Quando si è alla ricerca di un’auto piacevole da guidare, i SUV non sono il primo pensiero che salta alla mente. La Stelvio ha rimescolato le carte in tavola, dimostrando come qualche centimetro in più da terra non intacchi la purezza dietro al volante. E se nella vita reale dei più non c’è spazio per gli oltre cinquecento cavalli della Quadrifoglio, la Veloce da 280 potrebbe essere la risposta a tutte le vostre domande.
Testo Andrea Albertazzi / Foto Alessio Becker
Quali sono le risposte che cerchiamo nel momento in cui c’è bisogno di capire se un’auto sia quella giusta per noi? È quella che risponde a necessità intese come spazio a bordo e piacere di guida? Ma deve anche essere coinvolgente e farci venir voglia di trascorrere del tempo – il nostro tempo prezioso – in abitacolo. Tutto questo insieme, in una sola e unica vettura e senza per questo spendere cifre astronomiche. Alle volte occorrono appena 600 metri, a condizione che siano come quelli che ho appena ingurgitato come se fossi in astinenza da zuccheri da troppo tempo per ricordarmi anche solo il gusto di curve simili.
La verità è che giunto al Col de Braus avevo già affrontato i tornanti del Col de Turini, ma è in questo microscopico fazzoletto geografico che sono racchiusi 8 tornanti che sembrano voluti dal Signore delle Curve, un’entità superiore che ha probabilmente avuto un meeting segreto con i vertici di Alfa Romeo, quando hanno progettato la Stelvio. Giunta al restyling di mezz’età, il SUV di Arese ci ha dato modo di dimostrare come abbia affrontato la prova del tempo, quel check che nell’immediato potrebbe essere travisato dall’eccitamento dovuto al fatto che il biscione fosse tornato in pompa magna supportata da un altro modello – la Giulia – capace di far tornare l’interesse sul brand. E se ci siamo follemente innamorati delle due più estreme declinazioni Quadrifoglio, tuttavia in grado di gestire una convivenza con chi non si cura di far troppi conti alla pompa di benzina, è la Veloce che rappresenta per me un modello ancora più importante.
Per prima cosa stiamo parlando di un SUV nettamente più mirato verso un utilizzo più ampio rispetto alle V6 biturbo. La Stelvio Veloce in prova è una Q4 da 280 cavalli, per cui la variante più prestazionale prima del gradino Quadrifoglio. Logico non attendersi performance di livello simile, ma piuttosto un equilibrio maggiore che sia in grado di renderla una perfetta daily car, quanto un oggetto divertente nel preciso istante in cui la strada oltre il cofano non è una noiosa tangenziale, ma uno dei più celebri special stage del mondo rallystico. Il 4 cilindri in linea turbocompresso è qui abbinato alla trazione integrale mediante un cambio automatico a 8 rapporti. Come detto, ci sono 280 cavalli di potenza, ovvero +120 e +71 rispetto alle opzioni gasolio e 240 in meno della Quadrifoglio, che per onor di cronaca costa anche 40mila Euro in più. È però la coppia il valore sul quale mi concentrerei maggiormente: quei 400 Nm tondi tondi che erogati tra i 2.250 ed i 4.500 giri fanno girare un propulsore di dimensioni contenute come questo 2-litri in maniera lineare, senza mai percepire un peso che supera di poco i 1.700 kg.
È un’Alfa Romeo, e come è giusto che sia la guida è uno dei valori principali sui quali i tecnici di Arese si sono concentrati. Questo restyling non è da meno. La trazione è principalmente distribuita sull’asse posteriore, ma l’integrale Q4 può trasmettere sino al 50% dei cavalli su quello anteriore mediante una frizione a comando elettromeccanico. Tradotto in parole povere significa maggiore sicurezza su fondi scivolosi e più precisione durante le fasi di guida più dinamiche. Proprio come nel caso odierno, dove distanti dalla soleggiata Mentone, il Col de Turini non nasconde qualche traccia di neve in fase di scioglimento. Le gomme invernali mordono bene su ogni superficie e con mia grande sorpresa si fanno sentire soltanto per un rotolamento più pronunciato del solito. Già, perché il fattore wow della Stelvio – come ben ricordavo – è una seduta estremamente più bassa rispetto a qualsiasi altro SUV. Ti senti letteralmente avvolto nell’abitacolo, a tutto vantaggio di un controllo più efficace.
