Alfa Romeo 4C: Come Innamorarsi In 4,5 Secondi
ALFA ROMEO 4C
COME INNAMORARSI IN 4,5 SECONDI
Testo: Richi Mackie
Fotografie: Richard Montagner
Da grande voglio fare l’astronauta, oppure il calciatore o magari il pilota di Formula 1. Tutti abbiamo cominciato dagli stessi sogni, sino a renderci poi conto che saremmo stati fortunati ad avere un posto al caldo e che non ci costringesse a pagare a rate anche il televisore. Ma un’automobile, anche quelle con un’anima, non possono certo avere simili desideri – non possono, ma in fin dei conti hanno delle ambizioni e la 4C è una delle auto sportive più emozionanti ed emotivamente profonde che io abbia mai incontrato. Lei direbbe che da grande vorrebbe diventare una Ferrari, del resto è pur sempre nipote della gloriosa 8C, che con le sue nobili linee ed il motore Maserati ha inciso il proprio nome nell’automobilismo moderno, al pari dei grandi classici di Maranello. Ma quello che la 4C riesce a fare alla grande è regalare forti emozioni a chi la guida, adesso, in un periodo in cui siamo sommersi da alternative di ogni tipo e che si muovono sempre più inesorabili verso un mondo digitalizzato.
Non ho idea se un giorno sarà come una Ferrari, ma averla a due passi da me riempie di gioia il mio spirito in egual misura. Osservo quella sua carrozzeria così bassa e larga, accentuata ulteriormente dal suo vestito bianco e dai dettagli in fibra di carbonio tipici della Launch Edition, caratterizzata da quelle due “maniglie” inglobate nei parafanghi anteriori e da una presa d’aria extra sulla fiancata sinistra. Cerchi da 18 pollici all’anteriore e da 19 al posteriore che riempiono abbondantemente gli archi di una carrozzeria che sposa con stile e complicità un telaio interamente in fibra di carbonio e votato alla leggerezza. Stringo una chiave normalissima tra le mie mani, sembra quella di una qualsiasi Giulietta, ma essa saprà regalarmi molto più divertimento. Apro la portiera che si allunga verso l’esterno, non faccio in tempo a dare uno sguardo dentro che i miei occhi sono stregati da quei sedili in pelle rossa che non aspettano altro che farmi accomodare, quasi come se fossi a teatro – fortunatamente lo spettacolo mi vedrà tra gli attori protagonisti e non tra il ristretto pubblico. Inserisco la chiave ed accendo il 4 cilindri turbo da 1.750cc e così, mentre attendo che l’indicatore della temperatura arrivi a metà strada, colgo l’occasione per lasciare che i miei occhi si posino dove tra poco non potranno più fare. L’abitacolo è privo di fronzoli, davanti a me ho un volante con una corona bella spessa ed il fondo squadrato, un piccolo display completamente digitale dietro di esso ed una console centrale che ospita uno stereo dal look poco appariscente. Di altro ci sono i comandi per il climatizzatore – letteralmente presi in prestito da qualche avanzo di magazzino – ed un tunnel piatto ad ospitare i quattro pulsanti del cambio, un automatico a doppia frizione e 6 rapporti, gli alzacristalli ed il DNA, vera chicca quando arrivò nel 2013.
Entrare non è difficile come su una Lotus, ma non è nemmeno semplice come su una qualsiasi compatta, del resto abbiamo a che fare con una sportiva ultraleggera con un baricentro rasente al suolo ed un bilanciamento dei pesi votato alla guida più pura possibile. Non c’è servosterzo, la trazione è al posteriore e la strada sarà un prolungamento delle vostre mani. Su questo modello il DNA è già impostato su Dynamic, il che galvanizza non poco e dona qualche decibel in più allo scarico sportivo Akrapovic, situato in mezzo al paraurti posteriore e con una bocca in fibra di carbonio che incornicia il doppio terminale. La 4C è un animale, lo capisci non appena devi lasciare il piazzale della redazione, dovendo far fronte ad un paio di manovre extra per la mancanza di visibilità posteriore e per uno sterzo che, almeno in fase di manovra, è davvero pesante. Immessi in strada e puntando quel suo muso affilato verso i monti è tutta un’altra musica. Gli pneumatici tendono a seguire le asperità della strada, raccomandandovi di tenere ben salde entrambe le mani sul volante. Il cambio, obbligatoriamente impostato in modalità manuale è veloce e regala quell’inconfondibile sbuffo che crea ben presto una diabolica dipendenza. Finestrino giù e orecchio teso ad ascoltare uno dei più avvincenti 4 cilindri in circolazione, vuole essere tenuto su di giri ed infatti eroga i suoi 240 cavalli a 6000 giri, poco prima che sia il caso di pizzicare il piccolo paddle in plastica per buttare dentro un’altra marcia. Osservare il mondo da un’altra prospettiva ha sempre il suo fascino, ma oggi non mi limito a farlo da pochi centimetri da terra, lo faccio con il valore aggiunto di velocità facilmente raggiungibili grazie alla coppia del piccolo 1.750 turbo. Per andare forte sul dritto basta avere il piede destro pesante, per farlo in curva bisogna avere del pelo sullo stomaco, perlomeno quando il limite di aderenza lo si misura in base alla rilassatezza del proprio fondoschiena. Ma superato quel momento di comprensivo stupore, non puoi fare più a meno di provare la precisione di ciò che accade sotto di te e così ti ritrovi a guidare in maniera completamente diversa da come hai sempre fatto. Sfrutto tutti i giri di ogni singola marcia e quando ho acquisito abbastanza confidenza agisco sul DNA e sblocco l’ingrediente segreto, la modalità “Race”: a questo punto sarò interamente responsabile di ogni mia azione. Il controllo trazione si disattiva e dal display dietro al volante posso vedere i G esercitati ad ogni mia curva, una chicca che fa divertire anche se ammetto di aver tenuto lo sguardo precisamente dove sarebbe dovuto essere: verso la curva successiva.
