Alfa Romeo 4C Competizione: One Last Dance
ALFA ROMEO 4C
ONE LAST DANCE
Testo di Christian Parodi
Foto di Andy Williams
La piccola coupé di Alfa Romeo è un diamante grezzo. Va preso con violenza e in cambio saprà ripagare con un coinvolgimento di guida che non conosce compromessi.
Sono trascorsi cinque anni (era il 2013), da quando Alfa Romeo ha messo in listino la 4C, la più pura sportiva dai tempi d’oro del biscione di Arese. Soltanto una manciata di anni dopo è stata affiancata da altre vetture di indole spiccatamente sportiva come la Giulia QV e il SUV Stelvio QV, ma nessuna delle due condivide con la piccola coupé ciò che per un appassionato di guida rappresenta il fulcro di un’esperienza viscerale e intima come quella che può offrirvi soltanto una superlight con motore centrale. Niente fronzoli, niente compromessi, non c’è spazio per nulla all’infuori del necessario e se pensate che questo sia un difetto, smettete pure di leggere. Con la 4C si ha a che fare con qualcosa di pensato e creato con il solo obiettivo di guidare, di prendere il volante con violenza e trasformare ogni attimo in qualcosa di speciale, non un semplice spostamento da un punto a un altro. La 4C, come è giusto che sia, è un’auto che non soltanto divide, ma spacca letteralmente in due ed accentua il divario tra i suoi estimatori e i detrattori. Che non sia un’auto perfetta non lo si mette in dubbio, ma i suoi difetti sono probabilmente quelle sfumature che ve ne faranno innamorare, che faranno capolino nei vostri sogni notturni e che almeno per noi di Auto Class hanno sancito che in un modo o nell’altro si tratti di una delle migliori sportive che siano mai passate per la nostra redazione.
Abbiamo guidato 4C di ogni tipo, coupé e spider, ma questa dama bianca che cattura il mio sguardo è senza dubbio l’esemplare migliore che abbiamo mai avuto a disposizione. Allestita come una Launch Edition questa Competizione è zeppa di particolari in fibra di carbonio, è anche equipaggiata con lo scarico sportivo Akrapovic, un optional che alza ulteriormente il volume del piccolo 4 cilindri, pronto a ruggire come un baritono cupo e oscuro non appena muove i primi passi, ma che si schiarisce e urla ruvidamente man mano che aumentano i giri, sino alla linea rossa, dove un possente sbuffo d’aria fuoriesce dai terminali in titanio e vi spara daccapo mentre la velocità aumenta e l’esperienza comincia a scolpirsi attraverso tutto il vostro corpo. La 4C è un’auto sensoriale perché la riesci a sentire attraverso tutti e cinque i sensi, e quello che non riesci a sentire fisicamente lo provi emotivamente nel preciso momento in cui ti avvicini a quella bassa e larga silhouette bianca bordata dal nero della fibra. Gli spigoli e le curve del suo design sono qui ancora più accentuati e le differenti appendici aerodinamiche non sembrano soltanto volerla rendere ancora più premuta a terra, ma quasi incutere un timore che non avevo provato durante i test precedenti.
Mi dichiaro a lei e mi è concesso un ultimo giro, un ultimo ballo, prima di scoprire quanto ancora avremo la fortuna di avere in listino questo modello fantastico, un costoso giocattolo che non snobba i vostri impegni infrasettimanali, ma che non sarà di certo la soluzione ideale per recarvi al supermercato o accompagnare i nonni in aeroporto. La ricetta si basa sul verbo essere di Lotus – less is more, e così sia – il monoscocca in carbonio consente di tenere basso il baricentro e di limitare il peso complessivo della 4C a circa 990kg. Ecco spiegato perché non occorre avere un grosso 8 cilindri o un altrettanto costoso e ingombrante 6 cilindri. Subito dietro ai due posti secchi c’è il 4 cilindri turbo da 1.750cc che abbiamo visto sulla Giulietta Veloce, ma già lo sapete. Eroga 240 cavalli ed è accoppiato a un cambio a doppia frizione a 6 rapporti, gestibile in automatico o sequenziale, tramite i piccoli paddle di plastica dietro al volante. Per chi avesse vissuto su un altro pianeta, sottolineo che il fatto di non avere alcun tipo di comfort si rispecchia anche con l’assenza di inutile peso extra e quindi non c’è servosterzo ad aiutare in manovra, unico momento in cui si accusa la pesantezza dell’asse anteriore. Una volta in movimento tutto cambia, ma non per questo le cose diventano semplici.
