
Alfa Romeo Giulia Spider Veloce 2000 | La Leggenda Continua
La Leggenda Continua
A cura di Remigio Camilla / Foto di Audun Braastad
Quando nel 1962 Alfa Romeo presenta al pubblico la Giulia 1600, raccoglie subito un grandissimo consenso, non solo dagli appassionati del marchio. Con una linea compatta elegante e al contempo sportiva, elementi stilistici estremamente caratterizzanti ed inusuali per una berlina a tre volumi quattro porte, da qualsiasi lato la si osservasse appariva estremamente interessante, nulla era casuale ma tutto – anche nei minimi particolari – era stato progettato e disegnato per trasmettere immediatamente personalità, potenza velocità. Il suo frontale spiovente con quattro fari, di cui quelli esterni più grandi che conferivano una grinta e un fascino particolare, la scanalatura che percorreva tutta la fiancata alla base dei finestrini sino alla coda tronca leggermente incavata, quest’ultima altro elemento fortemente caratterizzante, erano una grandissima novità per l’epoca su un’auto di serie soprattutto se berlina, quando ancora si era abituati alle classiche codine. A creare tanto interesse nei confronti della Giulia non era però solo la linea, ma anche la sua meccanica con un motore potente unito ad una telaistica innovativa, elementi che facevano della Giulia 1600cc la berlina più veloce allora sul mercato, tanto da delineare due slogan pubblicitari divenuti famosi: “L’auto disegnata dal vento” e “L’auto di famiglia che vince le corse”.
Inizialmente il suo potente motore viene montato sulla Coupé di Bertone che muterà da Giulietta Sprint in Giulia Sprint e sulla Spider di Pininfarina che da Giulietta Spider diventerà Giulia Spider. L’anno dopo, nel 1963, grazie al giovanissimo designer Giorgetto Giugiaro, Bertone realizzerà la nuova coupé Giulia GT, che diventerà nel tempo un’icona nell’ambito delle piccole coupé sportive, oggi un modello molto ambito in qualsiasi versione e motorizzazione dai collezionisti di auto d’epoca. Nel 1964 viene presentata anche la versione scoperta di questo modello, la Giulia GTC dove la C sta per Cabriolet, sempre disegnata da Giugiaro ma prodotta dalla Zagato.
Questa versione, pur essendo molto elegante e raffinata venne accolta con una certa freddezza, forse perchè essendo una cabriolet non era una vera Spider e complessivamente la sua linea aveva perso quella tipica sportività della GT.
Come già era successo per la Giulietta, l’incarico di progettare la nuova Giulia Spider fu affidato a Pininfarina, che prese spunto degli studi stilistici realizzati nel decennio precedente con i prototipi della Super Flow disegnati da Aldo Brovarone. La linea di questi prototipi visti in pianta presentavano un frontale ed una coda arrotondati quasi simmetrici, così come visti di profilo, il frontale e la coda presentavano una linea spiovente e sfuggente verso il basso che risvoltavano inferiormente in modo specchiato. Inoltre Brovarone aveva introdotto una scalfatura che percorreva tutta la fiancata rendendola molto dinamica. Gli studi su questi prototipi portarono a delineare nel 1959 la Spider Super Sport che porterà nel 1961 al prototipo della Giulietta Spider Speciale Aerodinamica, un perfetto Osso di Seppia. Forse proprio per rafforzare questa idea viene presentata verniciata completamente di bianco. Quest’ultimo prototipo diventerà la base per realizzare la nuova Giulia Spider che proprio per quanto detto, verrà definita Osso di Seppia e questa definizione le resterà appiccicata per sempre e utile ancora oggi per distinguerla dai successivi modelli a coda tronca.
Al nuovo modello lavoreranno ovviamente Aldo Brovarone con la collaborazione di Franco Martinengo, attraverso la sempre costante supervisione di Battista Pininfarina che pare abbia dato un importante contributo soprattutto nella realizzazione del Piano di Forma e del Mascherone e fu anche l’ultima vettura che seguì personalmente. Infatti, la sua morte giunse alcune settimane prima della presentazione al Salone di Ginevra del 1966.