Alla 4C piace ricordarmi che non sono un pilota ed in alcuni casi, frenando in ritardo o accelerando nel modo sbagliato, soffre un po’ di sottosterzo, ma quando riesco a fare bene i miei compiti, il posteriore allarga con disinvoltura e lo sterzo, che sopra i 40 all’ora diventa morbido e sensibile, mostra un altro lato di sé che non fa altro che accrescere il mio rispetto verso quest’auto. Controlli la sbandata con la punta delle dita, con il 4 cilindri che sbuffa prepotentemente ed un telaio che scivola esattamente dove avresti voluto. Non c’è incertezza da parte delle sospensioni, ma nel momento in cui bisogna far tornare le gomme a mordere la strada, bisogna essere veloci ed evitare di finire dalla parte opposta. Prima di prenotare un posto in prima fila per il disastro dell’anno, occorre rendersene conto in prima persona. La 4C aumenta il proprio passo dopo una microscopica incertezza che si spegne a partire dai 2.100 giri, il suo rigido corpo comunica con il mio e mi trasmette ogni variazione di grip, ogni incertezza degli pneumatici e la scioltezza con cui siamo entrati in sintonia mi consente di spostare il limite della mia confidenza più in là. È inutile stare a pontificare se sia un’auto che passerà alla storia, perché ciò che ci interessa di più è se merita di entrare nel nostro personale album dei ricordi e questo l’ha fatto dopo appena dieci minuti di guida. In città è tutto sommato vivibile, anche se lasciarla posteggiata a pettine in mezzo alle altre è stata un’opzione che non ho inteso contemplare. Il suo habitat naturale è una strada degna di enfatizzare un telaio ed un’armonia auto-guidatore che gli alfisti reclamavano da tempo. Qualcuno li ha ascoltati. Non è pratica a causa di un limitato vano bagagli, situato a ridosso del motore e vittima di un inevitabile surriscaldamento, ma del resto chi pretende che fare la spesa debba essere il momento migliore della settimana? La sua reattività arriva sotto varie forme, che siano la più pura e semplice accelerazione o una velocità massima di quasi 260 km/h, una ripresa che non vi obbliga a scalare marcia per effettuare un sorpasso autostradale o un pedale del freno duro e parte di una pedaliera incernierata al pavimento, proprio come sulle auto da corsa. Scordatevi di guidarla con i mocassini, fareste soltanto ridere – per sfruttarla a dovere dovrete violentarla in ogni circostanza, senza se e senza ma. Lei vi ringrazierà.
La 4C è creata per lasciare che siamo noi a creare i nostri momenti migliori, unendo la convenienza di un motore poco assetato a materiali nobili che adornano un design sensuale e muscoloso allo stesso tempo. Moderna per via del cambio automatico e per il display digitale, ma maledettamente cruda e vecchia maniera per quei calci nella schiena, quegli strappi della frizione in prima marcia e per diventare causa di una schiena un po’ dolorante dopo un lungo viaggio. Con lei portate a casa un pacchetto completo, e se allestita come l’esemplare in prova non avrete occhi per altro, non sentirete il bisogno di guidare altro, ma soltanto quello di prendervi una bella vacanza “on the road” e guidare, guidare e guidare. Non so se un giorno la osserveremo come si fa con una Ferrari, ma state pur certi che se lei aveva intenzione di essere super, c’è riuscita in 4 secondi e mezzo. Forse anche meno.
ALFA ROMEO 4C
Layout – Motore centrale, trazione posteriore
Motore – 4 cilindri 1.750cc – turbo
Trasmissione – cambio automatico a 6 rapporti
Potenza – 240 cv @ 6000 rpm
350 Nm @ 2100-3750 rpm
Peso – 995 kg
Accelerazione – 4,5 sec.
Velocità massima – 258 km/h
Prezzo – da 65.000 €