Che goduria: è il momento di spostare la rotellina del DNA su Dynamic e spostare la leva del cambio in sequenziale, del resto dei paddle così grandi capitano raramente, figuriamoci su un SUV di media potenza. Peccato che non ci sia il modo di aumentare il volume, perché il sound sommesso del 4 cilindri non rende affatto giustizia a come i 280 cavalli muovano la Stelvio Veloce da una curva all’altra. L’assetto fa però il resto e tiene premuta la vettura quasi a farti dimenticare che non sei sulla sorella Giulia e che hai abbastanza centimetri da terra per accostare dove vuoi, fregandotene se l’asfalto non è liscio come la pelle di un bambino. Lo stesso bambino che si risveglia quando riscopri il piacere di tirare sino a 6.100 giri e poi linea rossa, spari la marcia successiva e continui ad arrampicarti.
Arriva il Col de Braus, lo aspettavo da tempo, ben consapevole che i suoi tornanti perfetti sanno bene come mettere in crisi un ingresso sbagliato. L’esperienza di questi otto tornanti è viscerale. Spegne la luce del cervello e domanda, anzi pretende di essere vissuta come se avessi tuta e casco e il tuo avversario tenesse il cronometro in mano. E proprio qui, in questi 600 miseri metri, la Stelvio Veloce resta piantata a terra come se fosse su un binario. Con l’automatico che gestisce i rapporti meglio di come avrei potuto fare io, in un misto di pesca tra potenza e coppia che lasciano che la trazione integrale si aggrappi al ruvido asfalto quanto basta per farmi schizzare in avanti con un accenno di sovrasterzo. Avete letto bene, trovatemi un SUV che si guida come questo e non si chiama Ferrari Purosangue e vi pago una cena al mese per tutta la vita.
Quel volante, ampio quanto basta, con il pulsante di accensione di una supercar esotica e una seduta impeccabile. No, forse non si è capito: impeccabile! Che siano 520 cavalli o 280, la Stelvio si muove con una sicurezza invidiabile e poi, parliamoci chiaro, la Veloce ha una potenza che può soddisfare il 99,9% degli acquirenti, anche perché per sfruttarla a dovere rischierete l’osso del collo e la patente. Con questo non intendo dire che sia un’alternativa alla Quadrifoglio: del resto i feedback del V6 sono un mondo a sé, idem quella bolgia emotiva che si scatena quando hai abbastanza spazio e fegato per iniziare a fare sul serio. La Stelvio Veloce da 280cv è però la dimostrazione che possano esistere ottime vetture, pur senza ipotecare la casa per pagare benzina e bollo. Sa divertire non soltanto perché va forte, ma perché si guida da Dio. Ha la medesima connessione con l’asfalto e performance da vera sportiva, come i 5,7 secondi per scattare da 0 a 100 km/h.
E poi, dettaglio per nulla scontato proprio perché parliamo di un modello destinato ad un pubblico molto più ampio, un prezzo che parte da circa €63.000 per l’allestimento Sprint e arriva a €72.000 per la Tributo Italiano, passando per lo step intermedio della nostra Veloce, ovvero €69.000. Arrivato in cima al Braus sento che non è ancora arrivato il momento di proseguire oltre. Faccio manovra e torno indietro apprezzando come il peso non certo da Lotus non crei assolutamente alcun tipo di handicap alla guidabilità della Stelvio, neppure nella intensa discesa che mi riporta a l’Escarene. Dietrofront – ancora una volta – e mentre con la coda dell’occhio noto che il consumo di benzina è perfettamente accettabile, soprattutto considerato l’andatura e le salite affrontate – 8 l/100 km, in questo specifico caso – torno a quei tornanti per un altro faccia a faccia.
Non mi ero sbagliato e questa seconda volta provo a dare ancora più gas, sentendomi più su una compatta berlina sportiva, che su una famigliare 5 posti con ampio spazio dietro e una tecnologia di bordo ancora migliorata rispetto al modello pre-restyling. La parola d’ordine resta ergonomia, sia per l’abitacolo, sia per le linee morbide che caratterizzano l’estetica della Stelvio. In allestimento Veloce abbiamo poi un look ancora più deciso, soprattutto al posteriore con un bell’estrattore e due grandi terminali di scarico rigorosamente veri. Ergonomia anche nel modo di mangiarsi le curve, perché lo fa con scioltezza e con un dialogo strada-ruote-volante-fondoschiena che crea dipendenza. E se un’auto principalmente votata ad un utilizzo quotidiano riesce così bene in tutte queste cose, anche differenti tra loro come andare veloce – anzi Veloce – e farsi guidare volentieri ovunque, è la conferma che quegli appena 600 metri sono stati la sincera risposta che stavo cercando.
ALFA ROMEO STELVIO VELOCE
Motore 4 cilindri Turbo, 1.995 cc Potenza 280 hp @ 5.250 rpm Coppia 400 Nm @ 2.250-4.500 rpm
Trazione Integrale Trasmissione Cambio Automatico a 8 rapporti Peso 1.735 kg
0-100 km/h 5,7 sec Velocità massima 230 km/h Prezzo €68.950