Al momento del debutto il nuovo modello viene presentato come Giulia Spider 1600, ma da subito per pubblicizzarla viene indetto un concorso per trovare un nome semplice ed incisivo, nasce in questo momento la famosa denominazione DUETTO che purtroppo riuscirà a mantenere per poco, poiché tale denominazione apparteneva già ad una merendina al cioccolato prodotta da una industria dolciaria, che ne aveva depositato il nome presso il Tribunale di Milano. Gli esemplari che si possono fregiare di tale denominazione sono solo 190, ma tra gli appassionati resterà nella storia dell’Alfa Romeo per indicare questo preciso modello.
La Giulia Spider Veloce 2000 di questo servizio, appartiene ad Alexander Stark, grande appassionato di auto d’epoca, soprattutto italiane, folgorato sin dall’infanzia dalla casa del Biscione ed in particolare dalla Giulia Spider. La sua storia ci ha letteralmente stregato e fatto capire quanto il legame con un particolare modello possa essere profondo.
Qualcuno potrebbe dire che io sia stato maledetto dall’inizio, altri mi considererebbero benedetto. Per me, la mia storia con le auto, e in particolare quelle italiane, ha arricchito e definito la vita.
Quando sono nato, nell’ottobre 1979, sono stato prelevato all’ospedale di Oslo con l’Alfa Romeo Alfasud 1200 dei miei genitori. All’asilo dipingevo il logo Alfa Romeo, i miei vestiti erano pieni di bottoni con lo stemma della città milanese e con mio padre, tipografo e graphic designer di Vienna trasferito in Norvegia, ho partecipato a numerosi raduni con il Club Alfa Romeo locale negli anni ’80 e ’90. Si potrebbe dire che sono stato infettato dalla passione dell’auto in anticipo.
Nel 1985 ricordo di essere andato in una concessionaria di automobili, con mio padre quando prese un’Alfa 33 QV di colore argento ed ancora più vivo è il mio ricordo di un Alfa Romeo Spider d’occasione, Giallo Posillipo, che ha portato a casa nel 1989, due settimane prima della nascita di mia sorella. All’epoca, dei due avvenimenti, quello che interessava di più era la Spider. Mentre mio padre inseguiva la sua passione per le corse a metà degli anni ’90, la Spider gialla fu tristemente venduta.
Certo, la mia infanzia e la mia giovinezza sono state in molti modi definite dalle auto italiane. Leggendo su di esse, imparando a guidare su una di queste e avendo lavorato nei mesi estivi presso concessionari italiani, sognando e alla fine possedendo alcune delle mie auto da sogno. Senza dubbio, anche i miei migliori amici, condividono oggi la stessa passione per le auto d’epoca.
Da ragazzo, prendendo in prestito l’Alfa Romeo 164 3.0 V6 di mio padre per un viaggio con gli amici da Oslo a Copenaghen, trascorrendo del tempo in pista, facendo il tifo per il suo team in gara con l’Alfa Romeo 75 3.0 V6, o utilizzando pienamente il periodo del mio servizio militare nel nord della Norvegia, sempre leggendo e sognando di possedere e guidare Alfa, Maserati e Ferrari, il sogno e i ricordi dell’Alfa Spider non sono mai svaniti del tutto. Questo sogno mi ha aiutato a scegliere quando ho iniziato a comprare la mia prima auto a 20 anni, un’Alfa Romeo Spider S4 del 1991. Era abbastanza simile a quello della mia infanzia ed è servita a me e alla mia ragazza, ora mia moglie, per due anni di giovane amore. Con il passare degli anni mi sono sposato e ho avuto figli e migliorando il mio tenore di vita ho potuto realizzare alcuni dei miei sogni. Ho posseduto delle Porsche, un 928, un 996 Targa, una Panamera e una Cayman, ma per quanto belle e precise fossero le auto tedesche, non hanno mai suscitato in me le stesse sensazioni. Le auto italiane lo facevano ancora e le auto che possiedo ora includono Maserati Merak SS, Biturbo 425, Quattroporte S e una Ferrari 348 Spider. Più recentemente ho potuto anche aggiungere una Maserati Mistral e una Ghibli GT. Mi considero fortunato per essere stato in grado di guidare e persino possedere alcune delle mie auto da sogno e se posso, continuerò ad aggiungerne altre all’elenco, per tutto il tempo in cui vivrò. Ma indipendentemente dall’auto che ho guidato, la Spider gialla che mio padre ha portato a casa nel 1989 è sempre stato un punto di riferimento e di gioia.
