa dell’Ottagono (MG appunto) e dell’automobilismo inglese in generale, nata e conosciuta dai più in versione spider e poi risultata un successo commerciale anchecon carrozzeria coupé, denominata GT. Il modello con tetto rigido non è stato molto noto e diffuso in Italia, fino ad oggi, a differenza di altri paesi, ma la sua carica di personalità ed originalità lo stanno facendo pian piano scoprire e riscoprire. Lungo cofano, finestrini privi di telaio metallico, padiglione spiovente e sinuoso, bagagliaio ampio e dotato di portellone e due posti aggiuntivi (l’auto è classificata come 2+2). Una formula completa, eppure non ci troviamo di fronte alla coupé perfetta! La linea è bella (la trasformazione in GT è opera della matita di Pininfarina), l’abitabilità anteriore più che godibile, il piacere di guida c’è, si possono caricare perfino i bagagli….e allora, cosa c’è che non torna? Le prestazioni sono briose, ma non certo da GT che dà brividi, i sedili posteriori sono solamente coreografici, ci sono poi tutti i difetti tipici delle inglesi.
Una Gran Turismo un po’ sui generis insomma, che ha sempre avuto estimatori di nicchia e che sta riconquistando consensi, dopo anni passati all’ombra della fortunata sorella dotata di soft top. Le auto qui fotografate rappresentano le due fasi di vita del modello: l’era delle cromature e quella dei materiali di sintesi (alla fine dei conti, non ci sono differenze tecniche eclatanti e di quelle estetiche e pratiche ne parliamo nel “capitolo” che segue). In foto si possono subito notare le personalizzazioni, comunque limitate, che i proprietari hanno apportato. La più “adulta”, sotto la sua veste elegante, Old English White e dietro le sue lame paraurti cromate e snelle, cela una meccanica modificata. I due carburatori SU (da 1,5″ ciascuno) sono stati rimpiazzati da un Weber DCOE da 45 mm., l’albero a camme è stato sostituito con uno dal profilo più spinto e l’impianto di scarico risulta maggiorato ed in acciaio inox. L’incremento di prestazioni velocistiche è stato giustamente accompagnato da un upgrade dell’impianto frenante, con dischi forati e baffati, sui quali agiscono pasticche dalla mescola più aggressiva, oltre che affiancato dal montaggio di pneumatici maggiorati. All’interno troviamo un bel volante in legno e cinture di sicurezza a 4 punti. L’azzurra (Pageant Blue, secondo la tabella colori originale) è visivamente più goffa, a causa dei paraurti ad assorbimento d’urto, ma proprio il suo colore appariscente riesce, alla fine, a snellirla.
Nel suo caso la meccanica è stata profondamente revisionata, con componenti uguali agli originali e si è optato solo per una leggera personalizzazione degli interni, attraverso la sostituzione del volante e del rivestimento dei sedili. Su entrambe la visibilità notturna è stata incrementata montando una coppia di faretti supplementari. Apparentemente così diverse eppure così uguali, non solo perché sostanzialmente quasi invariate, ma anche per il destino che le ha accomunate. Arrivate entrambe in Toscana, in tempi relativamente vicini, nei box di due amici, queste MGB GT trovano così il modo di confrontarsi in uscite frequenti e se attirano gli sguardi dei passanti già singolarmente, quando viaggiano in coppia risultano quasi un’attrazione. I commenti variano da “buffe” a “belle”, le domande curiose non mancano e può succedere di calamitare l’attenzione anche più del normale….Quando? Quando si viaggia da soli e al casello autostradale si è costretti a scendere, se il Telepass è stato dimenticato a casa, o quando si sceglie di non scendere dall’auto e si imbocca la corsia del servizio automobilistico di una nota catena di fast food in retromarcia.
Ah già, mancava ancora un particolare: su tutte e due il posto di guida è a destra!
Gianluca Torini
LA VITA A BORDO
La guidabilità dei due modelli è molto simile ma, visti il maggior peso (a causa dei massicci paraurti) e la maggiore altezza da terra, sul modello Rubber Bumpers (introdotto nel 1975, a seguito delle più restrittive norme USA) è più marcato il rollio in curva e per questo, nel 1977, fu poi adottata una barra antirollio. Nella guida turistica la macchina risulta tendenzialmente sottosterzante, ma la pesantezza dell’avantreno (circa 160 kg, il peso del solo motore) e la leggerezza del retrotreno, regalano sovrasterzi quando si guida allegramente e sul bagnato, rivelando così il lato tanto divertente quanto non sempre facile da gestire al limite. Il motore di 1800cc (unica cilindrata disponibile sulla MGB) vanta un’ottima coppia fin dai bassi regimi e un
discreto allungo agli alti. Davvero buona l’accoppiata cambio-frizione, che trasmette il giusto feeling in ogni situazione: leggeri in città e al contempo buoni nel misto, senza quell’ effetto gommoso che alcune auto di pari epoca avevano nell’uso intensivo. Il cambio 4 marce ha una giusta rapportatura grazie anche all’overdrive (che agisce su terza e quarta marcia). L’utilità dell’overdrive sulla quarta marcia per l’utilizzo autostradale è ovvia e nota, meno istintivo, ma altrettanto utile, è il suo impiego sulla terza: per affrontare di slancio le lievi salite che si trovano lungo le strade poco trafficate, al di fuori della città. La velocità di punta (170 Km/h) non è elevatissima, ma allineata a quella di molte concorrenti dell’epoca, l’accelerazione e la ripresa hanno il giusto brio e la rendono un’auto godibilissima e divertente. L’auto risulta comoda per due persone (come detto, la panchetta posteriore è praticamente inutilizzabile per passeggeri aggiuntivi), anche affrontando lunghi viaggi e non solo nei brevi trasferimenti. Con il passaggio da Chrome Bumpers a Rubber Bumpers si nota anche un restyling degli interni, che interessa il volante (su entrambe le auto fotografate vediamo però volanti after market), tutti i comandi elettrici e parte della plancia, togliendo senza dubbio parte dell’aria British che caratterizzava l’abitacolo ma, al contempo, andando al passo con le tendenze degli anni ’80, ormai alle porte. In generale quindi, un minor uso di cromature e di comandi a levetta, di derivazione aeronautica e maggior spazio alla plastica (già utilizzata ampiamente dalle concorrenti di altre nazioni).
Niccolò Fallani