Con il DNA in modalità Dynamic ed il cambio a gestione manuale esco da quelle strade che rendono la 4C una stella assoluta, non è il momento per vivere di passerelle o catturare gli sguardi di chi ancora non ha capito che Alfa Romeo sia tornata nel girone delle lussuriose. Oggi è il gran giorno, lei è vestita a festa ed io voglio sfruttare ogni secondo di questo ultimo ballo. Lo scarico borbotta dietro di noi e mentre Andy (Williams, il fotografo – ndr) ha rinunciato a gran parte della propria attrezzatura, stivando quel che poteva nel piccolo e unico vano bagagli ricavato appena dietro al motore, chiedo al DNA di escludere il controllo trazione tramite l’utilizzo della modalità Alfa Romeo Race. Il display digitale cambia ancora e mi fornisce informazioni come la forza G esercitata in curva, ma son troppo concentrato a tener stretto il piccolo volante, sempre desideroso di seguire le imperfezioni della strada sotto di noi. Siamo seduti su una tavola, una costosa tavola di carbonio adibita al compito più importante che un’auto possa ricevere, divertire il proprio equipaggio. Il turbo sibila e quando entri in coppia, attorno ai 2100 giri, la piccola Alfa spinge come un’indemoniata. Questa è una dama soltanto in apparenza, sotto all’elegante abito si celano artigli da strega e voglia di farti male alla prima distrazione.
Nel misto stretto devi ricorrere a tutte le tue energie per toccare le traiettorie ideali e sfruttare al meglio i 350Nm di coppia, quando c’è un allungo tieni giù il gas e ti affidi all’ottimo impianto frenante, staccando più tardi di quanto faresti con una qualsiasi sportiva tradizionale. Non teme i cambi di direzione, nemmeno quelli più repentini, ma se fai allargare il posteriore, è proprio lì che la lotta si fa più concitata. L’assenza di servosterzo non agevola la rapidità dei movimenti necessari a tenere il muso dritto ed è uno dei tanti aspetti controversi della 4C. Alcuni lo chiamano difetto, come il fatto che lamentino poca comunicatività da parte dello sterzo – io la chiamo purezza e come tale non è sempre prevedibile, ma va interpretata, capita e domata. Dentro di me sto scrivendo alcuni tra i capitoli migliori della mia esperienza come giornalista automobilistico, tutto grazie a un giocattolo da 65 mila Euro, perlomeno come prezzo di partenza, senza contare del carbonio extra e degli optional di cui è dotato questo esemplare. Sono tutto sommato abbracciato da una fantastica selleria in pelle rossa e anche se la strumentazione di fronte al mio naso è plasticosa, preferisco eventualmente recriminare il risparmio ricaduto sui comandi del clima, ma poter elogiare la velocità del cambio e l’incredibile limite di tenuta in curva.
Una vettura che impiega 4,5 secondi da 0 a 100 km/h è una vera sportiva, ma per raggiungere i 260 orari a pochi centimetri da terra e con un volante che trema come se fosse stato morso da una tarantola ci vuole una buona dose di coraggio. La cosa più difficile, una volta al volante della 4C, è fermarsi. Dovrete avere un buon motivo per scendere da questa giostra per bambini troppo cresciuti e se non fosse per le ridotte dimensioni del serbatoio, le soste sarebbero anche meno di quanto il fotografo accanto a me vorrebbe. Guardo nervosamente l’orologio e mi accorgo che le ore sfuggono via rapidamente, decido che è giunto il momento di oltrepassare quel limite che delimita una giornata di lavoro da una giornata destinata ad essere mia per sempre. Lei danza tra le curve, con quel suo fare nervoso e quella voglia di urlare tutta la sua potenza e fidatevi che 240 cavalli su un peso del genere, non sono affatto pochi. Ce ne fossero una manciata in più sarebbe perfetta, sarebbe da sposare, ma è proprio qui che mi rendo conto che nonostante l’eccitamento e il coinvolgimento che sa regalare, non è esente da qualche piccolo difetto. Vogliamo parlarne?
Partiamo dal fatto che la scelta del propulsore sia corretta. Il turbo lo rende vivace, è semplice e poco costoso da mantenere e contribuisce alla causa in favore della leggerezza dell’auto stessa. Mettendo le mani e gestendo la centralina si guadagna quel gap che la renderebbe ancora più affilata, senza diventare però troppo nervosa. Che non sia pratica proprio non ci importa, ma se dovrete sacrificare qualche bagaglio, almeno le due persone a bordo saranno comode e per nulla soffocate. In fin dei conti l’unico vero difetto della 4C sta nella precisione di guida, dove dopo averla conosciuta per bene si guadagna qualche punto, ma si percepisce sempre quella ruvidità nel rapporto guidatore/sterzo. E se fosse proprio il nervosismo che la rende la bellissima dama italiana che è? A volte imprevedibile, quasi pericolosa, ma pur sempre in grado di disegnarti un sorriso in volto. Bella, bellissima, rumorosa e per nulla intenzionata a scendere a compromessi, sai già che ogni volta che salirai a bordo sarà un’avventura, anche se dovessi semplicemente andare da casa all’ufficio. E se quello fosse lo scenario, la 4C è quell’auto che ti lascia scrivere la storia, assicurandosi giusto che abbia un finale d’impatto.
ALFA ROMEO 4C
Layout – Motore centrale, trazione posteriore
Motore – 4 cilindri 1.750cc – turbo
Trasmissione – cambio automatico a 6 rapporti
Potenza – 240 cv @ 6000 rpm
350 Nm @ 2100-3750 rpm
Peso – 995 kg
Accelerazione – 4,5 sec.
Velocità massima – 258 km/h
Prezzo – da 65.000 €