Per questo motivo è difficile descrivere la felicità che ho provato quando ho ricevuto notizia da un amico che quell’auto era in vendita. Eravamo nel 2017, quasi 25 anni dopo che mio padre l’aveva ceduta. Negli anni trascorsi aveva avuto solo tre proprietari e tutto era rimasto intatto: gli adesivi dei raduni di club a cui io e mio padre avevamo partecipato, anche i miei guanti da guida giallo brillante persi quando avevo 10 anni erano ancora nel cassettino del cruscotto! Fu presto deciso che io e mio padre avremmo comprato quell’auto, questa volta insieme, per continuare la sua storia con la mia famiglia.
Ora ho 40 anni e mio padre ne ha 70. La leggenda continua!
La splendida Spider Giallo Posillipo di Alexander, appartiene alla seconda serie e non si può definire Osso di Seppia, o Duetto per le ragioni già citate. La sua linea è stata accorciata di 13 centimetri a favore della coda tronca tipica delle auto sportive dell’epoca. Questa versione viene presentata al Salone di Torino nel 1969 ed adotterà motori sempre più potenti sino a 2000 di cilindrata da 131 CV con la denominazione Spider Veloce per distinguerla dalla versioni Junior 1300/ 1600. Osservando il profilo posteriore e confrontandolo con quello della versione Osso di Seppia, possiamo notare come la coda non sia stata semplicemente tagliata, ma anche rialzata. Il profilo di coda ora tende a seguire in modo quasi speculare l’andamento dei parafanghi anteriori. Nel modello precedente l’andamento del profilo di coda era molto curvato e spiovente verso il basso e seguiva simmetricamente la curvatura del cofano anteriore. Lo specchio di coda ora presenta nuovi fari rettangolari ad andamento orizzontale, nuovo anche il paraurti, realizzato a lama unica in acciaio con fascia di gomma, in luogo di quello suddiviso in due parti con lo spazio centrale dedicato alla targa. Questa prima versione a coda tronca, si confermerà nel tempo la più riuscita ed apprezzata per snellezza leggerezza ed eleganza di linea, non a caso tale soluzione pur rivisitata verrà ripresa nella sua ultima versione.
Nuovo anche il paraurti anteriore, rimasto suddiviso sempre in due parti e ora realizzato in modo semplificato sempre attraverso le due lame parallele in acciaio cromato che racchiudono la fascia in gomma nera ed al contempo il gruppo ottico per l’indicatore di direzione e le luci di posizione. Nel modello osso di seppia le due lame cromate parallele davano origine alla presa d’aria, secondo gli schemi classici Alfa. Centralmente il classico scudetto Alfa ora è più basso e largo, con soli tre listelli orizzontali, contenuto in altezza nella stessa orrizzontale delle due lame che compongono il paraurti. In questo modo è sparito anche il piccolo naso che raccordava il logo Alfa con lo spiovente del frontale. Sarà l’ultima versione a mantenere questo tipo di impostazione, dato che le versioni successive perderanno stilisticamente il legame alle due prese d’aria laterali allo scudo Alfa, a favore di un paraurti decisamente più corposo funzionale soprattutto alle nuove norme sulla sicurezza relative all’assorbimento d’urto.
Internamente la plancia di nuovo disegno è caratterizzata dai due strumenti circolari, non più riuniti in un’unica palpebra, ma ognuno con una singola che conferisce un aspetto ancora più dinamico e sportivo. Rimangono i tre caratteristici strumenti circolari al centro della plancia che concorrono a conferire sportività. Su questa versione la plancia è completamente rivestita in materiale morbido antiriflesso, priva della parte in lamiera verniciata nella stessa tinta della carrozzeria, soluzione che la legava di più al passato. Nelle ultime versioni i tre strumenti circolari saranno riuniti sotto una unica palpebra con il contagiri ed il contachilometri attraverso una semplificazione sicuramente più economicamente vantaggiosa nel processo di produzione, ma che farà perdere molto del tipico fascino e carattere sportivo Alfa.
Ringraziamo Alexander Stark che con pathos ci ha coinvolto nella sua grande passione per le auto sportive italiane – soprattutto Alfa – porgendo i migliori auguri affinché la “leggenda” con la sua Spider Veloce Giallo Posillipo diventi nel tempo una “Leggenda Norvegese“.